lunedì 18 febbraio 2013

La Chiesa è di Cristo: l’eredità più forte di Benedetto XVI

La Chiesa è di Cristo: l’eredità più forte di Benedetto XVI

Qual è l’immagine che Benedetto XVI ha della Chiesa? Quale eredità lascerà al suo successore? Sono questi alcuni degli interrogativi che molti si pongono, nei media e non solo. In realtà, sarebbe sufficiente ascoltare quello che il Papa sta dicendo in questi giorni per avere una risposta. “La Chiesa è di Cristo”, ha affermato con forza. La Chiesa ha bisogno di “rinnovarsi nello spirito”, ha ribadito ieri. A dieci giorni dalla fine del suo Pontificato, riprendiamo dunque alcuni passaggi degli ultimi interventi di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro Gisotti:  

“Per il bene della Chiesa”. Dall’inizio del suo ministero petrino, Benedetto XVI lo ha testimoniato con i suoi gesti, con le sue parole, con la sua stessa persona. Il bene della Chiesa prima di tutto, perché la Chiesa non appartiene a noi, neppure a Pietro. La Chiesa è di Cristo. Ed è questo il significato più profondo della sua rinuncia:

“Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza (…) Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura”. (Udienza generale, 13 febbraio 2013)

Ma se la Chiesa è di Cristo, allora sono inconciliabili con Essa i protagonismi, le divisioni, il mettere l’io davanti a Dio. Significativamente, Benedetto XVI rinuncia al suo ministero in Quaresima, tempo forte di penitenza, conversione e rinnovamento spirituale. Un rinnovamento che inizia con la denuncia del male che strappa le vesti di Cristo:

“Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”. (Rito delle Ceneri, 13 febbraio 2013)

La visione del Papa per l’avvenire della Chiesa non è pessimista. Tutt’altro. Benedetto XVI sa e ci ricorda che “il futuro è di Dio” e che la Chiesa è viva, è “sempre giovane” perché Cristo è vivo, “Egli è veramente risorto”. Bisogna allora guardare con fiducia al futuro, vivere quello spirito pentecostale che aveva contraddistinto il Concilio Vaticano II, bussola sicura per la Chiesa nel mare agitato della contemporaneità: “Noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C'era un’aspettativa incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, veramente che venisse una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa”. (Incontro con i sacerdoti romani, 14 febbraio 2013)

Una nuova era della Chiesa che inizia ritornando al cuore dell’avvenimento cristiano: l’incontro con Gesù. 
Ecco qual è l’unico vero programma che Benedetto XVI ci affida per il futuro: mettersi in ascolto della parola e della volontà del Signore e lasciarsi guidare da Lui:

“La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a riorientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore. In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa”. (Angelus, 17 febbraio 2013)

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