venerdì 22 febbraio 2013

Missionari: Rammarico e disagio per la nomina del nuovo presidente dello Ior (Izzo)

IOR: MISSIONARI INSORGONO CONTRO NOMINA PRESIDENTE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 feb. 

"Rammarico e disagio per la nomina del nuovo presidente dello Ior" e' espressa in una nota dai direttori delle riviste missionarie. "Ci ha stupito e ci rammarica la decisione di affidare la nuova presidenza dello IOR all'avvocato Ernst von Freyberg, presidente della Voss Schiffswerft und Maschinenfabrik una societa' di Amburgo attiva nella cantieristica navale civile e militare", spiegano padre Efrem Tresoldi (direttore di Nigrizia), padre Mario Menin (direttore di Missione Oggi) e padre Alex Zanotelli (direttore di Mosaico di pace), le tre riviste promotrici della Campagna di pressione alle "banche armate" che dal 2000 svolge un attento monitoraggio delle operazioni di finanziamento e di sostegno al commercio di armamenti da parte degli istituti di credito.
"La scelta di nominare al vertice dell'Istituto per le Opere di Religione, il presidente di un'azienda produttrice di navi anche militari, ci appare lontana - scrivono i missionari nella nota - da quanto affermato da Benedetto XVI nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace (1 gennaio 2006) in cui evidenziava 'con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla Comunita' Internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo'". Secondo i tre religiosi (Menin e' un padre saveriano, Tresoldi e Zanotelli sono comboniani), "la nomina, dopo diversi mesi, del nuovo presidente dello Ior in un momento come questo nel quale Papa Benedetto XVI ha pubblicamente annunciato la sua rinuncia al ministero papale, ci appare come una pesante ipoteca per il suo successore: anche la conferma, in questo delicato momento, dell'incarico agli altri quattro membri del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior, ci appare inopportuna per favorire quel rinnovamento dell'Istituto per le Opere di Religione tanto auspicato da ampi settori del mondo cattolico e non solo".
"Sentiamo oggi piu' che mai attuale, nel suo cinquantesimo anniversario, l'Enciclica Pacem in terris. Dell'11 aprile 1963, in cui papa Giovanni XXIII affermava che giustizia, saggezza e umanita' domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti", confidano i tre direttori, auspicando che "la Santa Sede decida di interrompere ogni legame con la Deutsche Bank Italia, l'istituto bancario che fino al recente blocco da parte della Banca d'Italia ha gestito il sistema bancomat all'interno del Vaticano. La Deutsche Bank, infatti, e' l'istituto di credito che piu' di ogni altro ha offerto servizi alle industrie militari italiane per esportazioni di armamenti incassandone cospicui compensi di intermediazione: solo nell'ultimo quinquennio queste operazioni ammontano ad oltre 3 miliardi di euro che fanno di Deutsche Bank la banca piu' armata d'Italia". Secondo i missionari, infatti, "va segnalato che, a differenza di tutte le banche italiane e di gran parte di quelle estere operative nel settore militare, Deutsche Bank non ha mai definito una direttiva rigorosa e trasparente riguardo ai servizi finanziari che offre alle industrie militari e alle esportazioni di armamenti". 

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il successore del Papa, se lo riterrà opportuno, potrà destituirlo a tempo debito. Quindi, basta lagne e richieste. Si occupino della loro missione, piuttosto.
Alessia

Anonimo ha detto...

Non c’è niente da fare. Gli Italiani vivono fuori dal mondo, con la pretesa che quest’ultimo si conformi agli ipocriti dettami della loro pelosissima coscienza, titillata da quel coacervo di inutili, retorici e inapplicabli principi della nostra Costituzione, responsabile come null’altro del nostro stranimento nazionale e di aver strutturato un paese preda del “politically correct” ed impotente di fronte ala realtà. Questi tre preti nostrani, evidentemente, fanno del loro antimilitarismo cronico la cifra della loro vocazione religiosa, dimostrando quanto sono distanti dalla vera dottrina cattolica. Io, cattolico e soldato di mestiere, ho calcato ripetutamente le scene del mondo vero, come loro credo, in Africa, in Asia e nel Medio Oriente, ed ho avuto la fortuna di provare l’affetto e la riconoscenza delle popolazioni locali per quello che facevo tra di loro. Non ho dubbi che moltissimi missionari onorino la loro Missione con dedizione e affrontando sacrifici inenarrabili, ma questi tre non li ho visti tra le strade di Mogadiscio in Somalia, tra quelle di Kabul o Herat in Afghanistan, nella città morta di Beirut trent’anni fa. C’erano, invece, i nostri cappellani militari, soldati e cristiani tra soldati e cristiani. Di loro me ne cale.