mercoledì 6 febbraio 2013

L'attacco ai simboli religiosi è una sconfitta di civiltà. Per il Patriarca di Mosca non si può ridurre al silenzio la Chiesa

Per il Patriarca di Mosca non si può ridurre al silenzio la Chiesa

L'attacco ai simboli religiosi è una sconfitta di civiltà


Mosca, 5. «La Chiesa, pur essendo fuori dalla lotta politica, farà sempre una valutazione morale dei processi sociali e richiamerà le parti in contrasto al rispetto reciproco e al dialogo pacifico per il bene di tutta la società»: nel discorso tenuto sabato all'assemblea dei vescovi ortodossi russi, il Patriarca di Mosca, Cirillo, ha ribadito che la Chiesa «unisce nel suo seno i cristiani ortodossi, senza fare differenza tra loro secondo un criterio politico»; tuttavia, ciò sembra non essere stato compreso da molti, «in particolare da coloro che vorrebbero usare la Chiesa come uno strumento di lotta politica e da quelli che vogliono intimidirla». Il riferimento è agli avvenimenti degli ultimi dodici mesi, quando la Chiesa «ha dovuto subire, a più riprese, attacchi esterni che si sono manifestati con tutta una serie di campagne tendenziose e calunniatrici, di sortite blasfeme, fino alla distruzione di oggetti sacri e alla profanazione di luoghi di culto». Questo in Russia, così come in Ucraina e in Bielorussia, quando «è divenuto chiaro che la Chiesa ortodossa russa non rinuncerà mai a sostenere l'unità della popolazione, sulla quale è fondata l'esistenza di ogni Paese».

Secondo Cirillo, si è trattato chiaramente di «una campagna tesa a screditare la Chiesa come detentrice di valori fondamentali e del secolare ideale morale della nostra società, con l'obiettivo di costringerci al silenzio e di farci smettere di testimoniare la verità divina». Al riguardo ha citato una lettera inviata il 31 maggio 1959 dall'allora Patriarca Alessio i al leader sovietico Nikita Chruščëv, che proprio in quegli anni diede avvio a una dura campagna antireligiosa: «Certo -- ha osservato Cirillo -- i tempi sono cambiati. Oggi non si mandano più i preti in prigione, non si chiudono le chiese, ma non è sorprendente che quelli che attaccano la Chiesa ai nostri giorni si servono degli stessi metodi propagandistici che utilizzavano quando lo Stato era nemico di Dio?». Il Patriarca di Mosca ce l'ha in particolare con alcuni settori della società civile e con una parte dei mezzi di informazione, colpevoli, secondo lui, di non comprendere che gli atti di sacrilegio oggi non possono essere accettati: «L'indifferenza, il permessivismo, il perdono frainteso e l'atteggiamento condiscendente nei confronti della profanazione dei luoghi sacri per la religione e per la nazione conducono inevitabilmente al ritorno a uno stato selvaggio in materia spirituale, all'annientamento delle barriere morali e di conseguenza all'indurimento degli uomini, alla crescita dei conflitti interetnici, alla perdita della capacità di costruire una società solidale». Come accaduto ai tempi della persecuzione, è dunque «dovere religioso» dei cristiani difendere i luoghi e gli oggetti sacri. Anche in questo caso Cirillo ha fatto ricorso ad avvenimenti del passato, ricordando l'epoca dell'iconoclasmo (VIII secolo) e della storia ecclesiastica più recente, quando, ad esempio, con la benedizione del Patriarca Tikhon (primate dal 1917 al 1925), «si costituirono associazioni nelle chiese per difendere dagli attacchi i luoghi santi e il patrimonio ecclesiale, invitando i pastori a rispettare le iniziative dei fedeli tese alla salvaguardia delle chiese».
Attacchi, quelli attuali, provenienti anche da internet: «Quando una persona fa una ricerca sulla vita della Chiesa attraverso un motore di ricerca, trova un sacco di bugie, di ipocrisia e di odio anticlericale», ha osservato il Patriarca di Mosca, invitando tutta la comunità ortodossa a essere più presente sul web, anche per ripristinare la verità
«Blog e social network -- ha affermato -- ci danno nuove opportunità per la missione cristiana. Non essere presenti lì significa manifestare la nostra impotenza e una mancanza di attenzione per la salvezza dei nostri fratelli. Ora che le reti sociali mostrano un grande interesse, non sempre univoco, per la vita religiosa, il nostro dovere è di convertirlo per una buona causa, per creare le condizioni affinché i giovani possano conoscere Cristo e la verità sull'esistenza delle persone all'interno della Chiesa». Cirillo, in particolare, si è rivolto ai preti responsabili delle parrocchie spiegando che la loro “missione su internet” dovrebbe integrare la comunicazione reale con i fedeli piuttosto che sostituirla. Un invito che fa parte di un discorso più ampio, legato non solo all'apertura di nuove parrocchie ma alla necessità che «in ogni località, anche la più piccola, ci sia un locale dove il sacerdote possa celebrare le funzioni».
L'assemblea dei vescovi, che si conclude oggi nella cattedrale di Cristo Salvatore, ha preso in esame numerosi documenti elaborati dalla commissione interconciliare. Fra essi, le disposizioni sull'elezione del Patriarca di Mosca, le proposte di modifica della Costituzione della Chiesa ortodossa russa in relazione alle competenze dei concili, la posizione circa lo sviluppo della tecnologia e del trattamento dei dati personali, la riforma del diritto di famiglia e le questioni di giustizia minorile, il tema dell'ecologia, il sostegno finanziario e sociale del clero.

(©L'Osservatore Romano 6 febbraio 2013)

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