mercoledì 6 marzo 2013

La "vulgata" mediatica secondo cui nel 2005 Ratzinger impedì ai cardinali di parlare con i media smontata da Weigel ed Allen. Ecco le prove

Carissimi amici, gira un po' troppo spesso una vulgata che deve essere smontata immediatamente. L'ultimo attacco si trova qui.
Nel 2005 Weigel ed Allen dimostrarono che non era stato Ratzinger ad imporre il silenzio ai cardinali (il cardinale decano NON HA questo potere). La decisione fu presa dai cardinali a maggioranza nella prima congregazione generale. Non solo: l'allora cardinale Ratzinger era contrario a questo bavaglio ma, alla fine, accetto' la deliberazione della maggioranza.
Vi riporto qui sotto un brano del libro di George Weigel ("Benedetto XVI. La scelta di Dio") uscito nel 2005.
Notiamo che gia' allora il futuro Benedetto XVI incasso' senza fiatare colpe non sue. Da quel dì ha sempre agito cosi' e nessuno ha mai fatto un passo avanti per assumersi un briciolo di responsabilita'. Bravi, cardinali! Avanti cosi'! Questo testo viene riportato per contrastare la vulgata mediatica che deve cessare. Troppo comodo addossare tutte le colpe ad un solo uomo che, per di piu', non ha la possibilita' di difendersi.
Eh, cari signori: il parafulmine non c'e' piu'!
R.

IL BRANO

"Questa prima fase dell'interregno fu sottoposta ad una vera e propria ribalta mediatica: il 7 aprile fu annunciato che nella Congregazione Generale i cardinali avevano deciso un silenzio-stampa dal giorno del funerale di Giovanni Paolo II (l'8 aprile) fino a che non si fossero riuniti in conclave (il 18 aprile).
Diversi commentatori (inclusi padre Andrew Greeley e buona parte della stampa italiana) giunsero alla conclusione che si trattava di una manovra di Ratzinger , quasi fosse un'ulteriore prova di autoritarismo anti-modernista del cosiddetto Panzerkardinal
In realtà non si trattava di nulla del genere: come disse il card. Danneels del Belgio a John Allen del NCR, Ratinger si era dimostrato contrario a questa decisione, perchè secondo lui era un "diritto umano" dei cardinali esprimere le loro opinioni qualora lo desiderassero.
Tuttavia alla fine Ratzinger si piegò al consenso dei cardinali, che derivava da diverse considerazioni: la preoccupazione che, data la portata mondiale dei loro media nazionali, i cardinali europei e americani avrebbero dominato i mass media mondiali (e quindi la discussione pre-conclave riguardo al futuro della Chiesa).
...
Seppure abbia creato qualche difficoltà per i reporter, guardato retrospettivamente questo silenzio.stampa pare essere stato una decisione presa nell'interesse dell'integrità del processo, e non per ostilità nei confronti dei media o per l'autoritarismo della curia.
In ogni caso, ai più attenti non sfuggì che Ratzinger, senza difendersi pubblicamente, aveva appena assorbito senza clamore un'altra accusa ingiusta."

(da George Weigel, "Benedetto XVI. La scelta di Dio", Rubbettino 2005, pp. 166-167. Vedi anche John Allen, "The Rise of Benedict XVI, pp. 71-72).

4 commenti:

Luisa ha detto...

Bene hai fatto, Raffaella, a smentire anche questa nuova menzogna, detto questo mi sembra che le preoccupazioni che avevano dettato quel comportamento e cioè che "data la portata mondiale dei loro media nazionali, i cardinali europei e americani avrebbero dominato i mass media mondiali (e quindi la discussione pre-conclave riguardo al futuro della Chiesa)" sono attuali ancora oggi, vediamo in effetti i cardinali americani prendere in mano la comunicazione a modo loro, con vere e proprie conferenze stampe, contemporaneamente a quella di Padre Lombardi,e malgrado che si siano impegnati al segreto.
Fra il segreto assoluto e la spettacolarizzazione e cedimento al volere dei media ai quali stiamo assistendo, potrebbe e dovrebbe esserci una via di mezzo, senza però dimenticare che è infantile credere alla buona fede e far fiducia alla correttezza di chi riporta i propositi così generosamente offerti da vari, troppi, porporati.

Raffaella ha detto...

E' vero, cara Luisa!
Gli americani stanno parlando un po' troppo e la cosa inizia a darmi fastidio non perche' sia sbagliato il loro approccio (che condivido) ma perche' siamo in una fase particolarmente delicata che necessita di silenzio e non di troppe parole.
Detto questo, mi auguro che in futuro il vaticano impari questa lezione comunicativa.
Ai fedeli interessa sapere che cosa fa o ha fatto il Papa non la forma o il materiale di cui sono fatti i contenitori delle schede elettorali.
Mi auguro che il futuro Papa goda di una corazzata comunicativa di primo livello in grado di appoggiarlo e di difenderlo.
Papa Benedetto non ha potuto contare su nessuno se non sulle sue forze.
R.

Anonimo ha detto...

In questo momento, però, un po' di silenzio stampa non farebbe male, dato appunto il livello delle domande e, soprattutto, che quello che interessa ai media è soltanto che qualche cardinale legga il dossier di Vatileaks e si lasci "sfuggire" nomi e particolari piccanti.
Ieri Sandri aveva indicato ai microfoni di rai3 i suoi criteri per scegliere il nuovo papa: 1) che sia un uomo in pieno vigore, 2) che abbia grande capacità comunicativa (?), 3) non me lo ricordo e solo 4) che sia un uomo "non dico santo, ma che sia in cammino verso la santità". Maria Pia

Lo scriba ha detto...

Dubito sempre molto della retorica dei santi viventi. Soprattutto se chi la sostiene ha dimostrato un talento sovrannaturale nel prendere clamorose cantonate.