sabato 30 marzo 2013

Benedetto XVI: "L’atto di amore della Croce viene confermato dal Padre e la luce sfolgorante della Risurrezione tutto avvolge e trasforma: dal tradimento può nascere l’amicizia; dal rinnegamento, il perdono; dall’odio, l’amore"

Rileggiamo le parole che Benedetto XVI pronunciò il 2 aprile 2010 al termine della Via Crucis:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e Sorelle,

in preghiera, con animo raccolto e commosso, abbiamo percorso questa sera il cammino della Croce. Con Gesù siamo saliti al Calvario e abbiamo meditato sulla sua sofferenza, riscoprendo quanto profondo sia l’amore che Egli ha avuto e ha per noi. Ma in questo momento non vogliamo limitarci ad una compassione dettata solo dal nostro debole sentimento; vogliamo piuttosto sentirci partecipi della sofferenza di Gesù, vogliamo accompagnare il nostro Maestro condividendo la sua Passione nella nostra vita, nella vita della Chiesa, per la vita del mondo, poiché sappiamo che proprio nella Croce del Signore, nell’amore senza limiti, che dona tutto se stesso, sta la sorgente della grazia, della liberazione, della pace, della salvezza.
I testi, le meditazioni e le preghiere della Via Crucis ci hanno aiutato a guardare a questo mistero della Passione per apprendere l’immensa lezione di amore che Dio ci ha dato sulla Croce, perché nasca in noi un rinnovato desiderio di convertire il nostro cuore, vivendo ogni giorno lo stesso amore, l’unica forza capace di cambiare il mondo.
Questa sera abbiamo contemplato Gesù nel suo volto pieno di dolore, deriso, oltraggiato, sfigurato dal peccato dell’uomo; domani notte lo contempleremo nel suo volto pieno di gioia, raggiante e luminoso. Da quando Gesù è sceso nel sepolcro, la tomba e la morte non sono più luogo senza speranza, dove la storia si chiude nel fallimento più totale, dove l’uomo tocca il limite estremo della sua impotenza. Il Venerdì Santo è il giorno della speranza più grande, quella maturata sulla Croce, mentre Gesù muore, mentre esala l’ultimo respiro, gridando a gran voce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,36). Consegnando la sua esistenza "donata" nelle mani del Padre, Egli sa che la sua morte diventa sorgente di vita, come il seme nel terreno deve rompersi perché la pianta possa nascere: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24). Gesù è il chicco di grano che cade nella terra, si spezza, si rompe, muore e per questo può portare frutto. Dal giorno in cui Cristo vi è stato innalzato, la Croce, che appare come il segno dell’abbandono, della solitudine, del fallimento è diventata un nuovo inizio: dalla profondità della morte si innalza la promessa della vita eterna. Sulla Croce brilla già lo splendore vittorioso dell’alba del giorno di Pasqua.
Nel silenzio di questa notte, nel silenzio che avvolge il Sabato Santo, toccati dall’amore sconfinato di Dio, viviamo nell’attesa dell’alba del terzo giorno, l’alba della vittoria dell’Amore di Dio, l’alba della luce che permette agli occhi del cuore di vedere in modo nuovo la vita, le difficoltà, la sofferenza. 
I nostri insuccessi, le nostre delusioni, le nostre amarezze, che sembrano segnare il crollo di tutto, sono illuminati dalla speranza. L’atto di amore della Croce viene confermato dal Padre e la luce sfolgorante della Risurrezione tutto avvolge e trasforma: dal tradimento può nascere l’amicizia; dal rinnegamento, il perdono; dall’odio, l’amore.
Donaci, Signore, di portare con amore la nostra croce, le nostre croci quotidiane, nella certezza che esse sono illuminate dal fulgore della tua Pasqua. Amen.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

14 commenti:

Eugenia ha detto...

Benedetto mi manchi!

gianniz ha detto...

Grazie, Raffaella, per i testi che ci offri! Sono davvero importanti, Con l'aria che tira... Hai visto la cerimonia dell'ostensione? Avrebbero potuto ostenderla anche a teatro. Per fortuna che c'era qualche canto sacro e, soprattutto, per fortuna che c'erano ammalati e disabili. Loro, sì, che sono da ammirare, sono l'antitesi della inautenticità e delle operette, loro.

laura ha detto...

Ho seguito unpo'. Ho visto l'aricivescovo oncon la mozzetta rossa e la stola. Mi sembrava un omaggio al Signore. Quiest'anno sono confusa. Anche Padre Cantalamessa ieri ha esaltato la semplicità e ha detto di abbattere tutti i tramezzi, anche architettonici che hanno reso più complesso e difficile l'incontro con Cristo, per tornare all'essenziale. Cos'è l'esesnziale?

Mi chiedo se serva la Messa o se possiamo incontrare il Signore nel nostro cuore, anche fuori dalla Chiesa? Lui non ha bisogno di edifici, né di sacramenti. Gesù lo ha detto alla Samaritana che bisogna adorare Dio in spirito e verità, non nel tempio, né in Gerusalemme. Imparerò a fare a meno di tutto, anche di quello che credevo fosse il mio cibo spirituale necessario. Caro Papa Francesco le cose son due: o non ho capito nulla finora (edè verosimile), oppure non riesco a seguirti.
Per me, era importante la vita spirituale. ora che non riesco più ad averla mi sento come un ebreo che non accettava la novità di gesù. Non ho capito nulla finora, neppure quello che diceva Papa Benedetto, visto che il Signore è lo stesso ieri , oggi e sempre e non ha bisogno delle persone. Il Mediatore è Lui e non ha bisogno di mediatori con i paramenti.Non rieeco a vivere la gioia della Pasqua quest'anno. Grazie per l'ospitalità a raffaella e scusate se mi sono dilungata troppo. Buona Pasqua, per chi riesce a passare....

Eugenia ha detto...

Non sei sola Laura consolati! Anche io soffro e sono confusa come te. Che Dio ci aiuti.

Fabiola ha detto...

Cara Laura, non è vero che Cristo non ha bisogno delle persone, non ha bisogno di noi. Ha voluto aver bisogno degli uomini. Ci ha presi a servizio.
Alcuni,da questo "essere presi a servizio" si sono lasciati trasformare fino a poter dire: Io ma non più io" (Benedetto XVI).
Per questo, guardandoli, siamo più certi che Cristo è presente. Continua a guardare a Benedetto e ai tanti uomini, santi del quotidiano, presenti tra noi. Lì c'è Cristo. Altrimenti Egli, per noi, ritorna nel suo passato e noi ci sentiamo abbandonati. Ci mancherà, però, sempre qualcosa: per fortuna. Come oggi ci mancano il volto e la parola di Benedetto. Chi ci manca in questa mancanza? La pienezza della Sua Presenza. Benedetto, sottraendosi, ci ha voluto indicare anche questo. L'uomo risplende della Sua luce, nella misura in cui se ne lascia illuminare, ma noi siamo fatti per vederLo faccia a faccia. In questo "già e non ancora" sta la drammatica bellezza dell'essere cristiani. Per questo non possiamo incontrare Cristo fuori dalla Chiesa, almeno noi che lo abbiamo incontrato lì. La Chiesa ci ha mostrato Benedetto e così ci ha reso più certi che Cristo c'é. Senza di Lui non sarebbe stato possibile il miracolo di un uomo come Joseph Ratzinger. Dobbiamo provare ad essere grati.
Laura, mi piacerebbe conoscerti dentro la vita. Intanto, buona Pasqua. Il "passaggio" l'ha fatto Lui per noi e Benedetto è con Lui, e in Lui non ci sarà tolto.

Luisa ha detto...

Cara Laura, dall`11 febbraio siamo in molte-i a vivere una marea di sentimenti, emozioni e pensieri, sai che cosa ci diceva Papa Benedetto sulla Bellezza, anche sulla Bellezza della sacra Liturgia, ti ricordi la sua omelia durante i Vespri in Notre Dame a Parigi?
È vero, durante otto anni lo abbiamo visto ridare alla Liturgia la sua sacralità, la sua bellezza, perchè niente è troppo bello per il Signore, non è perchè il suo successore ha un` altra sensibilità e concezione, che è portata alle nuvole proprio da coloro che deridevano Papa Benedetto, che in noi devono sorgere dubbi, che improvvisamente dobbiamo credere che lo spogliamento di tutto, anche dei simboli e dei segni, dei paramenti belli, di tutto ciò a cui Benedetto XVI aveva ridato vita e splendore, è necessario, è giusto, che tutto ciò che richiama la Bellezza è superfluo e anche criticable.
Così non è.
I paramenti, i simboli, i segni, i gesti, sono al servizio del Culto a Dio, della sua suprema Bellezza, sono per Lui, per Nostro Signore, anche il Curato d`Ars non lo dimenticava pur nella sua povertà.
Cara Laura, siamo i tanti-e ad essere un pò confusi, la transizione, su certi aspetti, è brusca, per la Liturgia è evidente, assistiamo al peana mediatico, vediamo esultare chi scherniva Papa Benedetto, è normale attraversare momenti difficili, è come se fosse venuto a mancare un padre sicuro e fidato, ma diamo tempo al tempo, permettiamoci di vivere i sentimenti e i pensieri che ci traversano senza giudicarci e senza colpevolizzare.
Non pensi che ti farebbe bene riprendere alcuni testi di Papa Benedetto sulla Liturgia e, sopratutto, sostare nel silenzio della preghiera, in adorazione davanti al Tabernacolo, e deporre nelle braccia del Signore tutto ciò che attraversa il tuo cuore e la tua mente?
Un caro saluto!

nonno ha detto...

Credo che i dubbi di Laura siano legittimi a questo punto, molto legittimi, e va capita. Mi chiedo se Cantamessa avrebbe detto lo scorso anno davanti a Benedetto le cose che ha detto quest'anno. Non si può andare col vento in una struttura che si pone come la Chiesa al di sopra del tempo, non è un buon esempio e nei piccoli semplici come Laura può generare confusione. I piccoli che non si dovrebbero scandalizzare sono anche quelli come lei, non solo quelli piccoli come età. E lo dice uno che proprio tradizionalista non è, ma in fondo non ci è dato sapere se Satana ama i paramenti e gli altari sacri al cospetto del Signore come da un pò qualcuno sembra voler far credere. E attenzione, perché se le strutture non servono, non serve nemmeno la chiesa, il papa e chi canta messa.

Anonimo ha detto...

I tramezzi da abbattere sono i labirinti nei quali si annidano corvi e ranocchi, per questi è pronta una squadra di operai ben formata... attenzione se ci vorrano i martelli pneumatici.
gianni

corvo di rovo ha detto...

davvero?
non sembrerebbe dai baci ed abbracci con i cardinali.
non è cambiato nulla.
se n'è solo andato solo chi voleva davvero cambiare il giro del fumo.
tutti felici contenti in vaticano mentre l'agnello sacrificale è ai castelli.

nonno ha detto...

L'unico martello pneumatico che vedo io è quello che sta scavando le fondamenta del primato di Pietro. Quelli della rottura postconciliare non a caso sono gli unici che hanno capito veramente ed esultano. Gli altri si accontentano della tregua
Per il resto, è andato via Benedetto ma tutti quelli che non lo hanno aiutato erano in prima fila, in carne e sorridenti, difficile immaginare stiano per arrivare giorni duri per loro, anche perché il Papa è nato dal loro voto

Anonimo ha detto...

Già, avrebbe dovuto sputar loro in un occhio, vero Corvo?
gianni

Anonimo ha detto...

Caro nonno - e con questo chiudo augurando anche a te di tutto cuore buona Pasquetta - il primo a voler ristrutturare "le fondamenta del primato di Pietro", lavoro per il quale occorre certamente scavare non poco, anche col martello pneumatico, è Sua Santità il Papa Emerito Benedetto XVI, che non a caso si è autonominato tale, ed é anche il primo a gioire dei successi di Papa Francesco. Mi dispiace per certi suoi "estimatori", ma Amicus Plato...
gianni

gemma ha detto...

a me invece pare che Francesco voglia eliminarlo il primato di Pietro. E lo dico senza polemica, prima che mi si accusi di essere nostalgica, mi pare una semplice constatazione. Sui sentimenti di Benedetto non posso esprimermi, non mi permettono di accedervi :))

gemma ha detto...

Non stiamo per una volta a ripeterci che il papa è il papa (che doveva essere però tale anche prima e non sempre lo è stato, anche tra i cattolici) e tutte le cose alte che contano che tutti già sappiamo, ma non si può negare che Benedetto è stato un Papa che tanto si è speso anche per la tradizione, non nel senso del vecchio che sa di muffa, ma di ciò che ci è stato tramandato e che abbiamo trovato, per una lettura del Concilio non come rottura, per la continuità liturgica, per arginare quelli che secondo lui erano abusi. Non ci sto alla lettura che di lui si fa come del Papa antico che per gusto estetico a trine e pizzi è andato a rispolverare vecchie casule e mitrie dei predecessori. Se lo ha fatto non è stato certo perchè voleva farsi papa re come lo hanno accusato, ma perchè riteneva così di fare un servizio alla continuità. Ora d'un colpo dovremmo credere che salta di gioia nel vedere dato definitivamente per morto il latino e sepolte definitivamente cose cui lui aveva cercato di ridar respiro. Non sono una nostalgica, sono stata spesso in lite coi tradizionalisti accesi, ho invitato qualcuno a non fermarsi troppo sui simboli, e ho assistito ad una messa in latino una sola volta perchè non chiudo la porta a priori a nessuno, si potrà non essere d'accordo con me, ma dire che uno che fa improvvisamente in modo diverso da ieri, che sotterra i paramenti e la benedizione in latino è in continuità liturgica con chi li scopre e che entrambe oggi gioiscono insieme mi pare un tantino azzardato. Così come mi pare azzardato archiviare come incomprensibile la sofferenza di persone che disorientate chiedono aiuto e liquidarle spregiativamente come certi "estimatori", come leggo ogni tanto in giro, e anche da parte di qualche commentatore qui. Qui c'è gente che ha fatto notte per cercare lettere su Galileo che nessuno voleva cercare, documenti di Ottaviani attribuiti a Ratzinger, motu propri e lettere normative sui reati di pedofilia, o per essergli vicino ai tempi del summorum pontificum e caso Williamson, quando non credo che il vescovo Bergoglio per come celebra lui gioisse insieme al Papa. Non le si può buttare tutte al macero tra virgolette perchè la vulgata papalina di stavolta ha deciso diversamente. Mica è un governo qualunque che chiunque arriva cambia le regole
Ci mancava solo il papa rottamatore, il grillismo populista a colpi di martello pneumatico anche nella piazza della Chiesa. In quanto al perchè il Papa si sia dimesso, io purtroppo a differenza di altri nemmeno questo so, visto che qualcuno ritiene sia stata scelta programmata per agevolare la trivella delle fondamenta. Non erano le vesti il problema e nemmeno il primato di Pietro inviso a Kung, ma le cariche, la curia, certi episcopati locali ora tutti ringalluzziti, ma tutte le volte che la chiesa cambia qualcosa purtroppo si ferma al look. E tutti sono contenti, manco si può ipotizzare che Benedetto in cuor suo non lo sia (tanto padre Lombardi se non lo fosse ce lo racconta, vero?)
Benedetto e Francesco gioiscono insieme oggi per Cristo Risorto, ma su altro certezze credo non ce ne siano per nessuno