giovedì 14 febbraio 2013

Il Papa: ecumenismo e dialogo nati per reazione ad orrori del nazismo. Rinnovare la Chiesa ma non nel senso di gruppo separato. Card. Vallini: Benedetto ha servito Dio, non si è mai tirato indietro (Izzo)

PAPA: ECUMENISMO E DIALOGO NATI PER REAZIONE A ORRORI NAZISMO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 feb. 

"L'Ecumenismo e' nato dopo le passioni sofferte dai cristiani nel tempo del nazismo, per cercare di nuovo quell'Unita'". 
E il dialogo interreligioso, nasca dalla Nostra Aetate, il documento del Concilio che voleva parlare degli Ebrei. 
"Dopo gli avvenimenti tristi di questa epoca nazista, si doveva dire una parola, perche' anche se e' chiaro che la Chiesa non era responsabile, erano stati i cristiani a fare questo". 
Lo ha affermato oggi Benedetto XVI nel suo ultimo incontro con il clero di Roma. A cascata, ha spiegato, arrivarono poi le aperture verso l'Islam e le altre religioni.
"Si capisce - ha spiegato Papa Ratzinger ai 'suoi' preti - che i vescovi arabi non volevano che l'iniziativa del Concilio sembrasse un'esaltazione dello Stato d'Israele: un'indicazione (del ruolo dell'Ebraismo nella storia della Salvezza, ndr) era necessaria, dicevano, ma se parlate su questo parlate anche di Islam, che e' l'altra grande sfida, e noi non lo abbiamo tanto capito, ma oggi sappiamo come era necessario". Poi "abbiamo pensato che c'erano anche altre religioni, soprattutto in Asia, e cosi' la Dichiarazione pensata solo sul popolo di Dio antico, e' diventata un testo per il dilaogo con tutti, anticipando quello che 30 anni fa si e' mostrato con tutta sua intensita'", ha continuato il Pontefice con evidente allusione all'iniziativa di Giovanni Paolo II di convocare ad Assisi tutti i leader delle religioni del mondo il 27 ottobre 1986, evento da lui stesso celebrato nella citta' umbra nel 2011, con un'iniziativa aperta questa volta anche agli atei. 

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PAPA: RINNOVARE LA CHIESA, MA NON NEL SENSO DI GRUPPO SEPARATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 feb. 

"Noi siamo chiesa, ma non nel senso di un gruppo separato". Giocando sull'espressione che da' il nome alla sigla piu' nota del dissenso cattolico, Benedetto XVI ha spiegato a un migliaio di preti di Roma come il rinnovamento della Chiesa, che lui stesso ha auspicato anche oggi, debba avvenire attraverso una riscoperta del Concilio Vaticano II. Anche in quel momento, ha ricordato, il tema della collegialita' dei vescovi in rapporto al popolo di Dio "appariva a molti come una lotta di potere, e forse qualcuno ha pensato al suo potere. Ma non era questo: era essere un'unica Chiesa che cammina insieme".
Al Concilio, ha sottolineato, questa tematica, "e' stata al centro di discussioni molto accanite, direi un po' esagerate". In realta', "serviva per esprimere che i vescovi insieme sono un 'corpo', continuazione del 'corpo' dei 12 Apostoli, e solo uno e' il successore di Pietro, mentre gli altri lo sono di tutti gli apostoli insieme". Mentre il concetto di popolo di Dio, "elemento di continuita' con l'Antico Testamento", era fino ad allora "un po' nascosto", "Ancora piu' conflittuale - ha rivelato - era il problema della Rivelazione: gli esegeti cattolici si sentivano in situazione di negativita' nei confronti dei protestanti che facevano le grandi scoperte. Si sentivano - cioe' - un po' handicappati per essere sottomessi al Magistero. E' stata - ha assicurato Ratzinger, che da giovane teologo fu perito al Concilio - una battaglia pluridimensionale nella quale fu decisivo Paolo VI, che con tutta la delicatezza e il rispetto propose 14 formule per ribadire che la fede e' basta sulla Parola e sulla Tradizione in quanto la certezza della Chiesa sulla fede non nasce solo da un libro isolato ma ha bisogno del soggetto Chiesa. Potevamo scegliere tra 14 formule, ma una dovevamo sceglierla", ha ricordato il Papa che lascia citando poi un episodio divertente che ha strappato risate ai presenti: aveva scritto lui, giovane teologo tedesco, un intervento piuttosto audace pronunciato dal cardinale Frings di Colonia, e quando Giovanni XXIII lo chiamo' (in realta' per complimentarsi in quanto "erano le parole giuste") il porporato salutando il suo collaboratore probabile colpevole della presunta arrabbiatura del Papa buono, scherzo': "forse quando torno non saro' piu' cardinale, e' l'ultima volta che porto addosso questa roba". 

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PAPA: VALLINI, "HA SERVITO DIO, NON SI E' MAI TIRATO INDIETRO"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 feb. 

"Ho servito il Signore, non mi sono mai tirato indietro da cio' che poteva essere utile al fine di predicare a voi e di istruirvi". Queste parole di San Paolo, che prendeva congedo in lacrime dagli Efesini, sono state evocate oggi dal cardinale vicario Agostino Vallini nel saluto rivolto al Papa dimissionario prima del suo ultimo incontro con il clero di Roma. 
"Si' Padre Santo - ha detto il cardinale Vallini con evidente commozione - non le nascondiamo che nel nostro animo si mescolano affetto e fierezza, ammirazione e rimpianto. Lei ci ha insegnato molte cose importanti con la testimonianza di una vita donata a Gesu' e alla Chiesa, con la sua passione per la verita' e l'annuncio del Vangelo e con una visione alta della vita sacerdotale, che sovrasta le visioni minuscole che talvolta si insinuano anche tra noi". 

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