martedì 5 febbraio 2013

Il patriarca di Babilonia dei Caldei in udienza da Benedetto XVI prima del rito in San Pietro


Il patriarca di Babilonia dei Caldei in udienza da Benedetto XVI prima del rito in San Pietro

Riconciliazione e pace per l'Iraq

In Iraq e nel mondo intero i cristiani possano fermare l'inimicizia e rendere sicura la via della fraternità universale. Lo ha detto, lunedì mattina, 4 febbraio, nella cappella del Coro della basilica Vaticana, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e delegato di Benedetto XVI a presiedere la pubblica significazione della Ecclesiastica Communio concessa al nuovo patriarca di Babilonia dei Caldei, mar Louis Raphaël i Sako. La celebrazione della Qurbana, -- presieduta dal patriarca e dal cardinale prefetto -- si è svolta subito dopo l'udienza privata con il Pontefice.
Dopo aver ricordato l'elezione canonica del patriarca, avvenuta il 31 gennaio, quale nuovo caput et pater della Chiesa di Babilonia dei Caldei, il cardinale Sandri ha espresso il suo ringraziamento a Benedetto XVI, «del quale abbiamo sperimentato anche stamane la paterna sollecitudine. Gli esprimo speciale riconoscenza per l'onore di rappresentarlo nella pubblica significazione della Ecclesiastica Communio che le ha concesso». Il porporato, citando le lettere del Papa che hanno accompagnato la concessione, ha posto in evidenza il fatto che in esse il Pontefice «menziona la grazia del martirio, non solo come prezioso dono dei tempi passati, bensì come permanente dimensione della autenticità cristiana».
Il cardinale ha poi ricordato la sua recente visita in Iraq, nella quale aveva «evocato proprio la croce gloriosa di Gesù. E la scelta del nuovo patriarca caldeo avvenuta al Celio, il colle di Roma dove i padri passionisti hanno piantato il vessillo del Crocifisso che è risorto, l'ha simbolicamente confermata quale fonte di vita e risurrezione».
Il cardinale Sandri ha quindi voluto affidare il patriarca «all'amore senza limiti di Colui che ha obbedito fino alla morte, all'amore che abbraccia cielo e terra ed abbatte ogni discordia perché sia profonda la pace», ed ha implorato speciali grazie e benedizioni «su di lei, perché come il buon Pastore possa asciugare le molte lacrime del popolo iracheno, e poi consolare, incoraggiare, correggere, sempre pacificare fratelli e figli ed accompagnarli nella testimonianza», e affinché «col servizio pastorale mite e fermo sia guida fedele, efficace e totalmente disponibile alla cura animarum».
Il porporato si è poi riferito al gesto che di lì a poco avrebbero compiuto, sostando dinnanzi alla tomba di san Pietro, per rinnovare «la professione della fede apostolica» ne ha sottolineato l'importanza nell'ottica della celebrazione dell'Anno della fede e nella cornice del cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio ecumenico Vaticano II. «Con Pietro davanti al mondo -- ha detto -- vogliamo riconoscere Gesù come il Figlio del Dio vivente. A Lui, unico salvatore, diciamo con piena convinzione: “Tu solo hai parole di vita eterna”!». Un ultimo riferimento al rito significativo dello scambio «dell'unico Pane e dell'unico calice tra la Chiesa romana e quella caldea ci indica la sorgente della comunione ecclesiale. La santa Eucaristia tutti ci unisce in Cristo. Grazie a essa i battezzati possono diventare seme di “riconciliazione, vicendevole accoglienza e pace”, secondo l'auspicio del Pontefice».
Nell'omelia della Qurbana, il patriarca Sako ha espresso la sua gioia per essere stato accolto con i vescovi caldei da Benedetto XVI e per l'Ecclesiastica Communio, come «segno di apprezzamento e d'incoraggiamento per la nostra Chiesa». Ha poi ringraziato il cardinale Sandri per aver presieduto il sinodo e il cardinale Emmanuel III Delly «per il suo servizio senza limite della Chiesa caldea durante un periodo difficile e critico». Difficoltà che ancora attendono la Chiesa caldea, la quale «ha sempre avuto un particolare rapporto di adesione alla Sede di Pietro» e dalla quale oggi più che mai ha bisogno di sostegno e di conferma nel suo impegno pastorale. Nonostante i rischi e le sfide che la comunità deve affrontare, ha detto il patriarca, «la nostra fede ci incoraggia a continuare a sperare e amare». A questo proposito, ha ribadito che la Chiesa caldea è «apostolica, non solo perché è stata fondata dagli Apostoli, ma anche perché è Chiesa martire» e «noi -- ha aggiunto -- vogliamo seguire l'esempio dei nostri martiri che hanno dato la vita per Cristo, dove troviamo la forza e la grande speranza per un futuro migliore». Il patriarca ha poi ricordato il contributo dei caldei e di tutti i cristiani del Medio Oriente alla cultura e allo sviluppo dei loro Paesi. E «nonostante l'ondata di violenza -- ha assicurato -- che sembra dominare oggi la regione», i cristiani «vogliono vivere nelle loro terre e nelle loro chiese in pace, libertà e dignità, collaborando con i loro concittadini per stabilire una convivenza pacifica e una società aperta e pluralista». In questo ambito, ha proseguito, la Santa Sede ha «un ruolo importante per garantire ai cristiani la possibilità di rimanere nel proprio Paese e mantenere il proprio ruolo». Il patriarca ha concluso elevando la preghiera per tutta la comunità caldea sparsa nel mondo, per i cristiani del Medio Oriente e i «fratelli musulmani a cui vogliamo bene».
Insieme con il cardinale Sandri e il patriarca hanno concelebrato i padri sinodali caldei, l'arcivescovo Cyril Vasil', i monsignori Maurizio Malvestiti e Khaled Ayad Bishay, don Flavio Pace, rispettivamente segretario, sotto-segretario e officiali della Congregazione per le Chiese Orientali. Terminata la celebrazione, i presuli si sono recati alla Tomba di Pietro per rinnovare la professione di fede e venerare le reliquie del Principe degli Apostoli.

(©L'Osservatore Romano 4-5 febbraio 2013)

Nessun commento: