giovedì 21 febbraio 2013

In quattro anni un crescendo di allarmi del Papa sul male nella Chiesa (Izzo)

PAPA: IN 4 ANNI UN CRESCENDO DI ALLARMI SUL MALE NELLA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 feb. 

"Se vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni con gli altri… Camminate secondo lo Spirito". 
Esattamente 4 anni fa,  il 20 febbraio del 2009, il Papa ha scelto di commentare a braccio questo richiamo di San Paolo ai Galati, una delle prime comunita' cristiane, che, spiega ai seminaristi del Laterano che lo ascoltano, "non era piu' sulla strada della comunione con Cristo, ma della legge esteriore della 'carne'. 
"Vediamo bene - scandisce tra la meraviglia dei presenti nella Cappella della Madonna della Fiducia - che anche oggi ci sono cose simili".
"Invece di inserirsi nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo che e' la Chiesa, ognuno - denuncia il Papa teologo - vuol essere superiore all'altro e con arroganza intellettuale vuol far credere che lui sarebbe migliore. E cosi' nascono le polemiche che sono distruttive, nasce una caricatura della Chiesa, che dovrebbe essere un'anima sola ed un cuore solo". Ed ecco lanciato il primo monito, che non e' stato raccolto.
Meno di un mese dopo, il Pontefice oggi dimissionario prende carta e penna e torna sullo stesso concetto: "purtroppo ancora oggi nella Chiesa c'e' il mordersi e il divorarsi a vicenda, come espressione di una liberta' male intesa", scrive nella Lettera a tutti i vescovi del mondo, in risposta alle polemiche sul perdono concesso ai vescovi lefebvriani (tra i quali il negazionista Williamson, della cui sottovalutazione dell'Olocausto pero' Papa Benedetto none era a conoscenza a causa dell'incapacita' della Curia di gestire situazioni cosi' delicate).
Nelle Lettera del 12 marzo 2009, Benedetto XVI parla con amarezza delle polemiche planetarie: "A volte si ha l' impressione che la nostra societa' abbia bisogno di un gruppo, almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio". E ancora: "Se qualcuno osa avvicinarglisi, in questo caso il Papa, perde anche lui il diritto alla tolleranza e puo' pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo". 
Parole queste ultime che lasciano comprendere come si senta avvilito per gli attacchi subiti. E siamo solo alla vigilia del 2010, l'annus horribilis nel quale sono venuti fuori gli scandali sugli abusi negli Stati Uniti, in Germania e Irlanda. 
Ai cattolici di questo paese, in una lettera datata 19 marzo, giorno del suo onomastico, Joseph Ratzinger confida di aver versato le sue lacrime venendo a conoscenza delle sofferenze di tanti innocenti, ma questo non gli ha risparmiato lo strazio di false accuse con le quali soprattutto nel 2010 si e' tentato di coinvolgere prima il fratello ("colpevole" di aver dato forse un ceffone a qualche piccolo corista della Cattedrale di Ratisbona) e poi addirittura il Papa stesso nello scandalo, facendolo passare ingiustamente come un insabbiatore, mentre in realta' altri cardinali di Curia gli avevano impedito di procedere contro il fondatore dei Legionari Marcial Maciel e l'arcivescovo di Vienna, cardinale Groer, spingendo l'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede a chiedere di lasciare il suo incarico. Giovanni Paolo II volle che restasse al suo posto e consenti' che le inchieste fossero alla fine avviate.
L'11 maggio successivo sull'aereo che lo porta a Lisbona, Benedetto XVI pronuncia parole inequivocabili: "non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall'interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si e' sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la piu' grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessita' della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia".
C'e' poi l'autentica "via Crucis" degli incontri con le vittime della pedofilia (in Vaticano, negli Stati Uniti, in Australia, a Malta, in Gran Bretagna e in Germania), con l'incoraggiamento costante alle vittime (al maltese Lawrence Grech, il 18 aprile 2010 ha detto: "sono molto orgoglioso di te, preghero' per te per avere il coraggio di raccontare la tua storia. Spero che questa esperienza cambi la mia vita e che mi dia la forza di andare da mia figlia e dirle: io credo". E nella cappella della Nunziatura a Washington, dove il Papa ha ricevuto un piccolo gruppo di persone vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero l'arcivescovo di Boston, cardinale Sean O'Malley che li accompagnavano ha consegnato al Papa un libretto con mille nomi di vittime che hanno denunciato i loro carnefici in talare per i crimini compiuti nella sola diocesi di Boston. Pochi mesi dopo a Sydney, incontrando le vittime dell'Australia il Papa ha pronunciato parole molto forti confessando "la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi in questa Nazione".
Ecco, il Papa forse si e' sentito schiacciato da quella "sporcizia" che aveva denunciato nella famosa meditazione del Venerdi' Santo del 2005, e che non e' riuscito a rimuovere del tutto, e che si annida anche nella Curia Romana, come dimostra il "Caso Vatileaks" e certifica la relazione dei tre "saggi" che hanno indagato, il cardinali ultraottantenni Julian Herranza, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi. Quelle pagine ha forse in mente quando l'11 ottobre scorso Benedetto XVI, che si era affacciato per ricordare lo straordinario discorso di Giovanni XXIII "alla Luna", quello della carezza inviata ai bambini, gela l'entusiasmo dei 40 mila ragazzi dell'Azione Cattolica che stavano ancora scandendo il suo nome (guidati dal giornalista Rosario Carello che aveva animato l'incontro). 
"Cinquant'anni fa in questo giorno - sono le sue parole - anche io sono stato qui in Piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si e' affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bonta', parole del cuore. Eravamo felici e pieni di entusiasmo. Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse piu' sobria, una gioia umile". "In questi cinquant'anni - confessa - abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c'e' sempre anche la zizzania. 
Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilita' umana e' presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: 'il Signore dorme e ci ha dimenticato'". Esattamente quattro mesi dopo, l'11 febbraio, Benedetto XVI annuncia a sorpresa la propria volonta' di lasciare il Ministero Petrino. 
Nessuno si aspettava questo gesto, anche se le dimissioni del Papa erano considerate una teorica possibilita' dopo l'intervista del 2010 a Peter Seewald, nella quale - si era nel pieno della bufera dello scandalo degli abusi - aveva dichiarato: "Quando il pericolo e' grande non si puo' scappare. Ecco perche' non e' il momento di dimettersi. Ci si puo' dimettere in un momento di serenita' o semplicemente quando non ce la si fa piu'. Ma non ci si puo' tirare indietro e dire: ci pensi un altro". 
Al giornalista che lo incalzava per sapere se era immaginabile allora una situazione in cui sarebbe stato opportuno dimettersi, la risposta era stata: "quando giunge alla chiara consapevolezza di non essere in grado di continuare, in questo caso il Papa ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi". 

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1 commento:

Anonimo ha detto...


Se non c'è riuscito il papa Benedetto XVI a cambiare cosa ci fa credere che ci riuscirà un altro? La lobby omosessualista e filopedofila al potere in Vaticano finirà per eleggere uno dei loro e la rinuncia del papa si rivelerà controproducente e disastrosa.
La profezia di Malachia sulla fine del papato e della Chiesa cattolica si sta compiendo sotto i nostri occhi...