venerdì 1 marzo 2013

Tutto nuovo e straordinario. L'ultimo giorno del Pontificato di Papa Benedetto (Nicolais)


L'ULTIMO GIORNO

Tutto nuovo e straordinario

Il commiato con i 144 cardinali nella Sala Clementina. L'atto di sottomissione al futuro Papa. L'amicizia con i confratelli e il ''pensiero semplice'' di Romano Guardini: ''La Chiesa non è un'istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente''. Le ultime parole: ''Sono semplicemente un pellegrino che inizia l'ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra''

Di Michela Nicolais

Minuto per minuto, ecco la cronaca dell’ultimo giorno del Pontificato di Benedetto XVI. Nel corso della giornata è stato possibile seguire, anche attraverso il collegamento streaming sul sito del Sir, reso possibile dal Centro Televisivo Vaticano e dalla Radio Vaticana, tutti i movimenti e gli ultimi atti del Papa, sino al suo arrivo a Castel Gandolfo. Poi il saluto ai fedeli della diocesi di Albano, la chiusura del portone della Villa pontificia e la svestizione delle Guardie Svizzere che lasciano il posto alla Gendarmeria Vaticana.

Ore 20 - Con puntualità tedesca, il portone delle Ville Pontificie si chiude. Le Guardie Svizzere, finora custodi del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, lasciano il compito di vegliare sulla sicurezza di Benedetto XVI alla Gendarmeria Vaticana. Anche questa è una novità assoluta di una conclusione inedita di un Pontificato, sancita dalla cerimonia simbolica della chiusura del portone e dalla svestizione dell’abito tradizionale di quelli che sono stati per secoli, e che continueranno a essere, gli “angeli custodi” del nuovo Papa, e che torneranno a Roma questa sera in abiti, per così dire, borghesi. Il cortile antistante è gremito di gente in attesa, di fotografi e cameramen. Nella parrocchia di Castel Gandolfo, una donna s’inginocchia in preghiera. Nessuno di loro vuole lasciare solo “il suo Papa”, nel momento del congedo finale. Poco prima, era stato il Papa a ringraziarli uno per uno. Famiglie con bambini in braccio, tanti giovani.
“Viva il Papa”, quasi urla la folla alla chiusura del portone. È la fine ufficiale del pontificato di Benedetto XVI, che non governa più “la barca di Pietro”. Da ora inizia il periodo della Sede Vacante, che condurrà al Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice, e il governo della Chiesa passa nelle mani del Collegio dei cardinali. Gli amici del Papa, come li ha chiamati ancora una volta questa mattina, congedandosi da loro uno per uno, dopo avergli rivolto un ultimo discorso.
Rivolgendosi ai cardinali, durante il Concistoro del 18 febbraio dell’anno scorso, il Papa aveva loro ricordato il “delicato compito” che consiste nell’essere “chiamati a considerare e valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa”. E aveva indicato loro il “servizio dell’amore”, amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli “con dedizione assoluta e incondizionata”. Servire la Chiesa “con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri”. “Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che non è invece lo stile mondano del potere e della gloria”. Ieri come oggi, è questo il viatico del Papa per il Collegio cardinalizio, chiamati a designare il nuovo Pontefice in fedeltà totale e nella responsabilità verso gli uomini. Le due logiche, quella del mondo e quella di Dio, “dominio e servizio, egoismo e altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità”, le aveva sintetizzate Benedetto XVI poco più di un anno fa.
Questa mattina, nella Sala Clementina, il Papa aveva già idealmente e concretamente passato le consegne al suo successore. Ora, la sua vita è un’altra, ma lui continuerà a essere “Papa emerito” per sempre. Da pellegrino nella sua ultima parte, terrena, del cammino. “Nascosto al mondo”, con una vita dedicata alla preghiera e allo studio. A vivere in pienezza la sua età. “È bello essere anziani!”, aveva esclamato il 12 novembre scorso visitando la casa per anziani della Comunità di Sant’Egidio. “In ogni età - le sue parole - bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione del Signore e le ricchezze che essa contiene. Non bisogna mai farsi imprigionare dalla tristezza! Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga. Vivere è bello anche alla nostra età, nonostante qualche acciacco e qualche limitazione. Nel nostro volto ci sia sempre la gioia di sentirci amati da Dio, e non la tristezza”. Il cristiano, ci ha insegnato Benedetto XVI, è l’uomo della gioia. Stasera, passando per piazza San Pietro e voltandosi verso le due finestre della terza loggia del Palazzo Apostolico, la tentazione della tristezza era grande. Ma le campane di tutte le chiese di Roma hanno cominciato a suonare proprio alle 20, in contemporanea con la chiusura del portone a Castel Gandolfo. Un altro modo per scoprirci fratelli e sorelle, uniti per sempre ad un “padre” che non dimenticheremo.

Ore 17.35 - Il nome di “Benedetto” scandito senza sosta, le bandierine bianche e gialle, innumerevoli. Gli striscioni, “Grazie Benedetto siamo tutti con te” scritto con una siepe, un “grazie” enorme dalle famiglie del Movimento dei Focolari. Si stima che ci siano 10mila persone nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Le campane suonano a festa. Il Papa si affaccia alla Loggia, salutato da un applauso corale che è un vero boato. E il Papa, quasi a voler smorzare il clamore, si rivolge subito ai fedeli della diocesi di Albano, in un’insolita cornice invernale. “Cari amici - esordisce - sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto”.
“Voi sapete - dice il Papa nel suo discorso di saluto interamente a braccio, meno di cinque minuti in tutto - che questo giorno mio è diverso da quelli precedenti: non sono più Pontefice Sommo della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarà ancora, poi non più”.
“Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra - ha proseguito il Santo Padre - ma vorrei ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e per il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia”. “Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo”. “Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti”, il semplice - ma profondo - congedo del Papa.

Ore 17.20 - Circa quindici minuti di volo, dal Vaticano a Castel Gandolfo. Benedetto XVI è arrivato nella cittadina dei Castelli Romani che sarà la sua residenza da “Papa emerito”, per due mesi. L’elicottero atterra, il Papa viene accolto dal presidente del Governatorato, il card. Giuseppe Bertello, dal segretario generale del Governatorato, mons. Giuseppe Sciacca, da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, dal responsabile delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo, dal sindaco e dal parroco di Castel Gandolfo. Poi il Papa sale in macchina alla volta della sua abituale residenza estiva. Da lì, pronuncerà il suo ultimo discorso pubblico da Papa, nelle ultime ore del suo pontificato.

Ore 17.11 - “Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita”. È il testo dell’ultimo tweet lanciato da Benedetto XVI.

Ore 17.07 - È decollato l’elicottero che porterà il Papa dal Vaticano a Castel Gandolfo, che per due mesi sarà la sua residenza - subito prima, Benedetto XVI si era congedato, proprio all’eliporto, dal cardinale decano, Angelo Sodano. Appena si è chiuso il portellone dell’elicottero, bianco e blu, messo a disposizione dal 31° stormo dell’Aeronautica Militare, le immagini hanno inquadrato il Papa seduto e il segretario personale del Santo Padre, mons. Georg Gaenswein, che si chinava premurosamente verso di lui, forse per mettere a posto la veste bianca scompigliata dal vento. Tra i due, lo scambio di un sorriso. Il Papa è apparso, come sempre in questi giorni, sereno. A bordo con il Papa, oltre al suo segretario particolare, ci sono l’altro segretario del Papa, mons. Xuareb, mons. Leonardo Sapienza, oltre al professor Polisca e al cavalier Mariotti.

Ore 16.55 - Un grande e fragoroso applauso ha salutato il Papa, quando ha fatto il suo ingresso del Cortile di San Damaso, accompagnato dal card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, e dal card. Agostino Vallini, vicario per la diocesi di Roma. Benedetto XVI, che si è mosso accompagnato dal bastone, ha salutato con un gesto benedicente la folla presente, prima di salutare i superiori della segreteria di Stato, a cominciare dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Quando il Papa è salito a bordo dell’auto che lo porterà all’eliporto, le campane hanno cominciato a suonare. Le Guardie Svizzere, con la loro tradizionale divisa gialla e blu, dominavano la scena del Cortile, quando hanno tributato al Papa il picchetto d’onore. Accanto a loro, oltre ai rappresentanti della segreteria di Stato e del personale vaticano, anche numerose religiose e religiosi. Perfino alcuni bambini sono seduti sui sampietrini. Poco più in là, in piazza San Pietro, numerosi fedeli si sono radunati spontaneamente intorno all’obelisco, quasi a prolungare idealmente l’abbraccio al loro Papa che hanno tributato durante l’ultima udienza generale di ieri.

Ore 12.07 - È appena finito il commiato del Papa con suoi cardinali, “Tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza”. Un atto di sottomissione finora inedito, prima dell’avvenuta elezione di un nuovo Pontefice, anche questo uno dei tanti gesti di questa fine di pontificato. Le ultime parole pronunciate dal Papa nella Sala Clementina risuonano ancora, e risuoneranno probabilmente a lungo, nelle orecchie e nel cuore dei cardinali. “Prima di salutarvi personalmente - ha detto il Papa - desidero dirvi che continuerò a esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossini giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa”. L’atto di omaggio, di sottomissione, di riverenza incondizionata e obbedienza - come sottolineerà anche dopo, nel briefing con i giornalisti, padre Federico Lombardi - è originale, non atteso in un discorso anch’esso inatteso, messo a punto solo subito prima di pronunciarlo. Ma è anche espressivo del suo stile, e sembra obbedire a un’urgenza: esprimere pubblicamente la sua dedizione al nuovo Pontefice già da subito, prima del termine dell’ultimo giorno della sua permanenza sul soglio di Pietro, prima di ritirarsi a Castel Gandolfo e diventare “Papa emerito”, quando fra poche ore il portone del Palazzo Apostolico si chiuderà. La discrezione assoluta è stata sempre uno dei tratti distintivi di Joseph Ratzinger, che risulterà sicuramente con ancora maggiore evidenza quando sarà “nascosto al mondo”. Quella di oggi, però, come ha evidenziato il portavoce vaticano, è un’ulteriore conferma – dopo le richieste ai fedeli, nelle due ultime udienze generali, di pregare per lui e per il suo successore - che Benedetto XVI non solo non ha nessuna intenzione d’interferire con la scelta del suo successore, ma che - come ogni membro della Chiesa - riconosce pienamente l’autorità del pastore supremo della Chiesa in colui che si appresta a succedergli.

Ore 11.15 - La Chiesa come un’orchestra, dove le diversità concorrono a una superiore e concorde armonia. Il Papa inizia il suo discorso di saluto usando una metafora, subito dopo aver espresso la sua “gioia” per aver camminato con loro in questi otto anni di pontificato, e averli ringraziati ancora una volta per la loro “vicinanza” e “consiglio”. Otto anni in cui ci sono stati “momenti bellissimi di luce radiosa”, ma anche “momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo”, dice il Papa riportando di nuovo la memoria a quanto detto nell’udienza di ieri, in cui aveva idealmente ripercorso il pontificato tratteggiandolo come costellato di “momenti di gioia e di luce”, ma anche di “momenti non facili”. “Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo e che solo può illuminare il cammino”. Poi l’immagine dell’orchestra, realtà che un Papa musicista, amante della musica e profondo conoscitore del repertorio classico conosce molto bene: “Insieme possiamo ringraziare il Signore, che ci ha fatto crescere nella comunione; insieme possiamo pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, cosicché il Collegio dei cardinali sia come un’orchestra, dove le diversità, espressione della Chiesa universale, concorrano sempre alla superiore e concorde armonia”. Quasi un presagio, gravido di profezia, per il Conclave imminente. Che si riannoda all’immagine di Chiesa contenuta in un libro di Romano Guardini, di cui il Papa conserva una copia con una dedica personale, e che ha lasciato come eredità ai cardinali in forma di “un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore”: “La Chiesa non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente. Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi. Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa: il suo cuore è Cristo”. E ancora: “La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime. Attraverso la Chiesa, il mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e i luoghi”.

Ore 11.05 - “Eminentissimi, surgent omnes!”. I 144 cardinali arrivati finora a Roma, i principi della Chiesa nelle cui mani è affidato il compito di designare il prossimo successore di Pietro, si alzano tutti e si uniscono in un grande applauso. È appena entrato nella Sala Clementina il loro Papa, Benedetto XVI, che ha scelto d’iniziare la parte pubblica dell’ultimo giorno del suo pontificato - nove ore in tutto, dal Vaticano a Castel Gandolfo - incontrando personalmente e salutando uno per uno, occhi negli occhi, mano nella mano, prima di terminare il suo ministero petrino, i suoi “amici”. Così li aveva già chiamati al termine degli esercizi spirituali di questa Quaresima inedita nella storia della Chiesa. Le sue parole dopo il saluto del cardinale decano, Angelo Sodano: “Miei amici, vorrei ringraziare tutti voi non solo per questa settimana, ma per questi otto anni, durante i quali avete portato con me, con grande competenza, affetto, amore e fede, il peso del ministero petrino”. Nell’udienza di ieri, il congedo del Papa dal suo popolo in piazza San Pietro, sono stati proprio i cardinali i primi a essere ringraziati: “La vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi”, le parole di Benedetto XVI. Perfino dalle immagini che trasmettono in diretta il commiato di oggi traspare la commozione e l’affetto dei suoi primi collaboratori nel servizio alla Chiesa universale: “Siamo noi che dobbiamo ringraziare Lei per l’esempio che ci ha dato in questi otto anni di Pontificato”, dice il cardinale Sodano facendosi interprete dei sentimenti di tutti, esprimendo all’“amato e venerato Successore di Pietro” la loro “viva gratitudine” per la testimonianza “di abnegato servizio apostolico, per il bene della Chiesa di Cristo e dell’umanità intera”.

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1 commento:

Luisa ha detto...

Finirò per detestare la parola "nuovo" o l`uso che ne è fatto, sopratutto se è per fare del gesto di Benedetto XVI "qualcosa" di nuovo che rivoluziona il ruolo del Papa.
Benedetto XVI ci ha parlato della gravità e della novità del suo gesto, del suo "sempre " e "per sempre", le conseguenze della sua decisione non possiamo ancora misurarle, ma per certo vediamo chi è già all`opera per farne un precedente che porta un colpo all`essenza del ruolo del Successore di Pietro.
Cerchiamo di non cadere in quel tranello teso da chi ha un`idea ben precisa di che cosa devono diventare la Chiesa e il suo governo.