sabato 2 marzo 2013

La novità della teologia di Benedetto XVI: intervista con mons. Lorizio


La novità della teologia di Benedetto XVI: intervista con mons. Lorizio

Salito al soglio di Pietro quasi 8 anni fa, Benedetto XVI fu subito ribattezzato dai media il 'Papa teologo', per il suo prestigioso curriculum di studioso e ricercatore, nonché per i lunghi anni trascorsi alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma è possibile, a pochi giorni dalla chiusura del suo Pontificato, trarre un bilancio del suo magistero teologico? Ci prova, al microfono di Fabio Colagrande, mons. Pino Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense: 

R. – Se si pensa soprattutto alla teologia fondamentale, che è la mia disciplina, innanzitutto questo tentativo sempre ripetuto di allargare la nostra razionalità, cioè portando avanti già quanto aveva insegnato Giovanni Paolo II nella Fides et ratio, Papa Benedetto ci invita a pensare in grande, quindi a non limitare l’esercizio della ragione in maniera puramente funzionale ma cercare di aprirla sempre più al mistero che è il mistero dell’uomo, il mistero di Dio, il mistero del mondo. Poi, nel momento in cui riflette ulteriormente sul rapporto tra fede e ragione, viene a dirci che il logos, il pensiero, appartiene alla Rivelazione stessa e quindi che la fede oggi non può non essere una fede adulta e pensata. E ancora, questo ruolo che ha la ragione nei confronti della religione, perché se è vero che la fede purifica la ragione - dice Papa Benedetto in una delle sue encicliche, nella Spe salvi -, è anche vero che la ragione contribuisce a purificare la religione da tutto quanto vi può essere, anche nella religione, di idolatria, di superstizione, di fanatismo.

D. - Quando Joseph Ratzinger fu eletto al soglio di Pietro, circa otto anni fa, si guardava a lui come un rigido difensore della dottrina cattolica. Come considera quell’immagine data, in particolare, dai media?

R. – Innanzitutto, quella immagine era assolutamente distorta. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non ha solo prodotto censure e condanne. Penso, per esempio, a quell’importante momento in cui proprio la sua Congregazione, con la sua firma, è riuscita a sbloccare la situazione di un grande pensatore cristiano, che poi è diventato Beato, come Antonio Rosmini. Questo, per esempio, è un segnale della grande apertura teologica e intellettuale di Papa Ratzinger. Tutto il suo insegnamento è certamente un insegnamento che ha grandi aperture soprattutto nei confronti della capacità dialogica della ragione, ma questo dialogo non significa e non può mai significare, ovviamente, un mettere in discussione l’identità cristiana nel momento in cui questa identità incontra altre appartenenze religiose e culturali. In questo senso, direi che non siamo assolutamente disposti a condividere una visione di una teologia di Benedetto XVI che si possa considerare in qualche modo di censura e di chiusura.

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