sabato 28 febbraio 2015

28 febbraio 2013: il grazie e l'addio a Benedetto XVI negli striscioni di Piazza San Pietro (YouTube)




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Una meravigliosa carrellata di striscioni di ringraziamento per Papa Benedetto XVI esposti dai fedeli in Piazza San Pietro negli ultimi giorni di Pontificato di Joseph Ratzinger.
Il 28 febbraio 2013, alle 20, si concludeva un periodo specialissimo iniziato il 19 aprile 2005.
Grazie a Gemma per il bellissimo regalo.
Un abbraccio specialissimo a Papa Benedetto in questa giornata cosi' particolare...
R.

venerdì 27 febbraio 2015

domenica 22 febbraio 2015

Benedetto XVI: La cattedra del Vescovo di Roma rappresenta, pertanto, non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di guida dell'intero Popolo di Dio (YouTube)




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Buona domenica carissimi Amici!
Oggi è la Prima Domenica di Quaresima ma si celebra anche la Festa della Cattedra di San Pietro. Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una bella spiegazione di Papa Benedetto.


Il 22 febbraio 2006, in occasione dell'udienza generale, tenuta in due momenti diversi (nella Basilica Vaticana e nell'Aula Nervi) per l'enorme afflusso di fedeli, Benedetto XVI parlò in modo specifico della Cattedra di San Pietro. Nella stessa udienza il Papa annunciò la creazione dei primi cardinali del suo Pontificato.
Il testo è consultabile qui.



In particolare:


"La Liturgia latina celebra oggi la festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta di una tradizione molto antica, attestata a Roma fin dal secolo IV, con la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all'apostolo Pietro e ai suoi successori. La "cattedra", letteralmente, è il seggio fisso del Vescovo, posto nella chiesa madre di una Diocesi, che per questo viene detta "cattedrale", ed è il simbolo dell'autorità del Vescovo e, in particolare, del suo "magistero", cioè dell'insegnamento evangelico che egli, in quanto successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla Comunità cristiana. Quando il Vescovo prende possesso della Chiesa particolare che gli è stata affidata, egli, portando la mitra e il bastone pastorale, si siede sulla cattedra. Da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza e nella carità".


"La sede di Roma, dopo queste migrazioni di San Pietro, venne così riconosciuta come quella del successore di Pietro, e la "cattedra" del suo Vescovo rappresentò quella dell'Apostolo incaricato da Cristo di pascere tutto il suo gregge. Lo attestano i più antichi Padri della Chiesa, come ad esempio sant'Ireneo, Vescovo di Lione, ma che veniva dall'Asia Minore, il quale, nel suo trattato Contro le eresie, descrive la Chiesa di Roma come "più grande e più antica, conosciuta da tutti; ... fondata e costituita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo"; e aggiunge: "Con questa Chiesa, per la sua esimia superiorità, deve accordarsi la Chiesa universale, cioè i fedeli che sono ovunque" (III, 3, 2-3). Tertulliano, poco più tardi, da parte sua, afferma: "Questa Chiesa di Roma, quanto è beata! Furono gli Apostoli stessi a versare a lei, col loro sangue, la dottrina tutta quanta" (La prescrizione degli eretici, 36). La cattedra del Vescovo di Roma rappresenta, pertanto, non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di guida dell'intero Popolo di Dio.


Celebrare la "Cattedra" di Pietro, come facciamo oggi, significa, perciò, attribuire ad essa un forte significato spirituale e riconoscervi un segno privilegiato dell'amore di Dio, Pastore buono ed eterno, che vuole radunare l'intera sua Chiesa e guidarla sulla via della salvezza. Tra le tante testimonianze dei Padri, mi piace riportare quella di san Girolamo, tratta da una sua lettera scritta al Vescovo di Roma, particolarmente interessante perché fa esplicito riferimento proprio alla "cattedra" di Pietro, presentandola come sicuro approdo di verità e di pace. Così scrive Girolamo: "Ho deciso di consultare la cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca di un Apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere un nutrimento per la mia anima lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo. Io non seguo altro primato se non quello di Cristo; per questo mi metto in comunione con la tua beatitudine, cioè con la cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa" (Le lettere I, 15, 1-2).


Cari fratelli e sorelle, nell'abside della Basilica di san Pietro, come sapete, si trova il monumento alla Cattedra dell'Apostolo, opera matura del Bernini, realizzata in forma di grande trono bronzeo, sorretto dalle statue di quattro Dottori della Chiesa, due d'occidente, sant'Agostino e sant'Ambrogio, e due d'oriente, san Giovanni Crisostomo e sant'Atanasio. Vi invito a sostare di fronte a tale opera suggestiva, che oggi è possibile ammirare decorata da tante candele, e pregare in modo particolare per il ministero che Iddio mi ha affidato. Alzando lo sguardo alla vetrata di alabastro che si apre proprio sopra la Cattedra, invocate lo Spirito Santo, affinché sostenga sempre con la sua luce e la sua forza il mio quotidiano servizio a tutta la Chiesa. Di questo, come della vostra devota attenzione, vi ringrazio di cuore".

venerdì 20 febbraio 2015

Benedetto XVI: Questo è il vero e centrale programma del tempo della Quaresima: ascoltare la parola di verità, vivere, parlare e fare la verità, rifiutare la menzogna che avvelena l'umanità ed è la porta di tutti i mali (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo un importante intervento di Papa Benedetto sul significato del Mercoledì delle Ceneri e della Quaresima.


In occasione della catechesi dell'udienza generale del 1° marzo 2006, Mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI parlò a lungo del significato della Quaresima. Il testo è consultabile qui.


In particolare:


"Inizia oggi, con la Liturgia del Mercoledì delle Ceneri, l'itinerario quaresimale di quaranta giorni che ci condurrà al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero della nostra salvezza. Questo è un tempo favorevole in cui la Chiesa invita i cristiani a prendere più viva consapevolezza dell'opera redentrice di Cristo e a vivere con più profondità il proprio Battesimo. In effetti, in questo periodo liturgico il Popolo di Dio fin dai primi tempi si nutre con abbondanza della Parola di Dio per rafforzarsi nella fede, ripercorrendo l'intera storia della creazione e della redenzione".


"Si compie oggi, in tutte le comunità parrocchiali, un gesto austero e simbolico: l'imposizione delle ceneri, e questo rito viene accompagnato da due pregnanti formule, che costituiscono un pressante appello a riconoscersi peccatori e a ritornare a Dio. La prima formula dice: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai" (cfr Gn 3,19). Queste parole, tratte dal libro della Genesi, evocano la condizione umana posta sotto il segno della caducità e del limite, e intendono spingerci a riporre ogni speranza soltanto in Dio. La seconda formula si rifà alle parole pronunciate da Gesù all'inizio del suo ministero itinerante: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). È un invito a porre come fondamento del rinnovamento personale e comunitario l'adesione ferma e fiduciosa al Vangelo. La vita del cristiano è vita di fede, fondata sulla Parola di Dio e da essa nutrita. Nelle prove della vita e in ogni tentazione il segreto della vittoria sta nel dare ascolto alla Parola di verità e nel rifiutare con decisione la menzogna e il male. Questo è il vero e centrale programma del tempo della Quaresima: ascoltare la parola di verità, vivere, parlare e fare la verità, rifiutare la menzogna che avvelena l'umanità ed è la porta di tutti i mali. Urge pertanto riascoltare, in questi quaranta giorni, il Vangelo, la parola del Signore, parola di verità, perché in ogni cristiano, in ognuno di noi, si rafforzi la coscienza della verità a lui donata, a noi donata, perché la viva e se ne faccia testimone. La Quaresima a questo ci stimola, a lasciar penetrare la nostra vita dalla Parola di Dio e a conoscere così la verità fondamentale: chi siamo, da dove veniamo, dove dobbiamo andare, qual è la strada da prendere nella vita. E così il periodo della Quaresima ci offre un percorso ascetico e liturgico che, mentre ci aiuta ad aprire gli occhi sulla nostra debolezza, ci fa aprire il cuore all'amore misericordioso di Cristo".


"Il cammino quaresimale, avvicinandoci a Dio, ci permette di guardare con occhi nuovi ai fratelli ed alle loro necessità. Chi comincia a vedere Dio, a guardare il volto di Cristo, vede con altri occhi anche il fratello, scopre il fratello, il suo bene, il suo male, le sue necessità. Per questo la Quaresima, come ascolto della verità, è momento favorevole per convertirsi all'amore, perché la verità profonda, la verità di Dio è nello stesso tempo amore".

giovedì 19 febbraio 2015

Benedetto XVI: Il tempo di Quaresima non va affrontato con spirito "vecchio", quasi fosse un'incombenza pesante e fastidiosa, ma con lo spirito nuovo di chi ha trovato in Gesù e nel suo mistero pasquale il senso della vita (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo un bellissimo intervento di Benedetto XVI.
Il 26 febbraio 2006, in occasione del tradizionale Angelus da Piazza San Pietro, Benedetto XVI tenne una riflessione su digiuno e Quaresima il cui testo è consultabile qui.
Seguono due accorati appelli per l'Iraq e la Nigeria.


In particolare:


"Il Vangelo di Marco, che costituisce il filo conduttore delle celebrazioni domenicali di questo anno liturgico, offre un itinerario catecumenale, che guida il discepolo a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio. Per una felice coincidenza, il brano odierno tocca il tema del digiuno: come sapete, mercoledì prossimo inizierà il tempo quaresimale con il Rito delle Ceneri e il digiuno penitenziale".


"Come dicevo, l'episodio evangelico anticipa il significato della Quaresima. Questa, infatti, nel suo insieme costituisce un grande memoriale della passione del Signore, in preparazione alla Pasqua di Risurrezione. Durante questo periodo ci si astiene dal cantare l'alleluia e si è invitati a praticare forme opportune di rinuncia penitenziale. Il tempo di Quaresima non va affrontato con spirito "vecchio", quasi fosse un'incombenza pesante e fastidiosa, ma con lo spirito nuovo di chi ha trovato in Gesù e nel suo mistero pasquale il senso della vita, e avverte che tutto ormai deve riferirsi a Lui".


Dopo l'Angelus:


Si susseguono in questi giorni le notizie di tragiche violenze in Iraq, con attentati anche alle stesse moschee. Sono azioni che seminano lutti, alimentano l'odio ed ostacolano gravemente la già difficile opera di ricostruzione del Paese. In Nigeria si sono protratti per diversi giorni degli scontri tra cristiani e musulmani, con molte vittime e distruzione di chiese e moschee. Mentre esprimo ferma condanna per la violazione dei luoghi di culto, affido al Signore tutti i defunti e coloro che li piangono. Invito poi tutti a più intensa preghiera e penitenza, nel sacro tempo di Quaresima, affinché il Signore allontani da quelle care Nazioni, e da tanti altri luoghi della terra, la minaccia di simili conflitti! I frutti della fede in Dio non sono devastanti antagonismi, ma spirito di fraternità e di collaborazione per il bene comune. Dio, Creatore e Padre di tutti, chiederà conto ancor più severamente a chi sparge in suo nome il sangue del fratello. Che tutti, per intercessione della Vergine Santa, si ritrovino in Lui, che è la vera pace!".

mercoledì 18 febbraio 2015

Mercoledì delle Ceneri: le parole e le immagini più commoventi dell'ultima Messa di Benedetto XVI (YouTube)




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Il 13 febbraio 2013, nella Basilica di San Pietro, si tenne la Celebrazione della Santa Messa con l'imposizione delle Ceneri. Fu quella l'ultima Messa pubblica di Papa Benedetto XVI prima della rinuncia al Pontificato (28 febbraio 2013).
Rivediamo alcune delle immagini più commoventi e riascoltiamo le parole del Papa.


Grazie di cuore a Gemma :-)
R.

sabato 14 febbraio 2015

Benedetto XVI al Santuario di Altötting: Maria guida la Chiesa nascente nella preghiera; è quasi la Chiesa orante in persona (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma proseguiamo nel nostro "viaggio in Baviera".
L'11 settembre 2006 Benedetto XVI si recò nel Santuario mariano di Altötting, a lui particolarmente caro. Tenne una bellissima omelia il cui testo è consultabile qui.


In particolare:


"Maria guida la Chiesa nascente nella preghiera; è quasi la Chiesa orante in persona. E così, insieme con la grande comunità dei santi e come loro centro, sta ancora oggi davanti a Dio ed intercede per noi, chiedendo al suo Figlio di mandare nuovamente il suo Spirito nella Chiesa e nel mondo e di rinnovare la faccia della terra.
Noi abbiamo risposto a questa lettura cantando insieme con Maria la grande lode intonata da lei, quando Elisabetta la chiamò beata a motivo della sua fede. È questa una preghiera di ringraziamento, di gioia in Dio, di benedizione per le sue grandi opere. Il tenore di questo canto emerge subito nella prima parola: "L'anima mia magnifica – cioè rende grande – il Signore". Rendere Dio grande vuol dire dargli spazio nel mondo, nella propria vita, lasciarlo entrare nel nostro tempo e nel nostro agire: è questa l'essenza più profonda della vera preghiera. Dove Dio diventa grande, l'uomo non diventa piccolo: lì diventa grande anche l'uomo e luminoso il mondo".


"Maria non rivolge una vera richiesta a Gesù. Gli dice soltanto: "Non hanno più vino" (Gv 2,3). Le nozze in Terra Santa si festeggiavano per una settimana intera; era coinvolto tutto il paese, e si consumavano quindi grandi quantità di vino. Ora gli sposi si trovano in difficoltà, e Maria semplicemente lo dice a Gesù. Non chiede una cosa precisa, e ancor meno che Gesù eserciti il suo potere, compia un miracolo, produca del vino. Semplicemente affida la cosa a Gesù e lascia a Lui la decisione su come reagire. Vediamo così nelle semplici parole della Madre di Gesù due cose: da una parte, la sua sollecitudine affettuosa per gli uomini, l'attenzione materna con cui avverte l'altrui situazione difficile; vediamo la sua bontà cordiale e la sua disponibilità ad aiutare. È questa la Madre, verso la quale la gente da generazioni si mette in pellegrinaggio qui ad Altötting. A lei affidiamo le nostre preoccupazioni, le necessità e le situazioni penose. La bontà pronta ad aiutare della Madre, alla quale ci affidiamo, è qui nella Sacra Scrittura, che la vediamo per la prima volta. Ma a questo primo aspetto molto familiare a tutti noi se ne unisce ancora un altro, che facilmente ci sfugge: Maria rimette tutto al giudizio del Signore. A Nazaret ha consegnato la sua volontà immergendola in quella di Dio: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38). Questo è il suo permanente atteggiamento di fondo. E così ci insegna a pregare: non voler affermare di fronte a Dio la nostra volontà e i nostri desideri, per quanto importanti, per quanto ragionevoli possano apparirci, ma portarli davanti a Lui e lasciare a Lui di decidere ciò che intende fare. Da Maria impariamo la bontà pronta ad aiutare, ma anche l'umiltà e la generosità di accettare la volontà di Dio, dandogli fiducia nella convinzione che la sua risposta, qualunque essa sia, sarà il nostro, il mio vero bene".


" L’adorazione del Signore nell'Eucaristia ha trovato a Altötting nella vecchia camera del tesoro un luogo nuovo. Maria e Gesù vanno insieme. Mediante lei vogliamo restare in dialogo col Signore, imparando così a riceverlo meglio. Santa Madre di Dio, prega per noi, come a Cana hai pregato per gli sposi! Guidaci verso Gesù – sempre di nuovo! "

mercoledì 11 febbraio 2015

Benedetto XVI giunge al Santuario di Altötting e omaggia la Santa Vergine (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo l'emozionante arrivo di Benedetto XVI al Santuario di Altötting, in Baviera, l'11 settembre 2006, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Baviera. In questo video ripercorriamo l'arrivo del Santo Padre, l'omaggio alla Vergine e l'inizio della celebrazione eucaristica.
Rivedere questi momenti è particolarmente significativo nella giornata di oggi in cui ricordiamo il secondo anniversario dell'annuncio della rinuncia al Pontificato e del Messaggio compilato per la Giornata Mondiale del Malato del 2013 che si celebrò proprio in questo santuario mariano tanto caro al cuore di Joseph Ratzinger.

martedì 10 febbraio 2015

L'ultimo Angelus prima dell'annuncio della rinuncia. Benedetto XVI: L’uomo non è autore della propria vocazione, ma dà risposta alla proposta divina; e la debolezza umana non deve far paura se Dio chiama (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma ritorniamo esattamente a due anni fa riascoltando la riflessione di Benedetto XVI all'Angelus del 10 febbraio 2013 alla vigilia dell'annuncio della rinuncia al Pontificato.


Significative le parole sulla vocazione e il richiamo alla Giornata Mondiale del Malato celebrata nel 2013 nel Santuario mariano di Altötting, in Baviera particolarmente caro al Santo Padre.


In particolare:


"L’immagine della pesca rimanda alla missione della Chiesa. Commenta al riguardo sant’Agostino: «Due volte i discepoli si misero a pescare dietro comando del Signore: una volta prima della passione e un’altra dopo la risurrezione. Nelle due pesche è raffigurata l’intera Chiesa: la Chiesa come è adesso e come sarà dopo la risurrezione dei morti. Adesso accoglie una moltitudine impossibile a enumerarsi, comprendente i buoni e i cattivi; dopo la risurrezione comprenderà solo i buoni» (Discorso 248,1). L’esperienza di Pietro, certamente singolare, è anche rappresentativa della chiamata di ogni apostolo del Vangelo, che non deve mai scoraggiarsi nell’annunciare Cristo a tutti gli uomini, fino ai confini del mondo. Tuttavia, il testo odierno fa riflettere sulla vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata. Essa è opera di Dio. L’uomo non è autore della propria vocazione, ma dà risposta alla proposta divina; e la debolezza umana non deve far paura se Dio chiama. Bisogna avere fiducia nella sua forza che agisce proprio nella nostra povertà; bisogna confidare sempre più nella potenza della sua misericordia, che trasforma e rinnova.


Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio ravvivi anche in noi e nelle nostre comunità cristiane il coraggio, la fiducia e lo slancio nell’annunciare e testimoniare il Vangelo. Gli insuccessi e le difficoltà non inducano allo scoraggiamento: a noi spetta gettare le reti con fede, il Signore fa il resto. Confidiamo anche nell’intercessione della Vergine Maria, Regina degli Apostoli. Alla chiamata del Signore, Ella, ben consapevole della sua piccolezza, rispose con totale affidamento: «Eccomi». Col suo materno aiuto, rinnoviamo la nostra disponibilità a seguire Gesù, Maestro e Signore.


Dopo l'Angelus


"Domani, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorrerà la Giornata Mondiale del Malato. La celebrazione solenne avrà luogo nel Santuario mariano di Altötting, in Baviera. Con la preghiera e con l’affetto sono vicino a tutti i malati e mi unisco spiritualmente a quanti si raduneranno in quel Santuario, a me particolarmente caro"."

mercoledì 4 febbraio 2015

Benedetto XVI: L'orso di san Corbiniano, a Roma, fu lasciato libero. Nel mio caso, il "Padrone" ha deciso diversamente (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma ci immergiamo nuovamente nello splendido Viaggio Apostolico di Papa Benedetto in Baviera.
Benedetto XVI raggiunge la Marienplatz di Monaco e rende omaggio alla Mariensäule (Colonna della Madonna). 9 settembre 2006.
Il testo integrale del discorso è consultabile qui.

Commovente il ricordo della nomina ad arcivescovo di Monaco ed il richiamo all'orso di San Corbiniano.


In particolare:


"È per me motivo di particolare emozione trovarmi di nuovo in questa bellissima piazza ai piedi della Mariensäule – un luogo, come è stato detto, che già altre due volte è stato testimone di svolte decisive nella mia vita. Qui, come si è detto, trent’anni fa, i fedeli mi accolsero con grande cordialità, ed io affidai alla Madonna il cammino che avrei dovuto percorrere, poiché il passaggio dalla cattedra universitaria al servizio di Arcivescovo di Monaco e Frisinga era un salto enorme, e soltanto con una tale protezione e con l’amore percettibile degli abitanti di Monaco e della Baviera potevo osare di assumere quel ministero succedendo al Cardinale Döpfner. Poi, di nuovo, nel 1982: Qui mi sono congedato; e allora c’era presente l’Arcivescovo della Congregazione per la Dottrina della Fede, Hamer, successivamente Cardinale, ed egli disse: “Gli abitanti di Monaco sono come i napoletani, vogliono toccare l’Arcivescovo e gli vogliono bene”. Si è proprio meravigliato di vedere qui a Monaco tanta cordialità, di poter conoscere il cuore bavarese in questo luogo, in cui io, ancora una volta, mi sono affidato alla Madonna".


"Forse mi permettete di tornare in questa occasione su un pensiero che, nelle mie brevi memorie, ho sviluppato nel contesto della mia nomina ad Arcivescovo di Monaco e Frisinga. Dovevo divenire successore di san Corbiniano e lo sono diventato. Della sua leggenda mi ha affascinato fin dalla mia infanzia la storia, secondo la quale un orso avrebbe sbranato l’animale da sella del santo, durante il suo viaggio sulle Alpi. Corbiniano lo rimproverò duramente e, come punizione, gli mise sul dorso tutto il suo bagaglio affinché lo portasse fino a Roma. Così l'orso, caricato col fardello del santo, dovette camminare fino a Roma, e solo lì da Corbiniano fu lasciato libero di andarsene.
Quando, nel 1977, mi trovai davanti alla difficile scelta di accettare o no la nomina ad Arcivescovo di Monaco e Frisinga che mi avrebbe strappato alla mia consueta attività universitaria portandomi verso nuovi compiti e nuove responsabilità, riflettei molto. E proprio allora mi ricordai di questo orso e dell’interpretazione dei versetti 22 e 23 del Salmo 72 [73] che sant'Agostino, in una situazione molto simile alla mia nel contesto della sua ordinazione sacerdotale ed episcopale ha sviluppato e, in seguito, espresso nei suoi sermoni sui Salmi. In questo Salmo, il salmista si chiede perché spesso ai malvagi di questo mondo le cose vanno tanto bene e perché, invece, a molte persone buone le cose vanno così male. E allora il Salmista dice: ero stolto per come la pensavo; davanti a te stavo come una bestia, ma poi sono entrato nel santuario e ho compreso che proprio nelle mie difficoltà ero molto vicino a te e che tu eri sempre con me. Agostino, con amore, ha ripreso spesso questo Salmo e, vedendo nell’espressione “davanti a te stavo come una bestia” (iumentum in latino) un riferimento all'animale da tiro che allora veniva usato in Nordafrica per lavorare la terra, ha riconosciuto in questo “iumentum” se stesso come bestia da tiro di Dio, vi si è visto come uno che sta sotto il peso del suo incarico, la "sarcina episcopalis". Aveva scelto la vita dell'uomo di studio e, come dice in seguito, Dio lo aveva chiamato a fare "l'animale da tiro", il bravo bue che tira l'aratro nel campo di Dio, che fa il lavoro pesante, che gli viene assegnato. Ma poi riconosce: come l’animale da tiro è molto vicino al contadino, sotto la cui guida lavora, così io sono vicinissimo a Dio, perché così lo servo direttamente per l’edificazione del suo Regno, per la costruzione della Chiesa.
Sullo sfondo di questo pensiero del Vescovo di Ippona, l'orso di san Corbiniano mi incoraggia sempre di nuovo a compiere il mio servizio con gioia e fiducia – trent'anni fa come anche adesso nel mio nuovo incarico – dicendo giorno per giorno il mio "sì" a Dio: Sono divenuto per te come una bestia da soma, ma proprio così "io sono con te sempre" (Sal 72[73], 23). L'orso di san Corbiniano, a Roma, fu lasciato libero. Nel mio caso, il "Padrone" ha deciso diversamente. Mi trovo, dunque, di nuovo ai piedi della Mariensäule per implorare l'intercessione e la benedizione della Madre di Dio, non solo per la città di Monaco e per l’amata Baviera, ma per la Chiesa universale e per tutti gli uomini di buona volontà".