mercoledì 20 febbraio 2013

La scelta del Papa. Sulla stampa internazionale (O.R.)

Sulla stampa internazionale

La scelta del Papa

«Giudico molto saggia la decisione di Papa Benedetto di dimettersi», ha detto lo storico inglese ottantacinquenne Paul Johnson a «Il Foglio» in un'intervista con Giulio Meotti, pubblicata martedì 19 febbraio, «decisione in sintonia con la formazione intellettuale di Joseph Ratzinger. Non vedo alcun segno di debolezza nella scelta di lasciare o di irrilevanza del cristianesimo nella vita pubblica contemporanea». Premettendo che «abbiamo tutti bisogno del Papa, anche quei laici che non lo confesserebbero mai», Johnson indica anche quella che -- a suo avviso -- è stata la caratteristica del papato di Ratzinger: «La tensione fra cristianesimo e mondo moderno. L'essere umano non è una creatura interamente secolare, ha bisogni secolari, ma ha bisogno d'altro per vivere, e qui il ruolo della Chiesa è molto importante. Amo moltissimo Ratzinger», ha aggiunto, «ha mostrato che la ragione ha una dimensione spirituale, come l'immaginazione, che per me resta la caratteristica umana più importante. È l'immaginazione che ci persuade di quanto noi siamo stati creati a immagine di Dio». Lo storico di Manchester conclude soffermandosi sul relativismo morale, «il peccato cardinale del ventesimo secolo, la ragione per la quale è stata un'epoca così disperatamente infelice e distruttiva nella storia dell'uomo. Per questo tutte le forze della società moderna sono state contro Papa Ratzinger».
Un bilancio sulla figura viene tracciato quindi da Russell Shaw in un lungo pezzo comparso sull'ultimo numero del settimanale statunitense «Our Sunday Visitor».
«Poche persone nei tempi moderni hanno influenzato la Chiesa cattolica così in profondità o così a lungo come ha fatto Benedetto XVI» scrive Shaw. «Come teologo durante il concilio Vaticano II tra 1962 e 1965; come capo della Congregazione per la Dottrina della Fede (dal 1981 al 2005); e specialmente come leader spirituale mondiale dei cattolici dal 2005 alla sua rinuncia, annunciata l'11 febbraio scorso». Benedetto XVI, prosegue Shaw, «potrebbe essere stato il primo working theologian dai tempi di san Gregorio il grande ad aver occupato il papato. Se le idee hanno conseguenze, è stato una delle figure veramente autentiche del suo tempo, capace di dare forma all'agenda del dibattito pubblico fuori e dentro la Chiesa».

(©L'Osservatore Romano 20 febbraio 2013)

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