venerdì 8 febbraio 2013

In dialogo con i nuovi movimenti (Riccardo Burigana)


Concluso a Varsavia l'incontro annuale del Comitato congiunto del Ccee e della Kek

In dialogo con i nuovi movimenti

di Riccardo Burigana

Con il titolo «Fede e religiosità in un'Europa che cambia. I nuovi movimenti cristiani in Europa: sfide o opportunità?», si è conclusa mercoledì scorso a Varsavia la riunione annuale del Comitato congiunto del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek). Obiettivo dell'incontro -- si legge nel comunicato finale -- è stato quello di «rinnovare l'impegno per la ricerca di una comunione ecclesiale che si ponga al servizio della testimonianza e dell'annuncio di Gesù Cristo ai popoli dell'Europa».
Il Comitato, creato nel 1972, rappresenta tuttora il più alto livello di dialogo ecumenico tra il Ccee e la Kek, le quali hanno deciso di proseguire una riflessione sulla situazione religiosa, culturale ed economica dell'Europa.
A Varsavia, ospiti della Conferenza episcopale polacca, si è discusso il tema dei cambiamenti in atto in Europa nel rapporto tra gli uomini e le donne con Dio, soprattutto alla luce della nascita e della crescita delle comunità evangelicali, molte delle quali composte quasi esclusivamente da immigrati. La scelta di questo tema è stata anche determinata dalle difficoltà, comuni a molte Chiese e comunità ecclesiali in Europa, di trovare delle forme di dialogo con queste nuove comunità. Proprio per la complessità del tema si è deciso di affrontarlo sotto una triplice prospettiva: una presentazione storico-sociologica di questo fenomeno, una riflessione sull'esperienza delle Chiese tradizionali riguardo la presenza dei nuovi movimenti e, infine, una prima analisi di come affrontare tale situazione da un punto di vista pastorale.
Al termine dell'incontro è emerso come il tema preso in esame costituisca una questione centrale non solo per la vita delle Chiese e delle comunità ecclesiali europee, ma anche per lo stesso movimento ecumenico, come già era stato affermato nella Charta Oecumenica che, sottoscritta nel 2001, deve costituire ancora un punto di riferimento per i cristiani europei nella costruzione dell'unità della Chiesa. Proprio nella Charta Oecumenica si poneva l'urgenza di prendere in esame le questioni poste anche da questi cristiani, che non avevano partecipato al percorso di redazione e di discussione. Già allora, si diceva che era necessario cercare delle forme per creare un dialogo con questi cristiani; al tempo stesso si sosteneva che era importante porre una distinzione tra coloro con i quali esisteva o poteva esistere un dialogo e coloro che invece attaccavano semplicemente la Chiesa e i valori cristiani, ponendosi al di fuori di una qualsiasi forma di dialogo.
A Varsavia -- come emerge anche dalla lettura del documento finale -- la presenza in Europa di questi gruppi religiosi, che comprendono anche le comunità neo-pentecostali, è stata ampiamente discussa, partendo proprio da un'analisi quantitativa che si è fondata su una serie di studi scientifici con i quali si è cercato di descrivere e di analizzare la presente dimensione multireligiosa dell'Europa. Ci si è interrogati anche sulle cause della forte crescita di queste comunità, che pongono ai cristiani una duplice sfida: da una parte un rilancio dell'evangelizzazione e dall'altra un rinnovamento della vita delle Chiese e delle comunità ecclesiali. Particolare preoccupazione è stata espressa per la condizione dei tanti immigrati che giungono in Europa; spesso le difficoltà che essi incontrano nell'accoglienza e nell'integrazione li spinge a cercare una sorta di rifugio in queste nuove espressioni religiose. Non si tratta di un fenomeno che appartiene alla sola Europa, dal momento che esso avviene in molti Paesi a forte immigrazione.
Accanto a questa riflessione, che ha voluto essere solo il primo passo di un cammino più ampio per una comprensione della nuova situazione religiosa contemporanea, il Comitato ha rinnovato l'impegno dei cristiani europei a farsi costruttori di pace, anche attraverso la preghiera quotidiana, oltre che con la definizione di nuovi progetti di sostegno alle iniziative per la pace. Si è espressa preoccupazione per la situazione di pericolosa instabilità nell'Africa settentrionale e nel Medio Oriente. Il Ccee e la Kek hanno riaffermato l'importanza di costruire forme di dialogo stabili che costituiscano via privilegiata per superare ogni forma di violenza nella prospettiva di realizzare una pace fondata sul rispetto dei diritti umani e della giustizia. L'incontro di Varsavia è stata inoltre l'occasione per un comune aggiornamento sullo stato delle tante iniziative che coinvolgono i cristiani europei nell'opera di evangelizzazione. Da parte del Ccee c'è stata la presentazione di quanto è stato fatto ed è stato programmato in questo Anno della fede, ponendo l'accento sulle iniziative legate alla celebrazione del 50° anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II, che ha dato origine a una stagione particolarmente feconda per il dialogo ecumenico e per la missione della Chiesa cattolica. È stata fatta anche una relazione sui lavori del recente sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione nello spirito di una condivisione di speranze e di preoccupazioni su un tema considerato tanto importante anche a livello ecumenico. La Kek ha invece presentato lo stato di preparazione della prossima assemblea generale, prevista a Budapest dal 3 all'8 luglio, che sarà chiamata ad affrontare proprio il tema della missione della Kek in Europa di fronte ai cambiamenti che stanno attraversando le Chiese e la società, aprendo nuovi scenari nel campo dell'evangelizzazione e nella definizione della natura e degli scopi del movimento ecumenico. A Budapest si parlerà anche della struttura della Kek, che raccoglie 115 membri e 40 organizzazioni associate.
Il comitato si è dato appuntamento al febbraio 2014, dopo che da parte di tutti è stato espresso un ringraziamento speciale al Signore per il clima di fraterno dialogo con il quale si sono svolti i lavori, proprio nello spirito di una comunione, alimentata dalla preghiera, da vivere nella quotidianità dell'annuncio di Cristo al mondo.

(©L'Osservatore Romano 8 febbraio 2013)

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