venerdì 15 febbraio 2013

Le lacrime del Papa per gli abusi sessuali dei preti e la congiura del silenzio (Izzo)


PAPA: LE SUE LACRIME PER GLI ABUSI SESSUALI E LA CONGIURA DEL SILENZIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 feb.

"Possano la nostra tristezza e le nostre lacrime, il nostro sforzo sincero di raddrizzare gli errori del passato, e il nostro fermo proposito di correzione, portare abbondanti frutti di grazia".
Nell'ultima riga della sua Lettera sugli abusi sessuali in Irlanda, pubblicata il 20 marzo 2010, Benedetto XVI utilizza il plurale delle dichiarazioni solenni, unendo il suo dolore sincero a quello delle vittime di tanto scempio: in altri Paesi, ricorda, "mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro, cosi' come - assicura Ratzinger in risposta a una precisa richiesta delle associazioni irlandesi degli abusati - sono disponibile a farlo in futuro".
Ma soprattutto con quel plurale Ratzinger esprime "apertamente", e senza cercare alibi per se' e per l'intera Gerarchia Cattolica, "la vergogna e il rimorso che tutti proviamo".
 "Tutti noi stiamo soffrendo come conseguenza dei peccati di nostri confratelli che hanno tradito una consegna sacra o non hanno affrontato in modo giusto e responsabile le accuse di abuso", spiega il Papa, oggi dimissionario, qualificando nello stesso modo - ed e' uno dei grandi elementi di novita' di questo straordinario documento - i crimini dei preti pedofili e la colpevole passivita' dei vescovi.  
"Seri errori furono commessi nel trattare le accuse", ammise dunque il Pontefice tedesco, che confessava di aver provato in prima persona anch'egli "lo sgomento e il senso di tradimento che molti hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorita' della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati".
A seguito di una Visita Apostolica in alcune diocesi dell'Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose", il Pontefice ha poi sostituito una decina di presuli irlandesi (sono 77 quelli rimossi in 8 anni di Pontificato in tutto il mondo) e estromesso dalla gestione pastorale ed amministrativa  il primate, cardinale Sean Brady mandando un coadiutore con pieni poteri ad affiancarlo.
Una linea di aquiescenza si era affermata  in modo sistematico dopo il Concilio Vaticano II. E se Giovanni XXIII e Paolo VI ignorarono il dramma che si sviluppava, quando il 16 ottobre 1978 venne eletto Karol Wojtyla, che arrivava da una realta' dove la Chiesa era stata osteggiata dal regime comunista con ogni mezzo, comprese accuse calunniose di pedofilia, il problema fu ancora sottovalutato, come testimonia una lettera del cardinale Dario Castrillon Hoyos, allora prefetto per il clero, che nel 2001 scrisse a un vescovo francese congratulandosi con lui per la mancata segnalazione di un prete pedofilo alla polizia. 
L'unico in Curia a difendere le vittime e cercare di rendere loro giustiza era l'allora cardinale Ratzinger che da papa ha poi completato il quadro normativo avviato con Giovanni Paolo II, consentendo un salto di qualita' nella lotta alla pedofilia che sta dando i suoi frutti, come tutti i dati recenti riconoscono. Nessuna legge statale persegue i rapporti sessuali con i minorenni - anche maggiori di 16 anni - con la stessa severita', nessuna fa decorrere i termini di prescrizione - 10 anni, cioe' il doppio che in Italia - al raggiungimento del 18esimo anno della vittima.
Ci sono certo delle zone d'ombra nella gestione dei casi prima del 2001, ma esse riguardano in primis la responsabilita' dei vescovi locali - quelli che rifiutavano il ruolo di guide e maestri preferendo la condivisione e l'amicizia - che cercavano di non istruire i processi magari convincendo i sacerdoti pedofili a chiedere la riduzione allo stato laicale per potersi sposare, come accaduto nel caso Kiesle. O coprivano i pedofili perche' rei anch'essi degli stessi crimini, come l'ex arcivescovo benedettino Weakland. Quanto ai due casi nei quali Ratzinger fu fermato dal Papa polacco, Maciel e Groer, il Pontefice ora dimissionario ebbe maggiore percezione delle tremende e impensabili realta' che riguardavano il fondatore di un importante ordine religioso e il cardinale di Vienna rispetto al predecessore. Su Groer, tra l'altro, alla fine Wojtyla si convinse, tanto che prima gli affianco' Schoenborn e poi lo confino' in un monastero in Germania. Analogo trattamento Ratzinger - che invece pote' punire Maciel solo dopo l'elezione del 19 aprile 2005 - ha riservato al cardinale di Los Angeles, Roger Mahoney (accusato di aver coperto 129 casi), che ha prima affiancato e poi sostituito arrivando infine ad autorizzare il successore, monsignor  Jose' Gomez a sollevarlo da tutti gli incarichi e dalle celebrazioni pubbliche. Ma ora i cardinali Mahoney e Brady parteciperanno al Conclave e Joseph Ratzinger se ne stara', come ha promesso, "nascosto dal mondo, in preghiera". 

© Copyright (AGI)

Nessun commento: