lunedì 11 marzo 2013

Quando la fede mette le ali al coraggio. La rinuncia di Benedetto XVI al Pontificato


Commenti di cardinali sulla rinuncia di Benedetto XVI al pontificato

Quando la fede mette le ali al coraggio

«Un atto compiuto per il bene della Chiesa». Vede così la rinuncia di Benedetto XVI al pontificato il cardinale Velasio De Paolis, presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.
Sulle colonne del «Messaggero» il porporato scalabriniano fa notare che il Papa «si è affidato a Dio e si è sacrificato. Solo una persona umile e retta come lui poteva immaginare la rinuncia. La trovo una scelta esemplare». Quindi sottolinea come in otto anni di pontificato Benedetto XVI abbia «fatto decine di discorsi contro una certa propensione al carrierismo, chiedendo agli uomini di Chiesa di mettere da parte ogni ambizione, perché, purtroppo, finisce per dividere, per avvelenare i rapporti, per esacerbare gli animi». Perciò «questo Pontefice è davvero grandioso e capiremo ancora meglio la sua luce più avanti».
In pratica Papa Ratzinger «ha offerto per primo l'esempio. Ha imitato la strada di Cristo: ha assunto su di sé le colpe e le malefatte del mondo per espiarle». Dopo averlo definito «uomo retto, saggio che ama le Scritture e la preghiera e da queste trae nutrimento per la sua esistenza», il cardinale De Paolis afferma che Benedetto XVI «non ha rinunciato alla croce». La sua è stata una rinuncia motivata dalla «consapevolezza che la Chiesa è fondata su Dio» e «Cristo è una figura che unisce e non può dividere». Perciò il porporato si dice «fiducioso della bontà di questo gesto» che ritiene storico «La Chiesa nel corso dei secoli ha attraversato diversi momenti difficili -- conclude il cardinale De Paolis -- ma ha sempre dato il meglio di sé proprio quando l'ora era più buia. Davanti alla sofferenza vi è sempre stata coesione e la Chiesa uscirà più forte di prima. Noi siamo più saggi nei momenti tribolati che non in quelli del trionfo. Anche stavolta la fede metterà le ali».
Il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato, racconta le sue impressioni al momento dell'annuncio del Papa nella Sala del Concistoro a «Vatican Insider», il blog del quotidiano «la Stampa»: «Ci ha spiazzati. Ormai era entrato nel nostro cuore per la sua mitezza, saggezza e dolcezza. Comunque non se ne va via da noi come padre, ma lascia solamente l'incarico che ricopriva». Quindi riferisce che quando Benedetto XVI si è congedato nella sala «c'era un silenzio carico di stupore, tutti siamo rimasti seduti. Un vescovo vicino a me continuava a ripetere: “Non è possibile, sto sognando”». E conclude sostenendo che «in questo momento serve un pastore d'anime, che abbia slancio ed energia e sia figura con un peso internazionale».
Anche il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, è stato intervistato da «Vatican Insider». Per il porporato «Benedetto XVI è una persona eccezionale, con delle qualità molto alte da poter portare a compimento il ministero di Pietro». E se da un lato lo «rende molto triste il fatto che lui stesso abbia detto che son diminuite le sue facoltà, sia fisiche che d'animo», dall'altro ne ammira il «coraggio nel riconoscerlo e l'umiltà nel dire: “Non sono più adatto per continuare in questo ministero”». Per dire questo infatti «è necessario avere forza e una grande coerenza». Perciò -- è la conclusione -- «rispetto la sua decisione, anche se ero molto contento del suo pontificato».
Il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete emerito della basilica di San Paolo fuori le Mura, affida le proprie impressioni all'Ansa. «Stiamo vivendo -- dice -- un momento molto particolare e intenso; sentiamo una forte ammirazione verso un Papa che ha avuto grande coraggio e anche, direi, grande fede. Il suo gesto -- prosegue -- dimostra la grandezza della persona e se la reazione della Chiesa è stata inizialmente di grande emozione, immediatamente è seguita un'ammirazione profonda», alla quale serve ora «la collaborazione di tutti noi per dare, con l'aiuto dello Spirito Santo, continuità alla Chiesa».
Secondo il porporato è «difficile dire quali siano ora le prospettive per la Chiesa. Certamente ci sono tanti problemi aperti, Papa Benedetto che li conosceva molto bene ha messo tante cose in movimento, il nuovo Papa vedrà anche secondo i suoi criteri». Di sicuro -- spiega -- «ci sono tante cose da cambiare, da riformare e da migliorare. I problemi aperti sono soprattutto nel senso di un aggiornamento della Chiesa nel suo interno e nelle sue strutture, problemi che hanno a che vedere con la necessità che la Chiesa sia più inserita nel tempo attuale». Però precisa di non ritenere «che il Papa rinunci al pontificato per questo eccesso di problematica a cui non si sente di fare fronte». Egli «in diversi momenti ha detto che le forze fisiche non gli erano sufficienti. Non penso che la comunità dei fedeli si possa sentire disorientata dal gesto di Benedetto XVI».
Dai microfoni di Radio Vaticana il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo, si fa portavoce dell'«ammirazione per il Papa» da parte del Brasile, il Paese che a luglio ospiterà la prossima Giornata mondiale della gioventù. C'è -- dice -- «anzitutto un sentimento di stupore, di sorpresa perché la gente non se l'aspettava»; ma c'è anche «un sentimento di vera ammirazione, per il Santo Padre che ha avuto il coraggio di decidere dinanzi alla propria condizione di salute, di anzianità, di fragilità, per il bene della Chiesa», mostrando un esemplare «distacco nei confronti di tutto quello che potrebbe significare umanamente, in termini di onore, la condizione di Pontefice. Lui rinuncia a tutto questo per il bene della Chiesa, perché la Chiesa sia servita bene».
Per il porporato, se da un lato «c'è un sentimento di vuoto», comunque esso rientra nella normalità «perché per tutti i cattolici, e non solo, il Santo Padre rappresenta qualcuno di importante, un riferimento. E Benedetto XVI si è fatto voler bene per la sua grandezza d'animo, la sua intelligenza, la sua fede, la sua umiltà, la sua semplicità, e per il suo servizio e il suo amore alla Chiesa, per la quale ha sofferto tanto. Quindi, quando il Santo Padre annuncia di rinunciare, per la gente, è come se scomparisse un punto di riferimento importante».
Ma questa sensazione -- conclude il cardinale Scherer -- «cambia immediatamente quando la gente si rende conto che la Chiesa va avanti. La gente si mette a pregare, a ringraziare Dio per il Santo Padre, a comprendere il suo gesto, ad ammirare il suo gesto».

(©L'Osservatore Romano 16 febbraio 2013)

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' tornato padre Scalese
http://querculanus.blogspot.it/2013/03/papa-emerito.html
Alessia