giovedì 7 marzo 2013

Fede forte e umile. Voci e commenti di cardinali sulla scelta di Benedetto XVI

Voci e commenti di cardinali sulla scelta di Benedetto XVI

Fede forte e umile

In Libano la decisione di Benedetto XVI è stata «accolta come un atto di fede, forte, umile e di abnegazione. Una kenosis». È quanto ha dichiarato il cardinale Bechara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, nell'intervista a Gianni Valente per «Vatican Insider». Il patriarca ha detto che «i musulmani sono rimasti pieni di ammirazione. Alcuni di loro si sono chiesti: ma cosa è mai il cristianesimo? Colui che nella Chiesa sedeva sul trono più alto, lascia volontariamente quella posizione! È stato visto come un esempio anche per tutti quelli che hanno incarichi rilevanti in ambito secolare: ha testimoniato con quale coscienza retta va assunto ogni genere di responsabilità». Proprio in queste ore il porporato ha anche annunciato all'agenzia Fides che è in preparazione un incontro di tutti i patriarchi ortodossi e cattolici del Medio Oriente, «per promuovere l'unità tra i cristiani e affrontare insieme i problemi e le sofferenze che ci troviamo a condividere in questo difficile momento storico».
«Non è facile perdere un padre»: è stata la prima reazione del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa, alla notizia della scelta di Ratzinger. Lo rivela nell'intervista a Frédéric Mounier per «La Croix» del 5 marzo. «Ho riflettuto e pregato. E ho compreso -- ha detto -- perché questa decisione è coraggiosa e testimonia l'umiltà di Benedetto XVI. Il Papa non è un superuomo! E la Chiesa è fatta di esseri umani. Ha riconosciuto la sua debolezza. Non credo che il papato ne esca indebolito. Al contrario, ne è rafforzato».
A parlare di Benedetto XVI come di «un Papa saggio, distintosi per essere un uomo di pace e speranza e, allo stesso tempo, di grande sobrietà e umiltà» è il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile, in un'intervista a Natalia Ramos per il quotidiano cileno «La Tercera» del 4 marzo. Ratzinger «ha avuto il coraggio -- secondo il porporato -- di affrontare con spirito di giustizia e solidarietà i problemi sociali dei nostri Paesi, e tra questi, il rispetto per la vita dei più indifesi e i delitti di pedofilia contro i bambini e i giovani. Ha incoraggiato tutti i carismi e ha avuto il coraggio di eliminare ciò che non era sano».
Il cardinale vietnamita Jean-Baptiste Pham Minh Mân, arcivescovo di Thàn-Phô Hô Chí Minh, non nasconde di essere rimasto sorpreso dall'annuncio di Papa Ratzinger, ma «adesso -- dice in un'intervista all'Ansa -- con lo spirito della fede cogliamo la lezione che Benedetto XVI ci ha lasciato, soprattutto la sua umiltà e il suo affidamento a Dio e alla divina volontà». Per il porporato «la globalizzazione e la laicità» sono le due sfide principali che attendono ora la Chiesa. «Sono grandi sfide -- ha spiegato -- per la Chiesa in Asia e anche in Vietnam. I vescovi cattolici in Asia hanno sottolineato che, per rispondere a queste sfide, abbiamo bisogno di nuovi evangelizzatori che siano uomini e donne del Vangelo e che allo stesso tempo si mostrino sensibili alle aspirazioni degli esseri umani e ai problemi della società dei nostri giorni».
Dall'istituto dei gesuiti dove si è ritirato per ragioni di salute, il cardinale indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja, arcivescovo emerito di Jakarta, ha affermato -- in un'intervista concessa all'Ansa -- che ora «la sfida che deve affrontare il Papa è quella di applicare il concilio Vaticano II in tutta la Chiesa, che vive situazioni e problemi diversi, socialmente, politicamente, spiritualmente. Sarà compito di ogni diocesi, come pure delle Conferenze episcopali, quello di assicurare la migliore attuazione dello spirito del concilio Vaticano II». Per il porporato indonesiano «la decisione di Benedetto XVI, è riconducibile a una motivazione molto nobile; e cioè che il servizio alla Chiesa non deve risentire degli effetti delle diminuite capacità del successore di Pietro. La Chiesa deve essere servita al meglio». E «i cattolici -- ha proseguito il cardinale -- devono rappresentare la forza determinante per garantire l'unità e la solidarietà tra le genti, ed è necessario sviluppare il dialogo non solo con le altre Chiese cristiane, ma anche con le altre fedi e credenze».
Il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, rivive l'ultima giornata del pontificato di Benedetto XVI in una testimonianza pubblicata sul sito del settimanale «Toscana oggi». Secondo il porporato, con la fine del pontificato «è iniziato il pellegrinaggio di Benedetto XVI, Papa emerito: nascosto al mondo, ma presente alla Chiesa con la sua fede profonda e serena, la sua preghiera di intercessione e l'offerta totale della sua vita. Continua anche il nostro pellegrinaggio, che, rinnovato dall'esempio di Papa Benedetto, sarà un canto di fede più matura, di amore più ardente, di speranza più gioiosa». E il porporato toscano ha così concluso i suoi ricordi: «Il nodo d'oro della fede luminosa e serena, dell'amore che si dona interamente, della speranza che non delude, tiene insieme tutto e davvero non è mancato nulla. Un tramonto bello che promette domani bel tempo».
A parere del cardinale Antonio Maria Vegliò, infine, la Chiesa è attesa da «grandi sfide», tra le quali «quelle dell'onestà, della testimonianza, della evangelizzazione, e poi i problemi del mondo della bioetica». Intervenendo mercoledì 6 marzo, al programma «Radio anch'io» trasmesso da Rai radio1, il porporato ha anche rimarcato l'«innegabile movimento del popolo di Dio all'annuncio delle dimissioni e quanta sia l'attesa per il conclave».

 (©L'Osservatore Romano 7 marzo 2013)

Nessun commento: