giovedì 7 marzo 2013

Tensioni fra cardinali nel pre-conclave (Galeazzi)


La Curia zittisce gli americani “Parlate troppo”

Oggi tutti i cardinali saranno a Roma: Conclave vicino

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Oggi i 115 elettori sono tutti a Roma quindi si può fissare l’ingresso nella Cappella Sistina. Nelle congregazioni prende piede l’ipotesi che l’elezione pontificia cominci domenica o lunedì. Stamattina giurano gli ultimi conclavisti e nel pomeriggio si potrebbe votare la data d’inizio conclave. Con l’arrivo del polacco Nycz, del vietnamita Pham Minh Man, del tedesco Lehmann, dell’egiziano Naguib e del cinese Tong Hon è scattata l’ora X. «La scelta può legittimamente essere presa», spiega ai porporati l’arcivescovo giurista Sciacca che assiste Bertone nella sede vacante. Non c’è ancora la data ma già la Curia impone ai porporati il «black out» informativo. Le tensioni andavano avanti da qualche giorno, sotto traccia, finché ieri mattina è esploso lo scontro tra «romani» e «stranieri». 
Il decano Sodano e il camerlengo Bertone (alleati contro gli extra-curiali dopo otto anni di reciproca ostilità) hanno cercato fino all’ultimo di arginare il compatto gruppo dei cardinali Usa. In un’ottica di trasparenza le eminenze statunitensi avevano finora gestito un’informazione parallela sui temi del conclave, organizzando un briefing quotidiano al Collegio Nordamericano che li ospita. 
Per questo, attraverso Re, lunedì sera era stato incaricato il più curiale degli americani, Rigali, di far presente ai confratelli che «non era opportuno». Martedì ci aveva provato il anche il conclavista sodaniano, Lajolo ad ammonirli: «Gli americani parlano di più con la stampa perché hanno il loro stile, sono espansivi». Una «glasnost» che viola secolare discrezione e felpate cautele. Niente da fare e allora, prima che si tenesse l’ennesimo briefing, al tavolo della presidenza (Bertone, Sodano) hanno ceduto all’irritazione crescente e il richiamo è arrivato come uno schiaffo nel pieno dell’Aula del Sinodo. 
«È stata espressa preoccupazione in congregazione sulla fuga di notizie», ha poi spiegato la portavoce dei cardinali Usa, suor Mary Anna Walsh. La conferenza stampa di Dolan prevista per le 14,30 è stata cancellata un’ora prima. «A titolo precauzionale i cardinali hanno concordato di non dare interviste», aggiunge suor Walsh secondo cui le lamentele riguardano i media italiani (in particolare un reportage de «La Stampa») che hanno come fonti alcuni porporati. Se gli americani sono arrivati a Roma convinti che dietro la fuga di documenti riservati della Santa Sede non ci fosse solo il maggiordomo papale Paolo Gabriele ma una Curia senza governance, ora lo pensano ancora di più. 
Il termine scelto per ben due volte da suor Walsh non è casuale: «Leaks», come i Wikileaks e i Vatileaks. Nel collegio cardinalizio, chiarisce il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, «sono tutti corresponsabili del cammino in corso e ognuno deve saper bilanciare l’esigenza della riservatezza con le altre». Le frizioni erano già emerse nei giorni scorsi. Troppo diverse le due linee di comportamento: una abbottonatissima, soprattutto per i cardinali italiani, l’altra, dei porporati Usa, aperta al confronto con i media e pronta a mettere sul piatto della discussione qualsiasi argomento, da Vatileaks alla pedofilia, dai tempi del conclave alla Curia. Il bavaglio imposto dal «partito romano» agli «yankees» potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang. Una fumata stelle e strisce è ritenuta plausibile anche dal ruiniano Dino Boffo. «Non mi stupirebbe un Papa proveniente dal mondo nuovo». Il direttore della tv dei vescovi indica un modello per la lotta agli abusi:«Guardiamo alla diocesi di Boston, che era una delle più colpite, adesso il seminario pieno e i fedeli sono tornati a fare offerte». Segno che si è andati nella giusta direzione. Ieri pomeriggio a San Pietro la preghiera (guidata da Comastri e non da Sodano come annunciato) per invocare la discesa dello Spirito Santo sul conclave. 
Nel giorno del briefing annullato degli americani, la Segreteria di Stato vaticana ha inviato dall’account @TerzaLoggia il suo primo tweet:«In questo momento di particolare importanza, ci uniamo a tutta la Chiesa in preghiera per il futuro Pontefice». Ma conclavisti in silenzio stampa.«Tacite ora».Domenica o lunedì gli elettori entrano nella Cappella Sistina per la prima votazione.Intanto l’associazione vittime del clero pedofilo Snap punta l’indice contro 12 cardinali «insabbiatori». Non devono essere considerati papabili perché «non hanno denunciato gli abusi»: Rivera Carrera, Rodriguez Maradiaga, Dolan, Scola, Pell, Duka, Bertone, Wuerl, Ouellet ,O’Malley, Sandri, Turkson. Ferma la replica di Padre Lombardi: «Non spetta allo Snap dire chi va in conclave». Il più compromesso, secondo l’associazione, è Dolan pronto «a pagare 20mila dollari ai sacerdoti coinvolti negli abusi pur di abbandonare l’abito talare».

© Copyright La Stampa, 7 marzo 2013

3 commenti:

Luisa ha detto...

Non sarebbe corretto, in questo momento, contraporre il comportamento dei cardinali americani, facendone degli eroi della trasparenza, e quello della Curia che sappiamo la trasparenza non sa nememno dove sta di casa.
In questo momento particolare e eccezionale, e se capisco che i cardinali nel segreto delle Congregazioni vogliano essere informati sul famoso rapporto, è la riservatezza, è la concentrazione, è la preparazione nella preghiera, che dovrebbero avere a cuore i cardinali.

Anonimo ha detto...

Va rispettata la decisione di papa Benedetto che ha lasciato al successore il dossier.
Perché tanto rumore?

Anonimo ha detto...

Un americano a Roma, verso la cattedra di Pietro

Forse l'arcivescovo di New York. Oppure quello di Boston. Nel solco di Benedetto XVI, con in più la frusta contro il malgoverno. Ma la curia resiste e contrattacca, spingendo avanti un cardinale brasiliano di sua fiducia

di Sandro Magister

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350453

Angel