domenica 17 febbraio 2013

Martinez: Benedetto XVI continua il suo ministero nella forma della preghiera


Martinez: Benedetto XVI continua il suo ministero nella forma della preghiera

All’Angelus domenicale, Benedetto XVI ha invitato la Chiesa e i fedeli a rinnovarsi spiritualmente e a riorientarsi verso Dio. Un'esortazione che risuona particolarmente forte in un periodo come la Quaresima. Roberta Barbi ha raccolto in proposito la riflessione di Salvatore Martinez, presidente nazionale del "Rinnovamento nello Spirito Santo": 

R. - La Chiesa e il mondo hanno bisogno di rinnovamento. Cosa significa rinnovarsi nello spirito? Significa riordinare e riorientare la propria vita. Nel rapporto tra l’uomo e Dio c’è un "terzo incomodo" - ci ha spiegato il Santo Padre - cioè il male. L’immagine delle tre tentazioni che Gesù vince, indica al cristiano di ogni tempo cosa dobbiamo fare per vincere il male con il bene e per non lasciarci vincere dal male. E mi pare che in questo senso ci sia anche la lettura autentica di questo tempo di Quaresima, e dentro il tempo di Quaresima, della scelta del Santo Padre. Non è la scelta di un Pontefice che si arrende, che si ritira, che abbandona la Barca di Pietro, come qualcuno avrebbe voluto sostenere, o come molti credenti smarriti in questo momento sono portati a pensare. È un Pontefice che in questo dinamismo del combattimento spirituale - come egli ha ricordato nell’Angelus - non si stanca di combattere e sceglie di continuare questo ministero nella forma prima e più pura della preghiera. 

D. - Come sta vivendo il "Rinnovamento nello Spirito Santo" il gesto di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino?

R. - È una scelta che sorprende, che certamente colpisce, commuove, ma che rientra pienamente nella linearità che Benedetto XVI ci ha consegnato all’inizio del suo Pontificato: ha spiegato che non bastano soltanto le parole, le opere, la preghiera e la sofferenza - sono i quattro requisiti di un Pontificato - ma servono anche il vigore del corpo, dell’animo e la serena coscienza di aver fatto tutto quello che si poteva. Il ritenersi, il definirsi - come egli ha fatto - incapace di proseguire nell’amministrazione del ministero petrino, sono l’espressione della sua grandezza non della sua debolezza. Non è un uomo che si lascia vincere, ma che vince in questo modo. Questa espressione di una stanchezza legata all’avanzare degli anni, non ci deve far pensare a un Pontefice che dinanzi alle difficoltà abbandona il timone della barca.

D. - Il movimento ha indetto un "tempo speciale" di preghiera in sostegno del Papa e della Chiesa che coinvolgerà tutte le diocesi d’Italia: ci saranno iniziative particolari?

R. - Il Papa dice: “Mi ritiro a pregare”. E allora noi ci uniamo a lui nella preghiera. Sarà "Pontefice della preghiera". Noi vogliamo tenere vivo questo ponte nei giorni di preparazione e, poi, nei giorni del Conclave: per quattro settimane, 52 diocesi d’Italia per ogni settimana, ininterrottamente giorno e notte, faranno intercessione con lodi e suppliche per questo tempo, perché l’ascolto dello Spirito sia fecondo. Il primo di questi turni sarà proprio nella parrocchia di Sant’Anna, in Vaticano, così che l’immagine di una sede che rimane vacante a partire da quell’ora, possa essere riempita di attenzioni e di preghiere per tutta la Chiesa.

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