giovedì 7 marzo 2013

''La rinuncia di Benedetto ha portato con sé anche una rinnovata opportunità di dibattito'' dentro la Chiesa. Parlano Nicole Winfield e Frédéric Mounier


PAROLA AI VATICANISTI

Sorprendeteci ancora

''La rinuncia di Benedetto ha portato con sé anche una rinnovata opportunità di dibattito'' dentro la Chiesa, concordano Nicole Winfield, corrispondente dell'agenzia americana Associated Press, e Frédéric Mounier, corrispondente del quotidiano cattolico francese ''La Croix''

Gianni Borsa e Vincenzo Corrado

Sorpresa, incredulità, interrogativi, nuove speranze. La rinuncia di Benedetto XVI ha spiazzato anche il “popolo dei vaticanisti”, i giornalisti di tutto il mondo che seguono professionalmente, a Roma, gli eventi della Chiesa universale, scrutando e raccontando ogni mossa del Pontefice e quanto ruota attorno alla Santa Sede. “Io ho presentato la decisione del Papa come una svolta per il Vaticano, sia dal punto di vista storico sia in relazione al futuro della Chiesa”, spiega Nicole Winfield, corrispondente dell’agenzia americana Associated Press (Ap). Al Sir confida: “Mi sono domandata cosa significa questa rinuncia per la comprensione del ministero petrino e come influenzerà il ruolo del successore” di Ratzinger, che sarà eletto dal Conclave.
“Come tutti gli altri vaticanisti - ammette Frédéric Mounier, corrispondente del quotidiano cattolico francese ‘La Croix’ - sono stato colto di sorpresa. Ero nella sala stampa della Santa Sede al momento dell’annuncio del Santo Padre. Ho sentito il grido della mia collega dell’Ansa”, che ha dato per prima al mondo la notizia della rinuncia, la quale, “a differenza di me, aveva ascoltato con attenzione il suo discorso in latino. In un primo momento sono rimasto incredulo. Benché questa eventualità figurasse fra le nostre ipotesi di lavoro, nessuno se l’aspettava quel giorno e in quel modo. Poi, in due ore, abbiamo montato dodici pagine del giornale”. Quanto accade nella vita della Chiesa, dentro e fuori le mura vaticane, per i giornalisti è anzitutto una “notizia” da trasmettere al grande pubblico. È il compito dei media. 
Come avete raccontato questi giorni così intensi per la Chiesa cattolica? “La nostra agenzia ha spiegato quanto stava succedendo qui a Roma - riprende Nicole Winfield -, ma abbiamo prodotto anche innumerevoli servizi da tutto il mondo, per cogliere le reazioni in una cornice globale. Domenica scorsa, ad esempio, abbiamo realizzato un roundup nei cinque continenti, facendo parlare le persone che uscivano dalla Messa, per sapere cosa ne pensano della scelta di papa Benedetto e domandando le aspettative sul prossimo Papa”.
I riflettori mediatici sono e resteranno puntati sulla Città eterna, conferma Frédéric Mounier, dove, nel frattempo, sono giunti i rinforzi alle varie redazioni: “Anche ‘La Croix’ ha dedicato all’avvenimento decine di pagine dell’edizione cartacea e tantissimi articoli sul web e sui nostri blog”. L’intento è “spiegare gli eventi in corso, anche sotto il profilo istituzionale, ai lettori francesi che sono, per natura e per cultura, a motivo della nostra storica laicità, lontani dal Vaticano”.
Le vicende in atto - dall’annuncio di papa Benedetto alla preparazione del Conclave - non restano quindi confinate a Roma e vanno anche oltre i confini della Chiesa. “In Italia il Papa è di casa e i giornali sono pieni di articoli e di foto che riguardano lui e il mondo cattolico. Negli Stati Uniti è diverso - riflette Winfield -. Da noi forse l’ultima volta che gli americani hanno veramente prestato attenzione al Papa era Natale, o anche prima, durante il viaggio in Messico e a Cuba. La gente normale forse non si era resa conto che il Papa stava attraversando un momento difficile, di fatica”, tanto da arrivare al “passo indietro”. Per molti nella Chiesa è stato visto come un gesto consapevole di grande umiltà e di grande umanità.
Oltralpe, “superata la sorpresa iniziale, abbiamo osservato due reazioni”, aggiunge Mounier. “Alcuni hanno apprezzato il gesto di rinuncia di Benedetto XVI”, lodandone la libertà interiore, “la modernità del suo atteggiamento. Altri, al contrario, hanno espresso preoccupazione per una possibile desacralizzazione del ministero petrino, ritenendo che sia stato reso più fragile da questa decisione”.
Il pontificato di Ratzinger si colloca dentro una Chiesa post-conciliare, animata dalla volontà di leggere i “segni dei tempi”, abituata a percorrere le strade di un mondo fortemente secolarizzato eppure tante volte ansioso delle parole di speranza che giungono, tramite la comunità cristiana, dal Vangelo di Gesù. È un tempo fecondo, ma anche carico di tensioni, di problemi, osservano i vaticanisti. “Culturalmente, i francesi a volte tendono a considerarsi al centro del mondo”, dice senza mezzi termini il corrispondente di “La Croix”; “così Roma e il Papa sono avvertiti come lontani. Inoltre il nostro Paese è fortemente secolarizzato, la Chiesa da noi è molto povera, sia dal punto di vista finanziario che delle vocazioni. È quindi presente nella vita sociale come una minoranza creativa, molto lontana dalle realtà italiane”. 
Al di là dell’Atlantico, invece, pesa ancora “l’ombra dello scandalo degli abusi sessuali”, puntualizza la giornalista di Associated Press. “Noi americani siamo molto justice-minded; vorremo giustizia. Sulla vicenda della pedofilia l’opinione pubblica chiede giustizia e su questo forse la Chiesa si è mossa in ritardo”.
Ma la Chiesa e i cristiani hanno tanto da dare a questo nostro tempo. Carità, pace, giustizia sociale, attenzione agli ultimi, riferimenti etici: dalle Sacre Scritture, dalla vita delle comunità credenti, “scaturiscono gesti concreti e messaggi universalmente validi, che possono portare speranza” in un secolo tanto complesso: tra le righe di tanti articoli di giornale emergono anche queste sottolineature. 
“La rinuncia di Benedetto ha portato con sé anche una rinnovata opportunità di dibattito” dentro la Chiesa, concordano i due giornalisti. “Questo Conclave - suggerisce Nicole Winfield - è una grande opportunità per i cardinali di parlare della Chiesa e della fede. L’attenzione del mondo è concentrata su Roma ed è un’opportunità per la Chiesa di spiegarsi e forse anche correggere qualche misunderstandings che esiste nella percezione della Chiesa nel mondo”.
Frédéric Mounier aggiusta il tiro: “Mi piace fare un parallelo con il Sinodo per la nuova evangelizzazione. Vescovi e cardinali hanno molte cose da dire, ansie e speranze da condividere”. Si tratta, fra l’altro, di “rendere giustizia alle realtà delle Chiese del Sud del mondo”, molto vivaci e “ormai demograficamente maggioritarie”. Quindi una sorta di pronostico: “Spero che il Conclave designi un uomo solido, accessibile, credibile da parte di tutti, che testimoni serenamente il Vangelo”.
Con Nicole Winfield si torna alla “Chiesa che sa sorprendere”. Osserva: “Nessuno può immaginare cosa accadrà nei prossimi giorni. Sarà di certo una sorpresa, e questo mi attira. Mi piacciono le notizie che sorprendono: per questo faccio il mestiere del giornalista”.

© Copyright Sir

Come valutano i vaticanisti il trattamento mediatico disumano subito dal Papa in questi anni?
R.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non li credo tanto onesti, specie la giornalista della AP, da imbarcarsi nella profonda riflessione che presuppone la tua domanda e men che meno capaci di una lucida autocritica finale. Fra meno di settimane avremo la prova provata di tale incapacità.
Alessia

Raffaella ha detto...

Gia'!
R.

mariateresa ha detto...

quella giornalista lì, per quello che mi riguarda, se compra la zappa in ferramenta e se ne va per cambiare mestiere, ha tutta la mia approvazione. Ha scritto delle vere nequizie con superficialità disinformazione, astio e assoluto conformismo. Ma è così che debbono essere i giornalisti integrati nel sistema quindi non c'è niente da meravigliarsi.
Anche il richiamo alla pedofilia è una cosa stucchevole, qualcuno sta cominciando negli USA a dire le cose fuori dai denti e cioè che è l'anticattolicesimo che causa l'interesse per le vicende di pedofilia e che la preoccupazione per i bambini non è certo il movente principale, altro che giustizia

http://www.themediareport.com/2013/03/06/finally-major-media-outlet-sees/

mariateresa ha detto...

devo dire che anche al SIR non volano le aquile. Di tanti giornalisti proprio quelli che hanno sputato sul Papa vengono intervistati? Se non si ha memoria si usi la sviluppina e se la si ha e ci si compiace a schiacciarseli in mezzo alla porta, il povero cattolico normale che assiste cosa deve pensare?
Personalmente farei una lista di quelli da evitare , da attaccare alla colonna infame.Così ci adeguiamo allo SNAP .