giovedì 7 marzo 2013

La "trilogia" di Benedetto XVI. Quei libri come una carezza sul volto di Gesù (Rondoni)


Su segnalazione e trascrizione della nostra Laura leggiamo:

Quei libri come una carezza sul volto di Gesù 

di Davide Rondoni

Sono libri carezza sul viso di Gesù. Se così si può dire. Sono libri dove tutto l’impiego dell’intelligenza, della finezza e anche del duro scontro esegetico formano infine  la forza tremante di chi allunga una carezza estrema al volto amato. Per liberarlo dalle ombre.
Dalle ragnatele di dubbiosità. Dalla falsa devozione che diventare quel viso una maschera di cera. E sono stati libri bomba. Hanno riproposto al centro il vero centro. Hanno detto insomma qual è la vera questione su cui discutere, la cosa da raccontare su cui ritrovarsi.
Era un suo sogno. Forse la sua lieta ossessione Per il teologo di lungo corso Joseph Ratzinger il desiderio d iscrivere un libro su Gesù si doveva compiere  – secondo i progetti che aveva confessato.- terminando una lunga carriera come Bibliotecario vaticano. Invece l’elezione a Papa lo ha distolto da quella meta sognata di definitiva curvatura sugli studi e sulla scrittura. Ma non lo ha strappato dal suo sogno. 
E il libro su Gesù lo ha scritto, anzi, direi, il suo libro “per” Gesù, così impolverato e offeso, così tenuto nell’ombra. L’andamento pacato e deciso dello stile con cui si addentra in questioni ardue, persino il modo in cui sosta davanti a problemi inestricabili, sono indizi di un procedere rispettoso dell’oggetto e anche della fatica di quanti con tale oggetto si sono misurati. Lo sviluppo del ritratto di Gesù compiuto da Ratzinger ha, come primo obiettivo assicurarci che non abbiamo a che fare con un fantasma. Aver fede in Gesù non significa “annaspare nel vuoto”. Il rapporto con Gesù non è una fantasia. Se così fosse, la fede sarebbe un affare per gente spostata. Per chi non usa più la ragione. Per chi, insomma, non è più un uomo. Gesù non è una ricostruzione, una funzione creata a posteriori magari proprio in nome della fede. La sua pacata ma ferma decostruzione, o meglio, ridimensionamento, del cosiddetto metodo storico-critico, si svolge in nome di un’ermeneutica di più ampio respiro che non ne elude le sfide e le possibilità. Il Papa sa che la pretesa di leggere i Vangeli come puri documenti è errata. Perché, la loro natura di testo non è d’esser semplici documenti. Sarebbe come se noi leggessimo una poesia d’amore principalmente come fonte documentaria di una certa epoca. Il che non significa che i vangeli siano “invenzione”, ma che la preoccupazione dei loro estensori e che la natura del loro parlare non è documentario, ma annuncio. E solo l’esperienza di stare veramente in quell’annuncio rende veramente intellegibili i loro testi.
Ratzinger sembra attento al richiamo di Guardini: non si può fare un psicologia del personaggio Gesù. Almeno in chiave teologica. Noi scrittori ci proviamo ed è il nostro meraviglioso disastro.
Dunque, nei tre libri su Gesù non c’è indugio di carattere psicologico sull’uomo di Nazaret. 
Si tratta di un’opera di “pulitura”, ovvero di liberazione da incrostazioni. La carezza che solleva le ombre. Sembra che il Papa  non sia preoccupato di donarci il “Suo” Gesù. Non intende consegnarci un suo ritratto personale del Nazareno. Sa che lo conosciamo o lo possiamo riconoscere. La sua ricerca del volto di Gesù non coincide con un’invenzione”. O meglio, è una “inventio” ma nel senso di una ricerca, di una messa a fuoco. Per il Papa il popolo conosce Gesù o può conoscerlo se ne fa esperienza.
Il Papa non cerca tinte nuove per il suo personaggio principale. Piuttosto attraverso l’attenzione che dedica in particolare  al Vangelo di Giovanni e a certi episodi, ci avvicina al fulcro stesso della figura di Gesù. Il suo misterioso legame con il Padre. La sua natura straordinaria. Non si intende il Gesù storico astraendolo dalla portentosa e drammatica storia del popolo dell’Antico Testamento e della sua fede in un Dio impronunciabile e inattingibile. Il fascino e la “questione” Gesù è tutta nel suo misterioso legame di immedesimazione con Dio Padre. Lì sta il motivo di interesse ultimo e decisivo della sua figura e non in uno o l’altro dei caratteri di  umanità eccezionale che ne sono il segno. 
La carezza di Joseph Ratzinger a Gesù è cosciente che non è data a un volto solo umano. Per questo, mentre avvicina il lume della candela del suo ingegno a quel Viso, lui stesso trema, si concentra e sorride.

© Copyright Avvenire, 27 febbraio 2013

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