lunedì 11 febbraio 2013

Dal Papa lezione di umanesimo


Lezione di umanesimo

Il professor Morcellini: ''Il Papa ha preso le misure rispetto a questa cultura sventata della modernità''. Ha posto un limite agli ''eccessi della secolarizzazione comunicativa''

Il Papa ha gestito la notizia della sua rinuncia al soglio pontificio con un’operazione di “mirabile geometria comunicativa”. Ne è convinto Mario Morcellini, sociologo e direttore del Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale all’Università “La Sapienza” di Roma, intervistato da Francesco Rossi per il Sir a poche ore dall’annuncio.

La notizia delle dimissioni di Benedetto XVI ha immediatamente fatto il giro del mondo. Qual è il ‘cuore mediatico’ dell’evento?

“Vi trovo un doppio livello, pubblico e privato, uno descrivibile in termini politici, l’altro in termini religiosi. In primo luogo, sia per il momento scelto, sia per la capacità di tenere questa decisione celata fino al momento in cui si è voluto renderla nota, sia per la forza del personaggio, si è scatenata una straordinaria attenzione del sistema mediatico internazionale, non solo quello vicino alla Chiesa, mettendo in evidenza rispetto e credito rispetto all’autorità globale di un Papa, e del ‘Papa teologo’ in particolare. Il cuore comunicativo della vicenda è che un uomo, con tale forza e influenza sulla vita di tutti, lascia per una straordinaria, intensa meditazione sulla sua adeguatezza e sulle sue capacità di farcela in tempi così procellosi, di tempesta. A livello pubblico è sorprendente l’univocità dei toni, da qualunque parte provengano: il mondo si è fermato per un atto di meditazione e di rispetto”. 

E il livello “religioso”?

“È la presa d’atto della forza interiore, ‘spirituale’, del Papa. Adottando una scelta di questo genere si è sottoposto a un grandissimo processo di cambiamento e di rigenerazione. Al di sopra del Pontefice non vi è nulla se non la preghiera, e Benedetto XVI ha detto che si ritirerà in un ex monastero in preghiera. Una chiara dichiarazione, questa, che la preghiera è superiore a qualsiasi forza temporale. Mi pare che in ciò vi sia una sconvolgente scoperta della capacità di questo Papa di anteporre le questioni dell’anima rispetto a quelle ‘del secolo’. È davvero un regalo per tutti i contemporanei”.

Dalle “fughe di notizie” nei mesi scorsi, nelle quali sembrava che la Chiesa non dominasse la comunicazione degli eventi, all’annuncio del Papa, questa mattina. Quale immagine emerge?

“Si capisce che la vicenda del maggiordomo, che pure ha lambito la rappresentazione pubblica della Chiesa, è stata un’eccezione. Quella appartiene al passato; ora, invece, c’è stata una mirabile geometria comunicativa, che non avrebbe avuto lo stesso esito se la notizia fosse stata filtrata per vie indirette e improprie. Il Papa ha tenuto la notizia per sé, o può averla condivisa con persone di cui ha assoluta fiducia, ma è lui che l’ha gestita nel grande circo della comunicazione, dando una lezione di civiltà e di umanesimo, dove è l’uomo al centro del creato, non certo succube del sistema mediatico”.

Quando si parla di “Papa comunicatore” ci si riferisce a Giovanni Paolo II. Eppure papa Benedetto ha dimostrato, sul piano comunicativo, di non essere da meno del suo predecessore…

“È una nemesi storica per chi non lo riteneva capace di comunicare. Provando a entrare nell’animo del Papa, penso che lui non gradisse che i media potessero ritrarre il suo progressivo indebolimento. Dal punto di vista della cifra comunicazionale, lui ha vinto con decisione la battaglia fondamentale, quella dell’uscita di scena, laddove anche gli uomini più forti e potenti si devono sottomettere all’indebolimento fisico e talora subiscono ciò che i media vogliono fare di loro in questo frangente. Lui, a mio giudizio, ha preso le misure rispetto a questa cultura sventata della modernità e ha dato una lezione contro gli eccessi della secolarizzazione comunicativa”.

Benedetto XVI, il Papa sbarcato su twitter e attento alle nuove tecnologie, ha usato il latino per dare l’annuncio che ha fatto subito storia…

“Il Papa prende le misure della comunicazione, ma usa la lingua potente dell’universalità della Chiesa cattolica, quasi proprio per contrapporsi agli stereotipi della comunicazione. È un codice di stile straordinario, come pure lo è la scelta di parlare al Concistoro”.

Ora si apre la stagione che porterà all’elezione al soglio pontificio del successore di papa Ratzinger. Cosa succederà nella comunicazione della Santa Sede?

“Innanzitutto c’è un fortissimo disegno di modernizzazione nella cultura del papato. Un Papa nostro contemporaneo capisce che non è possibile gestire il servizio straordinario a cui è chiamato se le forze non lo sorreggono. La scelta di andarsene e ritirarsi per non condizionare il conclave è straordinaria; sono secoli in cui il nuovo Papa viene eletto inevitabilmente con l’ombra del suo predecessore, commemorato nei novendiali (i nove giorni di lutto che seguono la morte del Pontefice, ndr). Dal punto di vista dei rituali della comunicazione sarà una bella sorpresa”.

I media, secondo lei, sono pronti all’evento?

“Per ora sono stati tutti spiazzati: basti pensare che le grandi reti televisive, non potendo utilizzare il coccodrillo, hanno dovuto creare soluzioni ex novo. Il compito che li attende è arduo, il rischio è la banalizzazione”.

© Copyright Sir

Nessun commento: