giovedì 29 gennaio 2015

Benedetto XVI in Baviera: Torno nella mia Patria, tra la mia gente, col programma di visitare alcuni luoghi che hanno avuto un'importanza fondamentale nella mia vita (You Tube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma riviviamo l'arrivo di Benedetto XVI in Baviera (9 settembre 2006).
Grande l'emozione del Papa nel tornare nella sua Patria. Il testo del discorso è consultabile qui.


In particolare:


"Con viva emozione metto oggi, per la prima volta dopo la mia elevazione alla Cattedra di Pietro, il piede su Terra tedesca-bavarese. Torno nella mia Patria, tra la mia gente, col programma di visitare alcuni luoghi che hanno avuto un'importanza fondamentale nella mia vita. La ringrazio, Signor Presidente della Repubblica, per le espressioni di cordiale benvenuto che mi ha rivolto. In queste parole ho percepito l'eco fedele dei sentimenti dell'intero nostro popolo. Ringrazio la Signora Cancelliere, Dr. Angela Merkel, e il Signor Ministro Presidente, Dr. Edmund Stoiber, per la gentilezza con cui hanno voluto onorare il mio arrivo in terra tedesca e bavarese".


"
In questo momento emergono nel mio animo molti ricordi degli anni passati a Monaco e Ratisbona: sono ricordi di persone e di vicende che hanno lasciato in me una traccia profonda. Consapevole di quanto ho ricevuto, sono qui innanzitutto per esprimere il vivo senso di riconoscenza che provo verso tutti coloro che hanno contribuito a formare la mia personalità nei decenni della mia vita. Ma sono qui anche come Successore dell'apostolo Pietro, per riaffermare e confermare i profondi legami che esistono tra la Sede di Roma e la Chiesa nella nostra Patria.
Sono legami che hanno una storia secolare, alimentata dalla ferma adesione ai valori della fede cristiana, una adesione della quale possono vantarsi in modo particolare proprio le regioni bavaresi. Ne danno testimonianza monumenti famosi, maestose cattedrali, statue e dipinti di grande valore artistico, opere letterarie, iniziative culturali e soprattutto tante vicende di singoli e di comunità nelle quali si rispecchiano le convinzioni cristiane delle generazioni che si sono succedute su questa Terra a me tanto cara. I rapporti della Baviera con la Santa Sede, pur con qualche momento di tensione, sono sempre stati improntati a rispettosa cordialità. Nelle ore decisive della sua storia, poi, il popolo bavarese ha sempre confermato la sua profonda devozione alla Cattedra di Pietro ed il fermo attaccamento alla fede cattolica. La Mariensäule, che s'innalza nella piazza centrale della nostra capitale Monaco, ne è eloquente testimonianza.
Il contesto sociale odierno è sotto molti aspetti diverso da quello del passato. Penso tuttavia che siamo tutti uniti nella speranza che le nuove generazioni restino fedeli al patrimonio spirituale che, attraverso tutte le crisi della storia, ha resistito. La mia visita alla Terra che mi ha dato i natali vuol essere anche un incoraggiamento in questo senso: la Baviera è una parte della Germania, appartenendo alla storia della Germania nei suoi alti e bassi, e può con buona ragione essere fiera delle tradizioni ereditate dal passato. Il mio augurio è che tutti i miei compatrioti nella Baviera e nell'intera Germania si facciano parte attiva nella trasmissione ai cittadini di domani dei valori fondamentali della fede cristiana, che ci sostiene tutti e che non divide, ma apre e avvicina le persone appartenenti a popoli, culture e religioni diverse".

"Voglia il Signore benedire gli sforzi di tutti in vista dell'edificazione di un futuro di autentico benessere e basato su quella giustizia che crea la pace. Affido questi voti alla Vergine Maria, venerata in questa nostra Terra col titolo di Patrona Bavariae. Lo faccio con le parole classiche di Jakob Balde, iscritte qui ai piedi della Mariensäule: Rem regem regimen regionem religionem conserva Bavaris, Virgo Patrona, tuis! - Conserva ai tuoi Bavaresi, o Vergine Patrona, i beni, o come si dice in dialetto “la roba”, l'autorità politica, il Paese, la religione!
A tutti i presenti un cordiale "Grüß Gott!"".

Chi crede non è mai solo. Il Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Baviera


Carissimi Amici, grazie al grande lavoro della nostra Gemma ripercorreremo insieme le tappe dell'importante e storico Viaggio Apostolico di Papa Benedetto XVI in Baviera (9-14 settembre 2006). Tre le tappe della Visita: München, Altötting e Regensburg.
A questo link la trascrizione degli interventi del Santo Padre.
Riscopriremo delle vere e proprie "chicche" sempre più attuali nella complessa situazione internazionale che viviamo in questi mesi.
Grazie ancora a Gemma per il grande impegno :-)
Raffaella

domenica 25 gennaio 2015

Benedetto XVI: Deus caritas est (1 Gv 4,8.16), Dio è amore. Su questa solida roccia poggia tutta intera la fede della Chiesa. In particolare, si basa su di essa la paziente ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo (YouTube)




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Buona domenica a tutti!!! Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una delle perle del Magistero di Papa Benedetto.
Il 25 gennaio 2006, in occasione della Celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, Benedetto XVI tenne un'omelia molto importante in cui parlò dell'Unità fra i credenti in Cristo. Accennò anche alla sua prima enciclica, la Deus caritas est. Il testo integrale si trova qui.


In particolare:

"In questo giorno, nel quale si celebra la conversione dell’apostolo Paolo, concludiamo, riuniti in fraterna assemblea liturgica, l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. E’ significativo che la memoria della conversione dell’Apostolo delle genti coincida con la giornata finale di questa importante Settimana, in cui con particolare intensità domandiamo a Dio il dono prezioso dell’unità tra tutti i cristiani, facendo nostra l’invocazione che Gesù stesso elevò al Padre per i suoi discepoli: "perché tutti siano una sola cosa".

"Deus caritas est (1 Gv 4,8.16), Dio è amore. Su questa solida roccia poggia tutta intera la fede della Chiesa. In particolare, si basa su di essa la paziente ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo: fissando lo sguardo su questa verità, culmine della divina rivelazione, le divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non ci scoraggiano. Il Signore Gesù, che con il sangue della sua Passione ha abbattuto "il muro di separazione" dell’"inimicizia" (Ef 2,14), non mancherà di concedere a quanti lo invocano con fede la forza per rimarginare ogni lacerazione. Ma occorre sempre ripartire da qui: Deus caritas est. Al tema dell’amore ho voluto dedicare la mia prima Enciclica, che proprio oggi è stata pubblicata e questa felice coincidenza con la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a considerare questo nostro incontro, ma, ben più in là, tutto il cammino ecumenico nella luce dell’amore di Dio, dell’Amore che è Dio. Se già sotto il profilo umano l’amore si manifesta come una forza invincibile, che cosa dobbiamo dire noi, che "abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi" (1 Gv 4,16)? L’amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall’esterno, ma che dall’interno dà forma, per così dire, all’insieme. E’ il mistero della comunione, che come unisce l’uomo e la donna in quella comunità d’amore e di vita che è il matrimonio, così forma la Chiesa quale comunità d’amore, componendo in unità una multiforme ricchezza di doni, di tradizioni. Al servizio di tale unità d’amore è posta la Chiesa di Roma che, secondo l’espressione di sant’Ignazio di Antiochia, "presiede alla carità" (Ad Rom 1,1). Davanti a voi, cari fratelli e sorelle, desidero oggi rinnovare l’affidamento a Dio del mio peculiare ministero petrino, invocando su di esso la luce e la forza dello Spirito Santo, affinché favorisca sempre la fraterna comunione tra tutti i cristiani".

"Fra coloro che prendono parte a questa nostra assemblea vorrei specialmente salutare e ringraziare il gruppo dei delegati di Chiese, di Conferenze Episcopali, di Comunità cristiane e di organismi ecumenici che avviano la preparazione della Terza Assemblea Ecumenica Europea, in programma a Sìbiu, in Romania, nel settembre del 2007, sul tema: "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa". Sì, cari fratelli e sorelle, noi cristiani abbiamo il compito di essere, in Europa e tra tutti i popoli, "luce del mondo" (Mt 5,14). Voglia Iddio concederci di raggiungere presto l’auspicata piena comunione. La ricomposizione della nostra unità darà maggiore efficacia all’evangelizzazione. L’unità è la nostra comune missione; è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati. Quanta strada sta dinanzi a noi! Eppure non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna. Noi contiamo sulla sua indefettibile presenza; da Lui umilmente e instancabilmente imploriamo il prezioso dono dell’unità e della pace".

domenica 18 gennaio 2015

Benedetto XVI annuncia la pubblicazione della sua prima enciclica, la Deus caritas est (You Tube)




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Il 18 gennaio 2006, esattamente nove anni fa, al termine della catechesi dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Benedetto XVI annunciò la pubblicazione della sua prima enciclica, la Deus caritas est.
Grazie a Gemma per il bellissimo lavoro :-)
R.


"In questo senso e con tali sentimenti mi recherò sulle orme di Papa Giovanni Paolo II martedì prossimo, 25 gennaio, festa della conversione dell'Apostolo delle Genti, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per pregare con i fratelli ortodossi e protestanti: pregare per ringraziare di quanto il Signore ci ha concesso; pregare perché il Signore ci guidi sulle orme dell'unità.
Nello stesso giorno, il 25 gennaio, inoltre sarà finalmente pubblicata la mia prima Enciclica, il cui titolo è già conosciuto "Deus caritas est", "Dio è amore". Il tema non è immediatamente ecumenico, ma il quadro e il sottofondo sono ecumenici, perché Dio e il nostro amore sono la condizione dell'unità dei cristiani. Sono la condizione della pace nel mondo.
In questa Enciclica vorrei mostrare il concetto di amore nelle sue diverse dimensioni. Oggi, nella terminologia che si conosce, "amore" appare spesso molto lontano da quanto pensa un cristiano se parla di carità. Da parte mia, vorrei mostrare che si tratta di un unico movimento con diverse dimensioni. L'"eros", questo dono dell'amore tra uomo e donna, viene dalla stessa fonte della bontà del Creatore, come pure la possibilità di un amore che rinuncia a sé in favore dell'altro. L'"eros" si trasforma in "agape" nella misura in cui i due si amano realmente e uno non cerca più se stesso, la sua gioia, il suo piacere, ma cerca soprattutto il bene dell'altro. E così questo, che è "eros", si trasforma in carità, in un cammino di purificazione, di approfondimento. Dalla famiglia propria si spalanca verso la più grande famiglia della società, verso la famiglia della Chiesa, verso la famiglia del mondo.
Cerco anche di dimostrare come l'atto personalissimo che ci viene da Dio sia un unico atto di amore. Esso deve anche esprimersi come atto ecclesiale, organizzativo. Se è realmente vero che la Chiesa è espressione dell'amore di Dio, di quell'amore che Dio ha per la sua creatura umana, deve essere anche vero che l'atto fondamentale della fede che crea e unisce la Chiesa e ci dà la speranza della vita eterna e della presenza di Dio nel mondo, genera un atto ecclesiale. In pratica la Chiesa, anche come Chiesa, come comunità, in modo istituzionale, deve amare.
E questa cosiddetta "Caritas" non è una pura organizzazione, come altre organizzazioni filantropiche, ma necessaria espressione dell'atto più profondo dell'amore personale con cui Dio ci ha creati, suscitando nel nostro cuore la spinta verso l'amore, riflesso del Dio Amore che ci rende sua immagine.
Prima che il testo fosse pronto e tradotto è passato del tempo. Adesso mi sembra un dono della Provvidenza, il fatto che proprio nel giorno nel quale pregheremo per l'unità dei cristiani il testo sia pubblicato. Spero che esso possa illuminare e aiutare la nostra vita cristiana".

Benedetto XVI: continuiamo a pregare perché siamo consci che la santa causa del ristabilimento dell’unità dei cristiani supera le nostre povere forze umane e che l’unità in definitiva è dono di Dio (YouTube)




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Il 18 gennaio 2006, esattamente nove anni fa, Benedetto XVI dedicò la catechesi dell'udienza generale alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Proprio in quella occasione il Papa annunciò l'uscita della sua prima enciclica, la Deus Caritas est.
Il testo si trova qui.

Grazie a Gemma :-)


In particolare:


"«Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà» (Mt 18,19). Questa solenne assicurazione di Gesù ai suoi discepoli sostiene anche la nostra preghiera. Ha inizio oggi la ormai tradizionale «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani», appuntamento importante per riflettere sul dramma della divisione della comunità cristiana e domandare assieme a Gesù stesso «che tutti siano una cosa sola affinché il mondo creda» (Gv 17,21). Lo facciamo oggi anche noi qui, in sintonia con una grande moltitudine nel mondo. In effetti, la preghiera «per l’unione di tutti» coinvolge in forme, tempi e modi diversi cattolici, ortodossi e protestanti, accomunati dalla fede in Gesù Cristo, unico Signore e Salvatore".


"Gli elementi che, nonostante la divisione permanente congiungono ancora i cristiani, sostengono la possibilità di elevare una preghiera comune a Dio. Questa comunione in Cristo sorregge tutto il movimento ecumenico e indica lo scopo stesso della ricerca dell’unità di tutti i cristiani nella Chiesa di Dio. Ciò distingue il movimento ecumenico da ogni altra iniziativa di dialogo e di rapporti con altre religioni e ideologie. Anche in questo era stato preciso l’insegnamento del decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II: «A questo movimento per l’unità, chiamato ecumenico, partecipano quelli che invocano la Trinità e professano la fede in Gesù Signore e Salvatore» (ibid., 1). Le preghiere comuni che si svolgono nel mondo intero particolarmente in questo periodo, oppure attorno alla Pentecoste, esprimono inoltre la volontà di comune impegno per il ristabilimento della piena comunione di tutti i cristiani. Queste preghiere comuni «sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la grazia dell’unità» (ibid., 8)".


"Il futuro sta davanti a noi. Il Santo Padre Giovanni Paolo II di felice memoria – che tanto ha fatto e sofferto per la questione ecumenica – ci ha opportunamente insegnato che «riconoscere quanto Dio ha già concesso è la condizione che ci predispone a ricevere quei doni ancora indispensabili per condurre a compimento l’opera ecumenica dell’unità» (Ut unum sint, 41). Pertanto, fratelli e sorelle, continuiamo a pregare perché siamo consci che la santa causa del ristabilimento dell’unità dei cristiani supera le nostre povere forze umane e che l’unità in definitiva è dono di Dio".

venerdì 16 gennaio 2015

Benedetto XVI: la musica e il canto sono più di un abbellimento (magari anche superfluo) del culto; infatti fanno parte dell'attuazione della Liturgia, anzi, sono essi stessi Liturgia (YouTube)




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Il 13 settembre 2006 fu la giornata "privata" del Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Baviera. Proprio quel giorno si recò nella Alte Kapelle di Regensburg per la benedizione del nuovo organo alla presenza del fratello, Mons. Georg Ratzinger, grande musicista.
Il Papa tenne uno straordinario discorso "a braccio" (qui il testo integrale) parlando di canto, di musica, di Liturgia e, più ampiamente, della Chiesa.

Grazie a Gemma :-)


In particolare:


"Nella Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II (Sacrosanctum Concilium) si evidenzia che "il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della Liturgia solenne" (n. 112). Questo significa che la musica e il canto sono più di un abbellimento (magari anche superfluo) del culto; infatti fanno parte dell'attuazione della Liturgia, anzi, sono essi stessi Liturgia. Una solenne musica sacra con coro, organo, orchestra e canto del popolo, quindi, non è un'aggiunta che incornicia e rende piacevole la Liturgia, ma un modo importante di partecipazione attiva all'evento cultuale. L'organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e – come poco fa è stato detto – dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani, dalla gioia alla tristezza, dalla lode fino al lamento. Inoltre, trascendendo come ogni musica di qualità la sfera semplicemente umana, rimanda al divino. La grande varietà dei timbri dell'organo, dal piano fino al fortissimo travolgente, ne fa uno strumento superiore a tutti gli altri. Esso è in grado di dare risonanza a tutti gli ambiti dell'esistenza umana. Le molteplici possibilità dell'organo ci ricordano in qualche modo l'immensità e la magnificenza di Dio".


"In un organo, le numerose canne e i registri devono formare un'unità. Se qua o là qualcosa si blocca, se una canna è stonata, questo in un primo momento è percettibile forse soltanto da un orecchio esercitato. Ma se più canne non sono più ben intonate, allora si hanno delle stonature e la cosa comincia a divenire insopportabile. Anche le canne di quest'organo sono esposte a cambiamenti di temperatura e a fattori di affaticamento. È questa un'immagine della nostra comunità nella Chiesa. Come nell'organo una mano esperta deve sempre di nuovo riportare le disarmonie alla retta consonanza, così dobbiamo anche nella Chiesa, nella varietà dei doni e dei carismi, trovare mediante la comunione nella fede sempre di nuovo l'accordo nella lode di Dio e nell'amore fraterno. Quanto più, attraverso la Liturgia,  ci lasciamo trasformare in Cristo, tanto più saremo capaci di trasformare anche il mondo, irradiando la bontà, la misericordia e l'amore per gli uomini di Cristo.


I grandi compositori con la loro musica volevano in definitiva, ciascuno a modo suo, glorificare Dio. Johann Sebastian Bach, sul titolo di molte delle sue partiture ha scritto le lettere S. D. G.: Soli Deo Gloria – Solamente alla gloria di Dio. Anche Anton Bruckner metteva all'inizio le parole: "Dedicato al buon Dio". Che tutti i frequentatori di questa magnifica Basilica, mediante la grandiosità dell'edificio e attraverso la liturgia arricchita dall'armonia del nuovo organo e dal canto solenne, siano guidati alla gioia della fede! È il mio augurio nel giorno dell’inaugurazione di questo nuovo organo".

giovedì 15 gennaio 2015

BUON COMPLEANNO A MONS. GEORG RATZINGER. L'OMAGGIO VIDEO DEL BLOG

Buongiorno Amici, oggi è un giorno molto importante: Mons. Georg Ratzinger, il fratello maggiore di Benedetto XVI, festeggia il suo compleanno.
Da parte mia e di tutto il blog i migliori auguri di una vita serena e appagata dalla musica e dall'affetto delle persone che gli vogliono bene.
Ecco un bellissimo omaggio preparato dalla nostra Gemma per questa bellissima occasione :-)
R.






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domenica 11 gennaio 2015

Benedetto XVI: il volto di Dio, il contenuto di questa cultura della vita, il contenuto del nostro grande «sì», si esprime nei dieci Comandamenti, che non sono un pacco di proibizioni, di «no», ma presentano in realtà una grande visione di vita (YouTube)




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La straordinaria omelia tenuta da Benedetto XVI "a braccio" l'8 gennaio 2006 in occasione del Battesimo di alcuni bimbi.
Il testo completo è consultabile qui.


In particolare:

"Che cosa succede nel Battesimo? Che cosa ci si aspetta dal Battesimo? Voi avete dato una risposta sulla soglia di questa Cappella: aspettiamo per i nostri bambini la vita eterna. Questo è lo scopo del Battesimo. Ma, come può essere realizzato? Come il Battesimo può dare la vita eterna? Che cosa è la vita eterna?

Si potrebbe dire con parole più semplici: aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto. Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenere da Lui questo dono".

"Sì, il Battesimo inserisce nella comunione con Cristo e così dà vita, la vita. Abbiamo così interpretato il primo dialogo che abbiamo avuto qui, sulla soglia della Cappella Sistina. Adesso, dopo la benedizione dell'acqua, seguirà un secondo dialogo di grande importanza. Il contenuto è questo: il Battesimo — come abbiamo visto — è un dono; il dono della vita. Ma un dono deve essere accolto, deve essere vissuto. Un dono di amicizia implica un «sì» all'amico e implica un «no» a quanto non è compatibile con questa amicizia, a quanto è incompatibile con la vita della famiglia di Dio, con la vita vera in Cristo. E così, in questo secondo dialogo, vengono pronunciati tre «no» e tre «sì». Si dice «no» e si rinuncia alle tentazioni, al peccato, al diavolo. Queste cose le conosciamo bene, ma forse proprio perché le abbiamo sentite troppe volte, queste parole non ci dicono tanto. Allora dobbiamo un po' approfondire i contenuti di questi «no». A che cosa diciamo «no»?. Solo così possiamo capire a che cosa vogliamo dire «sì»".

"Potremmo anche dire che il volto di Dio, il contenuto di questa cultura della vita, il contenuto del nostro grande «sì», si esprime nei dieci Comandamenti, che non sono un pacco di proibizioni, di «no», ma presentano in realtà una grande visione di vita. Sono un «sì» a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti); «sì» alla famiglia (quarto comandamento); «sì» alla vita (quinto comandamento); «sì» all'amore responsabile (sesto comandamento); «sì» alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento); «sì» alla verità (ottavo comandamento), «sì» al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento). Questa è la filosofia della vita, è la cultura della vita, che diviene concreta e praticabile e bella nella comunione con Cristo, il Dio vivente, che cammina con noi nella compagnia dei suoi amici, nella grande famiglia della Chiesa. Il Battesimo è dono di vita. È un «sì» alla sfida di vivere veramente la vita, dicendo il «no» all'attacco della morte che si presenta con la maschera della vita; ed è «sì» al grande dono della vera vita, che si è fatta presente nel volto di Cristo, il quale si dona a noi nel Battesimo e poi nell'Eucaristia".

"Questo ho detto come breve commento alle parole che nel dialogo battesimale interpretano quanto si realizza in questo Sacramento. Oltre alle parole, abbiamo i gesti ed i simboli, ma sarò molto breve nell'indicarli. Il primo gesto lo abbiamo già compiuto: è il segno della croce, che ci viene dato come scudo che deve proteggere questo bambino nella sua vita; è come un «indicatore» per la strada della vita, perché la croce è il riassunto della vita di Gesù. Poi vi sono gli elementi: l'acqua, l'unzione con l'olio, il vestito bianco e la fiamma della candela. L'acqua è simbolo della vita: il Battesimo è vita nuova in Cristo. L'olio è simbolo della forza, della salute, della bellezza, perché realmente è bello vivere in comunione con Cristo. Poi il vestito bianco, come espressione della cultura della bellezza, della cultura della vita. Ed infine la fiamma della candela, come espressione della verità che risplende nelle oscurità della storia e ci indica chi siamo, da dove veniamo e dove dobbiamo andare".

Benedetto XVI battezza alcuni bambini nella Cappella Sistina: la celebrazione, 8 gennaio 2006 (YouTube)




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La registrazione della Santa Messa celebrata da Benedetto XVI l'8 gennaio 2006 con l'Amministrazione del Battesimo ad alcuni neonati.

martedì 6 gennaio 2015

Benedetto XVI: La Chiesa è santa, ma formata da uomini e donne con i loro limiti e i loro errori (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma possiamo ritornare a leggere ed ascoltare una vera "chicca".
Il 6 gennaio 2006 Benedetto XVI tenne una splendida omelia in occasione della Solennità dell'Epifania del Signore. Il testo è consultabile qui.


In particolare:


"L'Epifania è mistero di luce, simbolicamente indicata dalla stella che guidò il viaggio dei Magi. La vera sorgente luminosa, il "sole che sorge dall'alto" (Lc 1, 78), è però Cristo. Nel mistero del Natale, la luce di Cristo si irradia sulla terra, diffondendosi come a cerchi concentrici. Anzitutto sulla santa Famiglia di Nazaret: la Vergine Maria e Giuseppe sono illuminati dalla divina presenza del Bambino Gesù. La luce del Redentore si manifesta poi ai pastori di Betlemme, i quali, avvertiti dall'angelo, accorrono subito alla grotta e vi trovano il "segno" loro preannunciato: un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (cfr Lc 2, 12). I pastori, insieme con Maria e Giuseppe, rappresentano quel "resto d'Israele", i poveri, gli anawim, ai quali è annunciata la Buona Novella. Il fulgore di Cristo raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani. Restano in ombra i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia, ma timore e reazioni ostili. Misterioso disegno divino: "la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie"".


"Nella liturgia del Tempo di Natale ricorre spesso, come ritornello, questo versetto del Salmo 97: "Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia" (v. 2). Sono parole che la Chiesa utilizza per sottolineare la dimensione "epifanica" dell'Incarnazione: il farsi uomo del Figlio di Dio, il suo entrare nella storia è il momento culminante dell'autorivelazione di Dio a Israele e a tutte le genti. Nel Bambino di Betlemme Dio si è rivelato nell'umiltà della "forma umana", nella "condizione di servo", anzi di crocifisso (cfr Fil 2, 6-8). È il paradosso cristiano. Proprio questo nascondimento costituisce la più eloquente "manifestazione" di Dio: l'umiltà, la povertà, la stessa ignominia della Passione ci fanno conoscere come Dio è veramente".


"Nel contesto liturgico dell'Epifania si manifesta anche il mistero della Chiesa e la sua dimensione missionaria. Essa è chiamata a far risplendere nel mondo la luce di Cristo, riflettendola in se stessa come la luna riflette la luce del sole. Nella Chiesa hanno trovato compimento le antiche profezie riferite alla città santa Gerusalemme, come quella stupenda di Isaia che abbiamo ascoltato poc'anzi: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce... Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60, 1-3). Questo dovranno realizzare i discepoli di Cristo: ammaestrati da Lui a vivere nello stile delle Beatitudini, dovranno attrarre, mediante la testimonianza dell'amore, tutti gli uomini a Dio: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5, 16). Ascoltando queste parole di Gesù, noi, membri della Chiesa, non possiamo non avvertire tutta l'insufficienza della nostra condizione umana, segnata dal peccato. La Chiesa è santa, ma formata da uomini e donne con i loro limiti e i loro errori. È Cristo, Lui solo, che donandoci lo Spirito Santo può trasformare la nostra miseria e rinnovarci costantemente. È Lui la luce delle genti, lumen gentium, che ha scelto di illuminare il mondo mediante la sua Chiesa (cfr Conc. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1)".

domenica 4 gennaio 2015

Benedetto XVI: Cristo ripropone in mezzo a noi in modo visibile il "Dio invisibile" (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma ci immergiamo nell'udienza generale di 9 anni fa esatti...
In occasione dell'udienza generale del 4 gennaio 2006 Benedetto XVI tenne una catechesi sul celebre inno cristologico contenuto nella Lettera ai Colossesi. Il testo si trova qui:
I
n particolare:


"In questa prima Udienza generale del nuovo anno ci soffermiamo a meditare il celebre inno cristologico contenuto nella Lettera ai Colossesi, che è quasi il solenne portale d'ingresso di questo ricco scritto paolino ed è anche un portale di ingresso in questo anno. L'Inno proposto alla nostra riflessione è incorniciato da un'ampia formula di ringraziamento (cfr vv. 3.12-14). Essa ci aiuta a creare l'atmosfera spirituale per vivere bene questi primi giorni del 2006, come pure il nostro cammino lungo l'intero arco del nuovo anno".


"Cristo ripropone in mezzo a noi in modo visibile il "Dio invisibile". In Lui vediamo il volto di Dio, attraverso la comune natura che li unisce. Cristo per questa sua altissima dignità precede "tutte le cose" non solo a causa della sua eternità, ma anche e soprattutto con la sua opera creatrice e provvidente: "per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili... e tutte sussistono in lui" (vv. 16-17). Anzi, esse sono state create anche "in vista di lui" (v. 16). E così san Paolo ci indica una verità molto importante: la storia ha una meta, ha una direzione. La storia va verso l'umanità unita in Cristo, va così verso l'uomo perfetto, verso l'umanesimo perfetto. Con altre parole san Paolo ci dice: sì, c'è progresso nella storia. C'è - se vogliamo - una evoluzione della storia. Progresso è tutto ciò che ci avvicina a Cristo e ci avvicina così all'umanità unita, al vero umanesimo. E così, dentro queste indicazioni, si nasconde anche un imperativo per noi: lavorare per il progresso, cosa che vogliamo tutti. Possiamo farlo lavorando per l'avvicinamento degli uomini a Cristo; possiamo farlo conformandoci personalmente a Cristo, andando così nella linea del vero progresso".


"A questo mistero grandioso della redenzione dedichiamo ora uno sguardo contemplativo e lo facciamo con le parole di san Proclo di Costantinopoli, morto nel 446. Egli nella sua Prima omelia sulla Madre di Dio Maria ripropone il mistero della Redenzione come conseguenza dell'Incarnazione.
Dio, infatti, ricorda il Vescovo, si è fatto uomo per salvarci e così strapparci dal potere delle tenebre e ricondurci nel regno del Figlio diletto, come ricorda questo inno della Lettera ai Colossesi. "Chi ci ha redento non è un puro uomo - osserva Proclo -: tutto il genere umano infatti era asservito al peccato; ma neppure era un Dio privo di natura umana: aveva infatti un corpo. Che, se non si fosse rivestito di me, non m'avrebbe salvato. Apparso nel seno della Vergine, Egli si vestì del condannato. Lì avvenne il tremendo commercio, diede lo spirito, prese la carne" (8: Testi mariani del primo millennio, I, Roma 1988, p. 561).
Siamo, quindi, davanti all'opera di Dio, che ha compiuto la Redenzione proprio perché anche uomo. Egli è contemporaneamente il Figlio di Dio, salvatore ma è anche nostro fratello ed è con questa prossimità che Egli effonde in noi il dono divino".

sabato 3 gennaio 2015

Benedetto XVI: La pace! Questa grande aspirazione del cuore d'ogni uomo e d'ogni donna... (YouTube)




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Grazie come sempre a Gemma :-)
Riascoltiamo e rileggiamo l'intensa omelia tenuta da Benedetto XVI il 1° gennaio 2006 in occasione della XXXIX Giornata Mondiale della Pace. Il testo si trova qui:


In particolare:

"Nell'odierna liturgia il nostro sguardo continua ad essere rivolto al grande mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, mentre, con particolare risalto, contempliamo la maternità della Vergine Maria. Nel brano paolino che abbiamo ascoltato (cfr Gal 4, 4), l'apostolo accenna in maniera molto discreta a colei per mezzo della quale il Figlio di Dio entra nel mondo: Maria di Nazareth, la Madre di Dio, la Theotòkos. All'inizio di un nuovo anno, siamo come invitati a metterci alla sua scuola, a scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole effondere su quanti confidano nel suo amore misericordioso.

La salvezza è dono di Dio; nella prima lettura essa ci è stata presentata come benedizione: "Ti benedica il Signore e ti protegga... rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace" (Nm 6, 24.26). Si tratta qui della benedizione che i sacerdoti usavano invocare sul popolo al termine delle grandi feste liturgiche, particolarmente nella festa dell'anno nuovo. Siamo in presenza di un testo assai pregnante, scandito dal nome del Signore che viene ripetuto all'inizio di ogni versetto. Un testo che non si limita ad una semplice enunciazione di principio, ma tende a realizzare ciò che afferma. Come è noto, infatti, nel pensiero semitico, la benedizione del Signore produce, per forza propria, benessere e salvezza, così come la maledizione procura disgrazia e rovina. L'efficacia della benedizione si concretizza poi, più specificamente, da parte di Dio nel proteggerci (v. 24), nell'esserci propizio (v. 25) e nel donarci la pace, cioè, in altri termini, nell'offrirci l'abbondanza della felicità".

"Scegliendo per il Messaggio dell'odierna Giornata Mondiale della Pace il tema: "Nella verità, la pace", ho voluto esprimere la convinzione che "dove e quando l'uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace" (n. 3). Come non vedere di ciò un'efficace ed appropriata realizzazione nel brano evangelico appena proclamato, dove abbiamo contemplato la scena dei pastori in cammino verso Betlemme per adorare il Bambino? (cfr Lc 2, 16). Non sono forse quei pastori che l'evangelista Luca ci descrive nella loro povertà e nella loro semplicità obbedienti al comando dell'angelo e docili alla volontà di Dio, l'immagine più facilmente accessibile a ciascuno di noi, dell'uomo che si lascia illuminare dalla verità, divenendo così capace di costruire un mondo di pace?

La pace! Questa grande aspirazione del cuore d'ogni uomo e d'ogni donna si edifica giorno dopo giorno con l'apporto di tutti, facendo anche tesoro della mirabile eredità consegnataci dal Concilio Vaticano II con la Costituzione pastorale Gaudium et spes, dove si afferma, tra l'altro, che l'umanità non riuscirà a "costruire un mondo veramente più umano per tutti gli uomini e su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla verità della pace" (n. 77)"

"È necessario un "sussulto" di coraggio e di fiducia in Dio e nell'uomo per scegliere di percorrere il cammino della pace. E questo da parte di tutti: singoli individui e popoli, Organizzazioni internazionali e potenze mondiali. In particolare, nel Messaggio per l'odierna ricorrenza, ho voluto richiamare l'Organizzazione delle Nazioni Unite a prendere rinnovata coscienza delle sue responsabilità nella promozione dei valori della giustizia, della solidarietà e della pace, in un mondo sempre più segnato dal vasto fenomeno della globalizzazione. Se la pace è aspirazione di ogni persona di buona volontà, per i discepoli di Cristo essa è mandato permanente che impegna tutti; è missione esigente che li spinge ad annunciare e testimoniare "il Vangelo della Pace", proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace. Possa questa consapevolezza crescere sempre più, sì che ogni comunità cristiana diventi "fermento" di un'umanità rinnovata nell'amore".