giovedì 28 febbraio 2013

In modo nuovo (Vian)

In modo nuovo

Una straordinaria e commovente udienza generale e l’incontro con i cardinali sono stati gli ultimi grandi momenti pubblici del pontificato di Benedetto XVI. Un pontificato che, per la prima volta nella storia, si conclude quietamente, senza il dramma della morte del vescovo di Roma, senza i rivolgimenti che hanno portato alle rinunce papali del passato, così lontane nel tempo e così diverse da non potere essere considerate reali precedenti. Ora, in un «modo nuovo» il Romano Pontefice resta accanto al Signore in croce, mai abbandonato nel corso di una vita lunga e straordinariamente fruttuosa. Che si apre, da oggi più di prima, allo spazio riservato alla preghiera e alla meditazione.
Sì, Benedetto resta nella Chiesa, vicino al successore di Pietro che sarà scelto dai cardinali. Un gruppo di uomini, certo, ma che in modo misterioso è vivificato dal soffio dello Spirito ed è motivato da un senso di responsabilità unico, che il collegio ha dimostrato di sapere onorare, come la storia dimostra, soprattutto dalla fine del Settecento. Per questo Joseph Ratzinger è in qualche modo tornato alla sua elezione, incontrando nell’ultimo giorno del pontificato quel collegio — mai così numeroso prima di allora — che il 19 aprile 2005 l’ha votato in poche ore, anche se lui non aveva in alcun modo cercato il papato. «La Chiesa non muore mai» scriveva nel medioevo il teologo Egidio Romano, teorizzando che «durante la vacanza della sede la potestà papale rimane» nei cardinali riuniti per eleggere il Pontefice.
Del conclave di otto anni fa Benedetto XVI ha parlato anche in una piazza San Pietro stracolma e illuminata da un sole tardoinvernale: «Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi» era la domanda che si agitava in quel momento nel suo cuore e che trovò una prima risposta sulle labbra del Papa stesso, quando disse durante la messa inaugurale del pontificato che il suo programma era quello di ascoltare ogni giorno, insieme alla Chiesa, la volontà del Signore. E per otto anni Cristo ha guidato il Pontefice, come ha ripetuto, aggiungendo di non essersi mai sentito solo «nel portare la gioia e il peso» di un ruolo unico al mondo. E questo perché «il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui».
Vicinanza che, anche visibilmente, Benedetto XVI ha sperimentato dall’11 febbraio, quando ha annunciato la sua rinuncia in piena libertà e pubblicamente, ma che ogni giorno ha avvertito negli otto anni di un pontificato che la storia riconoscerà nella sua grandezza. Una grandezza non ricercata ma che si è imposta, e non soltanto in una dimensione spirituale. A Peter Seewald il Pontefice, eletto a un’età molto avanzata, ha detto che nei secoli a grandi Papi si sono alternati piccoli Papi, specificando con semplicità e senza alcuna affettazione di sentirsi un piccolo Papa, strumento nelle mani di Dio. Ma proprio per questo non solo i cattolici, né soltanto i cristiani, né unicamente i credenti, ma in gran numero donne e uomini di tutto il mondo hanno capito sempre di più di avere di fronte un Papa tra i più grandi, un grande uomo del nostro tempo.
E proprio la rinuncia, atto grave e nuovo che alcuni non capiscono, ha mostrato a tutti il coraggio mite ma fermissimo e la serenità gioiosa di quest’uomo: mai una volta, infatti, Benedetto XVI è indietreggiato davanti ai lupi e mai si è fatto sopraffare dal turbamento di fronte a sporcizia e scandali, che ha invece contrastato con determinazione. Sostenuto da tanti collaboratori, come ha più volte ripetuto, ma soprattutto dalla preghiera che per lui saliva nella Chiesa, come per l’apostolo Pietro. E forse la serenità gioiosa — che viene dalla fiducia in Dio e traspare così visibilmente dal suo volto — è il lascito più duraturo di questo Papa, che conclude nella pace e in modo nuovo un pontificato indimenticabile.
  
g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 1° marzo 2013)

Inabissamento (Fraternità di San Bonifacio)

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L'ULTIMO SALUTO DI BENEDETTO AI FEDELI

L'ultimo saluto di Benedetto XVI: "Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità"

L'omaggio del sito del Vaticano a Benedetto XVI

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Benedetto XVI, il giorno dell'addio: foto Ansa

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Un grazie ed un abbraccio filiale a Benedetto, da stasera "nascosto" in Dio (Raffaella)

Carissimi amici,
alle 20 si e' concluso il luminoso Pontificato di Papa Benedetto XVI.
Non so dirvi quante lacrime ho versato dall'11 febbraio ad oggi. Non pensavo di averne tante...
All'inizio la decisione del Santo Padre ha avuto su di me l'effetto di un vero e proprio choc. Anche se razionalmente ho compreso subito le ragioni profonde della scelta, il mio cuore ha faticato, e non poco, a farsene una ragione. Direi che c'e' ancora molta strada da fare :-)
Ieri, in occasione dell'udienza generale, ho visto Benedetto davvero sereno e pienamente sicuro della sua scelta. Come sempre e' accaduto in questi anni, e' stato il Papa ad aiutarmi a capire ed a accettare.
Egli e' sereno ed anche io devo imparare ad esserlo.
Certo non sara' facile! E' come se avessi una spina conficcata perennemente nel cuore. A volte sembra leggera, altre il dolore sembra insopportabile. Solo un'altra volta nella mia vita ho provato una cosa del genere.
Ed e' stata proprio in questa occasione che ho "conosciuto" Papa Benedetto. 
A pochi giorni dalla sua elezione, in un momento dolorosissimo della mia vita, il nuovo Pontefice mi ha teso una mano. Da allora nulla e' stato come prima. Le parole della Messa di insediamento ("Chi crede non è mai solo") hanno dato un senso completamente diverso alla sofferenza che allora stavo provando. Ed e' per me un miracolo che anche nell'udienza di ieri Benedetto sia tornato sullo stesso concetto ("Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui").
Ora sicuramente capite come mai ho deciso di aprire un blog per colui che e' subito diventato il "mio" Papa.
Come ha osservato giustamente una signora questa mattina, tante e tante volte abbiamo avuto la sensazione che Benedetto parlasse a noi personalmente, che ci chiamasse per nome, che ci aiutasse prendendoci per mano ed indicandoci la strada.
Per me e' stato cosi' e credo che cio' valga anche per tantissime persone.
Se "chi crede non e' mai solo" e' ovvio pensare che con la preghiera possiamo ancora essere vicini a Papa Benedetto. Certo! In modo diverso, in un modo che non avremmo mai immaginato...
Nonostante io abbia accettato la sua decisione di rinunciare al Ministero Petrino, ancora non posso credere che da stasera non rivedremo piu' il suo viso e non sentiremo piu' la sua voce.
Non sara' facile, forse solo il tempo potra' sanare questa ferita profonda.
Non siamo pero' soli! Non solo perche' nella preghiera il Papa ci e' vicino ma anche perche' egli, in tutta la sua vita, ci ha fatto dei doni inestimabili: i suoi libri, i grandi discorsi, le omelie, le encicliche, gli interventi "a braccio", le catechesi...
Che cosa mi manchera' di piu'? Difficile dirlo. Forse le grandi catechesi del mercoledi' o le lectiones "a braccio", forse il dialogo con i bambini o con i giovani. Forse le grandi omelie o i magnifici discorsi...
Non so...non posso scegliere :-))
Mi manchera' Joseph Ratzinger come uomo, come teologo, come vescovo e come Papa.
Il vuoto che lascia e' immenso. Ho iniziato a scrivere questo post nel primo pomeriggio, poi e' stato un fiume di lacrime. Credo di avere sofferto piu' oggi di quel 26 aprile 2005 perche' allora il distacco era in qualche modo preparato...
Benedetto si e' caricato sulle spalle la croce del peccato della Chiesa. Lo ha fatto liberamente e deliberatamente. Ancora una volta ha deciso di fare il bene di tutti sacrificando se stesso per gli altri e per Dio.
Sono tanto orgogliosa del mio Benedetto.
Gia' ci manchi tantissimo, straordinario ed umile lavoratore nella Vigna del Signore!
Ti vogliamo bene e te ne vorremo sempre. Sappiamo che tu senti il nostro amore come noi sentiamo il tuo.
GRAZIE! GRAZIE DI TUTTO!
Dio ti ricompensi per il tuo cuore grande.
Ti abbracciamo
Raffaella

Il Papa: "Sono un semplice pellegrino che inizia l'ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra"


"Sono un semplice pellegrino che inizia l'ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra"

"Grazie, cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del Creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto!". Queste le prime parole rivolte da Benedetto XVI ai fedeli riuniti davanti il Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. "Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti: sarò Sommo Pontefice della Chiesa cattolica, fino alle otto di sera, poi non più". "Sono semplicemente un pellegrino - ha proseguito - che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra. Ma vorrei ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie!". Quindi, il Santo Padre ha impartito la sua benedizione apostolica ai presenti.   

Il Papa era giunto alle 17.23 a Castel Gandolfo, all'eliporto delle Ville pontificie, accolto dal suono delle campane della diocesi laziale di Albano: Benedetto XVI aveva lasciato il Vaticano in elicottero alle 17.07, sempre al suono delle campane e volteggiando sopra Piazza San Pietro per salutare i tanti i fedeli qui radunati per rivolgergli l'ultimo commosso saluto di Roma e gridando il loro grazie al Papa. Grande la commozione tra la gente. L'elicottero ha sorvolato il Colosseo e San Giovanni in Laterano: bellissime le immagini trasmesse dal Centro Televisivo Vaticano.

Poco prima delle 17.00, nel cortile di San Damaso, Benedetto XVI era stato salutato dai superiori della Segreteria di Stato, guidati dal cardinale Bertone, dai cardinali Vallini e Comastri e dal picchetto della Guardia Svizzera. Passando davanti alla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani, si è poi recato in auto all'Eliporto dove è stato accolto dal cardinale decano Angelo Sodano e dal cardinale Lajolo. Di qui la partenza in elicottero.

A Castel Gandolfo, il Papa è stato accolto dal cardinale Bertello, mons. Sciacca, dal vescovo di Albano mons. Semeraro, dal direttore delle Ville pontificie Petrillo, dal sindaco e dal parroco di Castel Gandolfo. Anche qui tanti i fedeli che hanno voluto accoglierlo per testimoniare affetto e gratitudine. Benedetto XVI resterà nella residenza di Castel Gandolfo circa due mesi, per poi rientrare in Vaticano come Papa emerito e risiedere nel Monastero "Mater Ecclesiae", una volta restaurato, già residenza delle Suore Visitandine di clausura. Alle 20.00 termina il suo pontificato e ha inizio la sede vacante. 

A Castel Gandolfo, continuano a rimanere nella piazza principale i tanti fedeli che hanno salutato Benedetto XVI. Ce ne parla la nostra inviata Gabriella Ceraso:   

Sono 400 anni che i Papi vengono a Castel Gandolfo, ma ciò che questa tranquilla cittadina vive oggi non ha precedenti. E i volti dei tanti che riempiono la piazza lo esprimono chiaramente: sono parrocchie intere, famiglie, religiosi, rappresentanti di Movimenti e Associazioni, ragazzi arrivati anche in pellegrinaggio. Sentiamo le loro voci:

R. – Sono venuta perché volevo stare più vicina al Papa.

D. – Cosa dire al Papa?

R. – Grazie per la sua fede, per il suo insegnamento.

R. – Siamo di tutti i Paesi: Perù, Argentina, Costa d’Avori, Filippine, Brasile … e vogliamo manifestare a Benedetto XVI la nostra vicinanza nella preghiera e dirgli che continueremo ad attingere al suo magistero. Li ci ha illuminati, in questi otto anni: lo abbiamo sentito come un padre. Come un catechista che ci ha preso per mano e in questi anni ci ha guidati. 

R. – Gli vogliamo dire che gli vogliamo tanto bene, e gli chiediamo che preghi per noi.

R. – Siamo qui per dare sostegno al Papa.

R. – Soprattutto, ci sentiamo privilegiati di poter vivere questo momento storico, con lo stesso atteggiamento che ha avuto lui: quello di ritrovare il rapporto con Dio, cioè l’essenzialità.

R. – Ci insegna a mettere al primo posto Dio ma anche l’umiltà verso gli altri.

D. – Questo periodo che si aprirà da oggi in poi è un periodo di attesa. C’è del vuoto, in voi, o c’è la speranza?

R. – La speranza c’è perché noi crediamo in Dio.

R. – Non possiamo temere nulla. Sono felice di essere qua.

“La tua umiltà ti ha reso grande. Conta sulla nostra preghiera”, si legge sugli striscioni. “Grazie” è la parola più ricorrente. 

© Copyright Radio Vaticana 

CIAO DOLCISSIMO PAPA BENEDETTO

Quando riusciro' a smettere di piangere prometto di scrivere qualcosa di sensato.

L'addio di Benedetto: ''Non più Pontefice ma pellegrino''

IL PAPA LASCIA IL VATICANO: DIRETTA SU TELEPACE

Castel Gandolfo, calato il drappo pontificio sul balcone da cui si affaccerà il Papa


Papa: Castel Gandolfo, calato drappo pontificio su balcone da cui si affaccera'
                    
Castel Gandolfo (Roma), 28 feb. (Adnkronos) -Il drappo pontificio con lo stemma papale e' stato calato sul balcone del palazzo apostolico dal quale Benedetto XVI si affaccera' per il suo ultimo saluto da Papa diretto ai fedeli. Il suo arrivo e' previsto intorno alle 17.30, dopo che l'elicottero che decollera' alle 17 dal Vaticano atterrera' all'eliporto delle Ville Vaticane nel territorio al confine tra Castel Gandolfo e Albano.

Addio Papa, il commento video di Giacomo Galeazzi

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Il comandante delle Guardie Svizzere: il Papa un esempio per ognuno di noi


Il comandante delle Guardie Svizzere: il Papa un esempio per ognuno di noi

Dalle 21 di questa sera, come annunciato, la Guardia Svizzera pontificia cesserà dal suo servizio di protezione della persona del Papa. Ma un incarico che finisce per motivi statutari non cancella certamente gli anni di vicinanza durante i quali, dai vertici alla base del Corpo militare vaticano, tutti hanno imparato a stimare Benedetto XVI, per la sua testimonianza di fede e per il tratto gentile dei modi. Ne parla il comandante della Guardie Svizzere, Daniel Rudolf Anrig, intervistato dal Mario Galgano della redazione tedesca della Radio Vaticana: 

D. – Nel corso del Pontificato di Benedetto XVI, lei è stato a fianco del Pontefice per poco più di quattro anni: quale è stata la sua esperienza?

R. – Benedikt XVI. ist sicher für uns Katholiken…

Per noi cattolici, ma credo per tutti i cristiani, Benedetto XVI è un esempio da seguire nella ricerca della verità. Le sue omelie, i suoi discorsi, sono stati sempre caratterizzati dalla sua sensibilità e dalla sequela della Parola di Dio.

D. – La Guardia Svizzera è composta essenzialmente da giovani: come descrivere questo rapporto, tra il Papa e i giovani della Guardia Svizzera?

R. – Die päpstliche Schweizergarde hat das Privileg…

La Guardia Svizzera pontificia ha il privilegio di reclutare in Svizzera persone aperte innanzitutto al servizio militare, ma poi anche al messaggio della Chiesa. Si è sempre percepita la cordialità del Santo Padre quando incontrava le Guardie svizzere, sia durante il loro servizio ma anche al momento del loro congedo.

D. – Come ha vissuto nelle ultime settimane e negli ultimi giorni il Pontefice? Ha percepito qualche cambiamento nella persona di Benedetto XVI?

R. – Benedikt XVI. ist ganz klar ein Mann der Bescheidenheit…

Indubbiamente, Benedetto XVI è un uomo umile, un uomo esemplare per noi tutti. Abbiamo sentito come la simpatia che il popolo, i pellegrini gli hanno dimostrato lo abbiano molto commosso. Standogli vicino, l’abbiamo potuto percepire chiaramente.

D. – Cosa gli augura per il futuro?

R. – Ich denke, ich spreche im Namen aller Gardisten…

Credo di poter parlare a nome di tutte le Guardie Svizzere: che lo accompagnano con la preghiera e che il Signore lo benedica per il tempo che seguire la rinuncia alla Sede apostolica.

© Copyright Radio Vaticana 

Piegate le ginocchia e alzate lo sguardo. L'ultima udienza generale del Papa (Bertocchi)


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Piegate le ginocchia e alzate lo sguardo

(Lorenzo Bertocchi – La Voce di Romagna)

Benedetto XVI, davanti a una folla di fedeli, ha tenuto la sua ultima udienza del mercoledì, da domani alle ore 20 la sede petrina sarà vacante.
Dal punto di vista umano noi siamo ancora sgomenti per la scelta, certamente inusuale, di abdicare dal ministero a lui assegnato il 19 aprile 2005, anzi a volte abbiamo faticato a comprenderne il significato. Con lo sguardo piegato sulle cose di quaggiù è difficile accettare che un Papa rinunzi al ruolo di Vicario di Cristo, in fondo c'è la preoccupazione che anche il ruolo del papato possa venire svuotato agli occhi di un mondo che, oggi come ieri, fa di tutto per contrastare la barca di Pietro.
Il Papa, invece, spiazza tutti e ci invita ad alzare lo sguardo alle cose di lassù, verso quel Cielo che troppi vorrebbero vuoto e altri se lo fabbricano a propria immagine e somiglianza. Rischio, quest'ultimo, che corriamo tutti. Benedetto XVI ci richiama al fatto che “la Chiesa non è mia, non è nostra, ma è Sua. E il Signore non la lascia affondare”, dandoci una lezione di fede con cui tutti, laici e consacrati, preti e monsignori, siamo chiamati a confrontarci.
Le ultime parole della sua ultima udienza del mercoledì ci ricordano che non dobbiamo perdere mai questa visione di fede, “che è l'unica visione della Chiesa e del mondo”, cioè solo tenendo alto lo sguardo alle cose di lassù sapremo valutare correttamente le cose del mondo.
Il Papa non scende dalla croce, ma “resta in modo nuovo presso il Signore Crocifisso”. Parole urticanti per il mondo di oggi che ha perso quasi completamente il senso del sacro e la dimensione spirituale. Benedetto XVI ci dice dell'importanza di una vita di preghiera ricordando come proprio San Benedetto da Norcia, di cui porta il nome, ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all'opera di Dio.
Questo primato di Dio è il più grande insegnamento che ci viene consegnato. A volte siamo tentati di risolvere i mali e i problemi del mondo con le sole nostre forze, vediamo guerre, aborti, violenze, divorzi, persecuzioni, pensiamo alla crisi economica, alla crisi della Chiesa, e vorremmo risolvere tutto noi. Gesù disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”, ma avviando gli apostoli alla missione disse anche: “io sarò con voi fino alla fine del mondo”. E' questa certezza che si respira nelle parole del Santo Padre, una certezza che noi tutti dobbiamo recuperare se vogliamo sperare di poter contribuire al bene della Chiesa.
Proprio per portare avanti il bene della Chiesa e non se stessi il Papa ha trovato il coraggio di compiere un passo indietro, pur consapevole “della gravità e novità” di questa scelta. Quanti di noi hanno questa libertà? Quanti di noi riescono ancora ad alzare gli occhi al Cielo? Un monito anche ai Cardinali che stanno per avviarsi al Conclave.
Se amiamo il mondo oltre misura perdiamo tutto, se amiamo Dio oltre misura guadagniamo tutto: “Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!”
Tutto dipende da dove abbiamo la nostra patria, se la mettiamo solo in terra, allora non avremo che terra, se la mettiamo in Cielo, allora anche la “terra”  comincerà ad apparirci come grande segno del divino. La bellezza salverà il mondo, scriveva Dostoevskij, invece, sembra che la bruttezza sia diventata la regina del mondo, lo vediamo nell'arte, nella musica, nella moda, in teatro, nei rapporti tra le persone, nella politica, persino in certe liturgie e in certe prediche insipide.
Forse sta arrivando la fine del mondo, o forse no. Non sta a noi lambiccare con le cose ultime, a noi -  ci ricorda il Papa – spetta la responsabilità di tenere i cuori rivolti verso l'alto. Ci chiede di pregare per lui e di pregare per i Cardinali che dovranno scegliere il suo successore. Lo faremo. Il Papa ci insegna a piegare di nuovo le ginocchia: Sursum Corda!

© Copyright La Voce di Romagna, 28 febbraio 2013

L'omaggio di Skytg24 a Papa Benedetto

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Benedetto XVI: ultimo giorno da Papa: video di Sky

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Il Papa ai cardinali: siate docili allo Spirito, io prometto "reverenza e obbedienza" al mio successore (AsiaNews)

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La veste bianca di Benedetto XVI (Rusconi)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

LA VESTE BIANCA DI BENEDETTO XVI 


di GIUSEPPE RUSCONI

dal sito “ www.rossoporpora.org “, 27 febbraio 2013

Indosserà una veste talare bianca (senza mantellina) e sarà  chiamato “Sua Santità Benedetto XVI Papa emerito o Romano Pontefice emerito”. Lo ha comunicato ieri nella conferenza-stampa ormai quotidiana padre Federico Lombardi, ponendo così il punto finale a una questione solo apparentemente marginale, ma in realtà di profondo impatto simbolico. Infatti, se Joseph Ratzinger si fosse fatto chiamare “vescovo emerito di Roma”, non avrebbe più potuto indossare una veste bianca: rispondendo alla nostra domanda in materia il portavoce della Santa Sede ha definito tale tesi “lecita”. L’indossare una veste bianca lascia anche intendere che papa Ratzinger farà una vita molto ritirata sia a Castelgandolfo che dentro il Monastero Mater Ecclesiae: susciterebbe infatti tanti interrogativi il vedere in pubblico due vesti bianche insieme.
L’anello “del Pescatore” non sarà più al dito del Papa emerito così come il sigillo: ambedue saranno consegnati, per essere resi inutilizzabili, al camerlengo cardinale Bertone quando quest’ultimo lo richiederà. Padre Lombardi ha poi confermato che il cardinale decano Angelo Sodano convocherà venerdì primo marzo tutti i cardinali (elettori e non elettori) per la prima Congregazione generale, prevista probabilmente per lunedì 4 marzo. Molti porporati saranno in ogni caso già a Roma, sia per l’ultima udienza generale di mercoledì che per il saluto di giovedì mattina. Diventa così possibile che già nella prima Congregazione generale (a meno che non si sviluppa un’ampia e controversa discussione sull’argomento) si possa decidere la data di inizio del Conclave, che potrà essere anticipata (forse intorno al 10 marzo) grazie alla modifica – resa nota due giorni fa - apportata dal Papa all’articolo 37 della Costituzione ‘Universi dominici gregis’. I cardinali elettori (ridotti a 115 con l’esclusione odierna per raggiunti limiti d’età del cardinale ucraino Husar, con la rinuncia per malattia del cardinale indonesiano Darmaatmadja e con l’autoesclusione per ragioni personali del confratello scozzese O’ Brien), dovranno alloggiare dalla vigilia del Conclave presso la Domus Sanctae Marthae (le camere saranno assegnate per sorteggio durante il pre-conclave). Si è poi appreso che i documenti personali seguiranno papa Ratzinger a Castel Gandolfo e che il servizio alla sua persona da parte delle Guardie Svizzere terminerà con la chiusura del portone del Palazzo pontificio alle 20.00 di giovedì 28 febbraio.
A proposito di dignità cardinalizia e voto in Conclave, ritorniamo sulle parole di lunedì dell’arcivescovo Celata, che ha precisato come il Papa possa spogliare un porporato ritenuto indegno della dignità cardinalizia: in questo caso tale porporato non potrebbe più partecipare al Conclave. Se però la dignità cardinalizia non viene tolta, tutti i porporati – anche se ‘discussi’ -hanno il diritto di sedere in Conclave, a meno che autonomamente non sentano l’opportunità di rinunciarvi. Come è stato il caso lunedì del cardinale Keith O’ Brien. In questi ultimi giorni, infine, papa Ratzinger ha voluto (e sottolineaiamo ‘voluto’) prendere diverse decisioni importanti. Dopo la nomina del sottosegretario per i Rapporti con gli Stati Ettore Balestrero (strettissimo collaboratore del cardinal Bertone) a nunzio in Colombia, è venuto il pensionamento anticipato dell’arcivescovo di Edimburgo, cardinale O’ Brien e, ieri, la nomina del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori ad assistente generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: per l’ex-portavoce della Cei e pupillo del cardinale Ruini un incarico rilevante, la cui importanza è accresciuta anche dalla situazione di estrema confusione regnante nel Belpaese quale esito delle politiche di domenica e lunedì.

L'addio del Papa sotto gli occhi del mondo (Tg2)

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Così Benedetto ha rivelato il suo cuore (Bianchi)

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L'attesa e l'affetto dei fedeli di Castel Gandolfo per Benedetto XVI


L'attesa e l'affetto dei fedeli di Castel Gandolfo per Benedetto XVI

Sarà la piazza di Castel Gandolfo lo sfondo dell’ultimo atto pubblico di Benedetto XVI come Papa con il saluto dalla loggia centrale del Palazzo Apostolico rivolto ai fedeli presenti. “E’ in preghiera che vogliamo farci trovare, ci saranno canti e meditazioni” così al microfono della nostra inviata a Castel Gandolfo, Gabriella Ceraso, il vicario della diocesi di Albano, mons. Franco Marando: 

R. - Lo spirito è quello di dare un saluto veramente affettuoso nel momento in cui Benedetto XVI concluderà il suo impegno di vescovo di Roma, Successore di San Pietro. Egli “sale al monte” - così come ha detto - e in maniera discreta, ma molto affettuosa, vogliamo essere vicini a Lui per salutarlo, ma anche per dirgli grazie per tutta l’attenzione che in tutti questi anni di Pontificato ha voluto manifestare concretamente verso la nostra diocesi. Allora, invitiamo tutti fedeli della diocesi a ritrovarsi insieme in piazza a Castel Gandolfo. Chi vuole, da Albano, potrà fare un percorso a piedi, impegnandosi in una sorta di piccolo pellegrinaggio. Poi, alle ore 17 è previsto il Santo Rosario, le meditazioni sono proprio tratte dai discorsi del Papa.

D. - È Maria, come ha ribadito sempre tante volte anche in questi ultimi giorni, il punto di riferimento…

R. - Maria non è solo il punto di riferimento e vera costante del Magistero del Papa ma lo è stata anche nel momento stesso in cui ha annunciato la sua volontà di rinunciare al suo mandato. Lui stesso ha detto: “Affidiamo la Chiesa tutta a Maria”. In questo si intravede il desiderio di fare la volontà del Signore. Non si tratta quindi di allontanarsi da un impegno, ma di continuare a servire la Chiesa in una forma differente.

D. - Secondo lei, è anche un momento forte della nostra Quaresima?

R. - Sicuramente. Io credo che quello che ha compiuto il Papa sia un serio discernimento della volontà del Signore e la Quaresima ci chiama veramente a scrollarci di dosso quella polvere che si addensa sulle pareti della nostra anima per recuperare quella che, nella stessa Liturgia, viene chiamata “la primavera dello Spirito”.

Tra le migliaia di persone che attenderanno questo pomeriggio il Papa nella Piazza di Castel Gandolfo ci saranno anche tanti ragazzi, e per chi non potrà essere presente, l’appuntamento è sul web. Il sito della Diocesi ha pensato, infatti, di pubblicare una preghiera da pronunciare insieme quando l’elicottero papale atterrerà sul comune dei Castelli romani. Ma quanto i giovani amano Benedetto XVI e come hanno reagito alla sua decisione? La nostra inviata a Catel Gandolfo, Gabriella Ceraso, lo ha chiesto al responsabile della Pastorale giovanile di Albano don Antonio Scigliuzzo: 

R. - All’inizio, i nostri giovani sono stati un po’ disorientati. Si attendevano di poter celebrare la Giornata mondiale dei Giovani con “il nostro Papa”. Lo chiamiamo con affetto “il nostro Papa” perché, in questi anni, nel loro cuore i giovani si sono affezionati a Benedetto XVI. I messaggi che a loro ha lasciato li hanno davvero coinvolti, in modo particolare, li ha coinvolti poi quest’ultima sfida che ha rivolto ai giovani di tutto il mondo: annunciare il Vangelo e annunciarlo a tutti quei ragazzi che si sentono ancora lontani.

D. - Lei ha parlato della Giornata mondiale della Gioventù. Quanti ragazzi ci sono stati, e che cosa custodiscono? Cosa li ha segnati di più di questo Pontificato e dell’esperienza con Benedetto XVI?

R. - Nella Giornata mondiale di Madrid, abbiamo portato circa 300 giovani. È stato molto bello poter condividere con loro questo desiderio di poter incontrare il Papa, soprattutto in quella notte tempestosa. La cosa che hanno apprezzato di più del Santo Padre è il fatto che sia rimasto con loro. I giovani cercano un punto di riferimento forte. Di Papa Benedetto XVI ricorderanno sicuramente l’affetto e la gioia di annunciare la fede.

D. - In questi ultimi giorni Benedetto XVI sta insistendo tanto su questa scelta di Dio che dà pace al di là del male che c’è nel mondo, anche questa è una sfida! Pensa che loro l’abbiano sentita, l’abbiano fatta propria?

R. - In questo periodo, per i giovani, la vita non è molto facile soprattutto per le tante difficoltà che ci sono dal punto di vista del lavoro, della famiglia, sono tante le difficoltà che incontrano per inserirsi nella società, per far sentire la loro voce. Queste sono le cose che più li disorientano, rendendoli veramente vulnerabili di fronte ai tanti messaggi contrari al cammino di fede. Queste cose, delle quali sono più o meno consapevoli, certamente li stimolano a diversi interrogativi soprattutto di fronte ad un Papa che lascia il proprio Ministero per vivere una vita di preghiera. Quale tipo di vita ci chiede oggi il Papa? È questa la loro domanda! La preghiera è un punto fondamentale. I giovani hanno il desiderio di mettere ordine nella propria vita, talvolta di trovare dei punti di riferimento saldi che li rendano più consapevoli e considerano questa scelta di preghiera una scelta “rivoluzionaria”.

D. - La loro presenza è assicurata a Castel Gandolfo. Come vi state organizzando?

R. - Nell’orario in cui il Santo Padre arriverà a Castel Gandolfo, la maggior parte dei ragazzi starà lavorando. Per cui, attraverso il nostro sito internet, abbiamo pensato di vivere insieme un momento. Nel sito lasceremo un messaggio di preghiera in modo che essi possano pregare ovunque si trovino nel momento in cui il Papa lascerà Roma per venire a Castel Gandolfo. Con il resto della diocesi invece ci ritroveremo proprio a Castel Gandolfo, pregheremo insieme il Santo Rosario e vivremo un momento di preghiera e di veglia con il Papa.

© Copyright Radio Vaticana 

Comunicazione di servizio per tutti gli amici del blog :-)

Carissimi amici,
in questi giorni ho ricevuto una valanga di mail.
Vi chiedo scusa perche' non sono riuscita a stare al passo con le risposte. Ho in coda davvero una miriade di messaggi. Conto di rispondere a tutti nei prossimi giorni. Vi prego pertanto di avere un po' di pazienza e di perdonarmi per questo ritardo. Non prendetela come una scortesia. Si tratta semplicemente della mancanza del tempo necessario. Non voglio rispondere a monosillabi per cui vi prego di aspettare ancora :-)
Grazie davvero a tutti per l'affetto che mi state dimostrando.
Ho risposto subito a coloro che mi chiedevano l'indirizzo postale del Santo Padre. Ne approfitto per dire che, secondo me, si potra' scrivere a Benedetto anche a Castel Gandolfo.
E' solo una mia opinione ovviamente. Non so nemmeno se le lettere gli verranno consegnate.
Per quanto riguarda l'indirizzo mail, molti di voi mi hanno avvertito che non sono attivi gli indirizzi utilizzati in passato per inviare auguri o indirizzi di omaggio al Santo Padre. Confermo! Ho provato personalmente uno degli indirizzi e la mail "torna indietro". Non e' possibile quindi utilizzare questo canale.
In vaticano e' mancata persino questa ultima "delicatezza" nei confronti del Santo Padre. Vi stupite? Io no!
Consoliamoci: sara' l'ultima volta che faremo notare tali mancanze!
Raffaella

Alle 20 scatta la sede vacante. La Chiesa affidata a Bertone e Sodano. Il discorso del decano davanti al Papa (Izzo)


PAPA: SCATTA LA SEDE VACANTE, CHIESA AFFIDATA A BERTONE E SODANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 28 feb. 

Siamo quasi all'ora X, indicata dallo stesso Joseph Ratzinger al momento dell'annuncio: le 20 del 28 febbraio, cioe' di stasera. In quel preciso istante le Guardie Svizzere si ritireranno dal portone del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo e segnaleranno cosi' che la Sede Apostolica sara' vacante, cioe' la cattedra di Pietro restera' vuota fino all'elezione del nuovo Papa. Gli organi di governo della Chiesa per questa fase sono la Camera Apostolica (il camerlengo, il suo vice e gli uditori) che ha piuttosto il ruolo di "custodire" i beni (spirituali e materiali) della Chiesa e il Collegio cardinalizio riunito nelle Congregazioni Generali, che sotto la presidenza del cardinale decano (che e' Angelo Sodano) provvede agli affari correnti della Chiesa, pero' non ha nessun nessun potere o giurisdizione sulle questioni spettanti al Papa.
Partecipano alle riunioni anche gli ultraottantenni, e gli incontri rappresentano anche un'occasione per i porporati di conoscersi di persona e verificare i diversi orientamenti, sara' decisa la data di inizio del Conclave. Durante la "sede vacante" decadono dal loro incarico il segretario di Stato, i prefetti, i presidenti e i membri di tutti i dicasteri curiali, mentre restano nel loro ruolo il penitenziere maggiore (il cardinale Manuel Monteiro de Castro), il cardinal vicario per la diocesi di Roma (Agostino Vallini), il cardinale arciprete di San Pietro (Angelo Comastri) e l'elemosiniere (monsignor Guido Pozzo). Restano in carica anche il camerlengo (attualmente e' il cardinale Tarcisio Bertone) cosi' come il sostituto della Segreteria di Stato (monsignor Angelo Giovanni Becciu), il segretario per i Rapporti con gli Stati (monsignor Dominique Mamberti) e i segretari dei Dicasteri vaticani. Non decadono neppure i nunzi e i delegati apostolici.
Tocchera' dunque ai due ex segretari di Stato, Bertone che decade oggi e Sodano che fu riconfermato da Benedetto XVI appena eletto e poi sostituito con il salesiano, che per gli otto anni del Pontificato sono stati sempre in aperto conflitto, gestire il periodo che va da oggi all'elezione del nuovo Papa. Sodano celebrera' anche la messa "Pro eligendo Pontifice" (nel 2005 era stato l'allora decano cardinale Joseph Ratzinger): e' riuscito per questo a far modificare la "Universi Dominici Gregis", ma non entrera' poi in Conclave avendo 85 anni. Nelle operazioni di voto sara' sostituito dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione dei Vescovi. Entrera' invece nel Conclave il 78enne Tarcisio Bertone, che avra' un ruolo importante, in quanto camerlengo. La parola significa "addetto alle camere", e questa funzione risale al XII secolo, quando al camerarius spettava l'amministrazione delle finanze della Curia e dei beni temporali della Santa Sede. In caso di decesso del Pontefice, spetta al camerlengo constatarne la morte secondo un preciso rituale: si avvicina alle spoglie del Papa morto chiamandolo per tre volte col suo nome di battesimo. Non ricevendo risposta, pronunzia la frase "Vere Papa mortuus est", il Papa e' considerato ufficialmente morto. Nel caso attuale le cose andranno diversamente: Benedetto XVI-Joseph Ratzinger questa sera lascera' il Vaticano e andra' a Castel Gandolfo, si affaccera' dalla finestra, benedira' le persone radunate per salutarlo e dopo quel momento, diventato ormai "Papa emerito" rimarra' nascosto al mondo. "Anche se mi ritiro adesso in preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche tutti voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimarro' nascosto". Durante la Sede Vacante lo stemma del camerlengo, pur rimanendo con i trenta fiocchi rossi che spettano ai cardinali, e' sormontato dal gonfalone papale, attraversato dalle chiavi pontificie, sopra il consueto cappello cardinalizio. 

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PAPA: SODANO, "GRAZIE, AMATO E VENERATO SUCCESSORE DI PIETRO"


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 28 feb. 

"Con grande trepidazione i Padri Cardinali presenti a Roma si stringono oggi intorno a Lei, per manifestarLe ancora una volta il loro profondo affetto e per esprimerLe la loro viva gratitudine per la Sua testimonianza di abnegato servizio apostolico, per il bene della Chiesa di Cristo e dell'umanita' intera". Con queste parole il decano del Collegio Cardinalizio ed ex segretario di Stato, Angelo Sodano, si e' rivolto al Papa dimissionario nell'ultimo incontro che ha avuto luogo nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
Sodano ha citato nel suo breve saluto il ringraziamento che sabato scorso, al termine degli Esercizi Spirituali, Benedetto XVI aveva rivolto a cardinali e vescovi della Curia chiamandoli "miei amici" e ricordando la collaborazione da loro offerta "con grande competenza, affetto, amore e fede" che gli avrebbe alleviato, "il peso del ministero petrino". A queste parole Sodano ha aggiunto: "Amato e venerato Successore di Pietro, siamo noi che dobbiamo ringraziare Lei per l'esempio che ci ha dato in questi otto anni di Pontificato". "Oggi vogliamo ancora una volta esprimerLe tutta la nostra gratitudine. In coro - ha concluso Sodano - le ripetiamo un'espressione tipica della Sua cara terra natale: 'Vergelt's Gott', che 'Dio La ricompensi!".

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PAPA: SODANO, CONTINUERA' LA SUCCESSIONE APOSTOLICA


Salvatore Izzo


 (AGI) - CdV, 28 feb. 

"Santita', Ella si accinge a lasciarci, in attesa che il timone della barca di Pietro passi ad altre mani". IL decano del Sacro Collegio, Angelo Sodano ha concluso cosi' il suo breve discorso di saluto al Papa. "Si continuera' cosi' - ha detto il porporato 85 enne - quella successione apostolica, che il Signore ha promesso alla sua Santa Chiesa, fino a quando si udira' sulla terra la voce dell'Angelo dell'Apocalisse che proclamera': 'il tempo ormai non c'e' piu': e' compiuto il mistero di Dio!'". 
"Terminera' cosi' - sono state le parole di Sodano - la storia della Chiesa, insieme alla storia del mondo, con l'avvento di cieli nuovi e terra nuova. Padre Santo, con profondo amore noi abbiamo cercato di accompagnarLa nel Suo cammino, rivivendo l'esperienza dei discepoli di Emmaus, i quali, dopo aver camminato con Gesu' per un buon tratto di strada, si dissero l'un l'altro: 'Non era forse ardente il nostro cuore, quando ci parlava lungo il cammino?'. Si', Padre Santo, sappia che ardeva anche il nostro cuore quando camminavamo con Lei" .
Nel suo saluto, il cardinale Sodano ha evocato "la lunga catena di Successori dell'Apostolo Pietro" . 

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DISCORSO DEL PAPA AI CARDINALI

Il Papa: "Tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza"

La sua ''seconda casa''. Il rapporto speciale di Benedetto XVI con Castel Gandolfo (Sir)


CASTEL GANDOLFO

La sua ''seconda casa''

Il rapporto speciale di Benedetto XVI con questa terra alla cui ''gente buona'' rivolgerà le sue ''ultime parole''

Marcello Semeraro - vescovo di Albano

L’udienza del 27 febbraio è stata l’“ultima del pontificato” - come annota la Sala stampa vaticana – di Benedetto XVI. Un’udienza, per questo, davvero unica. Mai avvenuto che in un intervento pubblico sia il Papa sia i fedeli fossero insieme consapevoli che quella era l’“ultima volta”! Il 15 agosto 1977, nell’omelia a Castel Gandolfo, Paolo VI disse: “Chissà se avrò io ancora, vecchio ormai come sono, il bene di celebrare con voi questa festa. Vedo approssimarsi le soglie dell’aldilà…”. Fu una personale intuizione, poi avveratasi. Tutti, però, l’anno dopo, ricordando quella frase ancora ai primi d’agosto - così mi dicono - erano pronti a dire che il Papa s’era sbagliato. Oggi, però, ancora a Castel Gandolfo, sappiamo bene che le parole di Benedetto XVI questa sera saranno davvero le sue ultime del Pontificato. 
Il discorso romano di ieri è stato, per un verso, una confidenza, cuore a cuore, del Papa sulla sua scelta “di rinunciare all’esercizio attivo del ministero”. Parole subito commentate col richiamo a san Benedetto, il quale “ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”. È stato, però, anche, uno sguardo sulla Chiesa. Benedetto XVI ne ha parlato come un corpo che cresce a motivo della carità che l’alimenta; come un “corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti”; come una barca, che proprio perché è del Signore ed è guidata da lui, non può essere affondata. Per due volte, soprattutto, il Papa ha detto: “Vedo la Chiesa viva, vediamo come la Chiesa è viva oggi!”. Risentendole, queste espressioni, mi son detto: è un messaggio che il Papa ci lancia dall’insieme degli otto anni del suo Pontificato. All’inizio del suo ministero petrino, il 24 aprile 2005, Benedetto XVI lo ripeté più volte: “La Chiesa è viva e noi lo vediamo: noi sperimentiamo la gioia che il Risorto ha promesso ai suoi. La Chiesa è viva - essa è viva, perché Cristo è vivo, perché egli è veramente risorto”. Nella coincidenza delle affermazioni è come un cerchio che si chiude. 
Le parole che Benedetto XVI ci rivolgerà questa sera a Castel Gandolfo non saranno rivolte alla Chiesa di Roma - “la mia diocesi” - e neppure - almeno per alcuni aspetti - a tutta la Chiesa e al mondo intero, come ha detto nell’udienza di mercoledì: “Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella preghiera, con il cuore di padre... il cuore di un Papa si allarga al mondo intero”. Questa sera, prima di ritirarsi “nel servizio della preghiera” e di restare così “nel recinto di san Pietro”, il Papa parlerà a una comunità cristiana che è stata in qualche modo la sua “seconda casa”. Egli, ogni anno di più, ha gradito risiedervi. “Qui trovo tutto: montagna, lago e vedo persino il mare e gente buona. Per questo sono felice di essere qui”, disse il 7 luglio 2011. Per non dimenticarle, Castel Gandolfo ha inciso quelle parole sulla pietra. Con la cittadina castellana il Papa ha condiviso momenti di preghiera - come annualmente nella solennità dell’Assunta - e di festa. Anche alla Chiesa di Albano si è mostrato affezionato. Penso alle due ore d’incontro con il clero diocesano. Ripeté pure in quella circostanza: “La Chiesa è viva!”. Penso al rito solenne di dedicazione del nuovo altare della cattedrale di Albano, il 21 settembre 2008, con l’inaugurazione della cattedra episcopale. Poi tante altre volte ancora. A questa Chiesa di Albano papa Benedetto XVI ha voluto riservare le sue davvero “ultime parole”. Anche per questo atto d’amore gli diciamo: “Che tu sia benedetto!”.

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L'ultima udienza del Papa nel servizio di Lucio Brunelli

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I 7 anni, 10 mesi e 9 giorni di Papa Ratzinger (Chirri)


I 7 anni, 10 mesi e 9 giorni di Papa Ratzinger

E' il primo pontefice da secoli che rinuncia al Soglio di Pietro, ma non sarà ricordato solo per questo

di Giovanna Chirri

E' il primo Papa da secoli che rinuncia al pontificato, ma non sarà ricordato solo per questo. Anche se è troppo presto per tracciare bilanci del "regno" di Benedetto XVI, i sette anni, 10 mesi e 9 giorni in cui ha seduto sul Soglio di Pietro non si connotano per le "dimissioni", un gesto che, peraltro, potrebbe portare a medio termine a sviluppi di rilievo nella storia della Chiesa. Joseph Ratzinger è un teologo che, diventato Papa, ha assunto con determinazione il compito di riformatore, ma che non ha mai perso di vista l'obiettivo vero del suo "regno": riportare la fede in Cristo al centro della vita della Chiesa e dell'uomo secolarizzato.

Da riformatore ha innovato profondamente la legge della Chiesa per quanto riguarda la trasparenza finanziaria e la lotta agli abusi del clero; in questo ultimo campo portando a compimento l'azione intrapresa da almeno dieci anni, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, a partire dalla centralizzazione dei dossier in Congregazione, per impedire insabbiamenti da parte delle chiese locali. La rinuncia al pontificato è giunta in un momento di relativa tranquillità per la Chiesa, dopo mesi burrascosi, e proprio dopo che erano superati l'acme sia di Vatileaks che degli scandali della pedofilia in alcuni Paesi europei, particolarmente l'Irlanda. Benedetto XVI non è fuggito davanti al pericolo, come aveva promesso al suo biografo Peter Seewald che nel 2010 gli chiedeva lumi sulla possibilità che un papa lasciasse il pontificato. Lascia comunque qualche dossier in sospeso al suo successore, in particolare quello sui lefebvriani, e chissà se il prossimo papa vorrà riaprirlo, e quello di Vatileaks, su cui la commissione dei tre cardinali è impegnata a consegnare la relazione soltanto al nuovo pontefice. In questi anni il figlio di un poliziotto bavarese diventato guida di un miliardo di cattolici nel mondo ha incontrato milioni di persone; ha compiuto 24 viaggi internazionali prima sulle orme di Wojtyla e poi costruendo la propria visione della geografia universale della Chiesa. Ha scritto tre encicliche per dire che l'amore e la speranza non sono qualcosa, ma qualcuno, cioé Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale di fronte a una crisi finanziaria globale. Ha pubblicato il libro Gesù di Nazaret per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia col Dio fatto uomo. Ha creato 84 nuovi cardinali in rappresentanza di tutti i continenti, per manifestare l'attenzione della Chiesa per tutta l'umanità, e nell'ultimo concistoro, lo scorso novembre, non ha dato la berretta a nessun europeo. Ha invocato pace e giustizia per il mondo, anche dalla tribuna dell'Onu durante il trionfale viaggio negli Stati Uniti del 2008, ha levato la voce in difesa dell'Africa, ha scritto una lettera ai cattolici cinesi, guardando sia ai cattolici del grande paese asiatico che al tema universale della libertà religiosa.

E' entrato nelle sinagoghe di Colonia e New York e nella moschea blu di Istanbul. Con il viaggio in Turchia alla fine del 2006 ha ricucito i rapporti con il mondo islamico, raffreddatisi dopo la "lectio magistralis" a Ratisbona, del settembre precedente, con la infelice citazione da Manuele Paleologo contro Maometto. Con il "motu proprio" "Summorum pontificum" del 7 luglio 2007 ha liberalizzato la messa in latino sperando di sottrarre i tradizionalisti ai lefebvriani, ma finendo per scontentare i cattolici, sia "progressisti" che "conservatori", che gli ebrei, questi ultimi per le parole latine della preghiera per gli ebrei del venerdì santo. Ha affrontato con grande determinazione il riemergere dello scandalo dei preti pedofili in Europa e in Irlanda, nel 2009-2011, imprimendo una svolta nella coscienza e nella legge della Chiesa nei confronti di questi crimini. Uguale determinazione nel cercare la verità sulla fuga di documenti riservati dal Vaticano e dalla sua stessa scrivania, che ha funestato la prima parte del 2012. Domani si conclude un papato in continuità dottrinale con quello del polacco Wojtyla, secondo la volontà dei cardinali che il 19 aprile 2005 elessero l'arcivescovo bavarese. Un papato che ha permesso a Ratzinger di sfatare l'immagine negativa di un'opinione pubblica che, in Vaticano ma anche in Germania, lo descriveva come il "panzerkardinal', radicalmente conservatore, rigido, freddo e scostante. Chi lo conosceva personalmente sapeva che tale immagine era completamente falsa, perché il teologo divenuto papa era uomo sorridente, cordiale nelle relazioni personali e capace di attento ascolto di qualsiasi interlocutore. Forzando la propria timidezza innata Benedetto XVI ha imparato a rapportarsi anche ai gruppi e alle folle in modo efficacissimo.

Il fine intellettuale bavarese non è mai caduto nella tentazione di imitare l'ingombrante predecessore. Il primo anno di regno Benedetto XVI - nome scelto in ricordo del fondatore del monachesimo occidentale e del papa che condannò la prima guerra mondiale come 'inutile strage' - lo ha passato a tagliare il cordone ombelicale con papa Wojtyla: soprattutto con il primo viaggio internazionale a Colonia dove Wojtyla aveva convocato i ragazzi per la Giornata mondiale della gioventù, e con quello in Polonia, patria di Giovanni Paolo II. Per comprendere il pontificato di Benedetto XVI resta sicuramente centrale il suo primo discorso alla curia riunita per gli auguri natalizi, il 22 dicembre del 2005. Partendo dalle celebrazioni per i quaranta anni della conclusione del Concilio Vaticano II, Benedetto XVI ha contrapposto la "ermeneutica della discontinuità e della rottura" alla "ermeneutica della riforma". Le due interpretazioni del Concilio, ha detto, si sono trovate a confronto e hanno litigato fra loro, l'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti". La prima "non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass media e anche di parte della teologia moderna" ma "rischia di far finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa conciliare".

E il Concilio, con la celebrazione del 50.mo anniversario e la proclamazione di un Anno della fede centrato sulla nuova evangelizzazione, ha connotato l'ultimo anno di regno di Benedetto XVI. Eletto il 19 aprile 2005, al termine di un rapido conclave, con solo quattro votazioni, il giorno successivo nell'omelia della messa con i cardinali elettori papa Ratzinger espone, in latino, una sorta di 'manifesto' del pontificato, centrandolo su impegno per ecumenismo, collegialità, dialogo con il mondo e con i giovani. Tra i primi atti del pontificato, il 13 maggio, l'annuncio della apertura immediata della causa di beatificazione di Wojtyla, senza attendere i cinque anni dalla morte, e la nomina del suo successore come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede dell'americano William Levada. Il 29 maggio, primo viaggio apostolico del pontificato, a Bari, per il congresso eucaristico nazionale. Il 9 giugno incontra i leader dell'ebraismo mondiale e afferma "mai più shoah ed antisemitismo, continuerò il dialogo". Il 24 giugno é al Quirinale, in visita di Stato alla nazione di cui è primate, e chiede che l'Italia non rinneghi la propria eredità cristiana. La prima estate del pontificato registra alcuni incontri "difficili": il 26 agosto con la scrittrice Oriana Fallaci, il 29 agosto con i lefebrviani scismatici e il 23 settembre con il teologo ribelle Hans Kung. Il 2006 si apre con la pubblicazione, il 25 gennaio, della prima enciclica, la 'Deus Caritas est' , sui temi dell'amore e della giustizia. Il documento, che si articola in due parti, una più teologica e una più concreta, dà l'impressione di una struttura un po' disarmonica. La prima sezione è di mano interamente papale, di gran respiro teologico.

La seconda ha un approccio più pratico e riprende una intenzione di papa Wojtyla, forse addirittura dei suoi appunti o un suo schema. Nelle prime pagine Ratzinger spiega di aver scelto l'amore come tema della sua prima enciclica perché viviamo in un mondo in cui Dio vuole dire spesso "vendetta o persino con il dovere dell'odio e della violenza". Nella sezione sulla carità sociale Benedetto XVI ha parole molto dure verso quegli Stati che non agiscono secondo giustizia e li paragona a "una banda di ladri". Il 14 febbraio successivo il Papa conferma il card. Ruini alla presidenza della Cei, dove il porporato emiliano siede da 15 anni. Il Papa tedesco sarà sempre in sintonia con i vescovi italiani e con la Cei, anche dopo l'avvicendarsi alla presidenza, nel marzo 2007, dell'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Nel suo intervento al convegno ecclesiale nazionale di Verona, nell'autunno del 2006, traccerà le linee della presenza cattolica nella società italiana, in totale sintonia con l'episcopato. Non cesserà poi, nei viaggi in Italia, di invitare i cattolici a formare una nuova generazione di persone impegnate nella società e nella politica, al servizio del bene comune. La sempre annunciata riforma della curia romana non si farà mai in modo radicale: la rinuncia al pontificato vorrà dire qualcosa anche contro gigantismi e personalismi sempre in agguato nelle burocrazie? Papa Ratzinger in curia ha uomini che conosce personalmente e di cui si fida in posti chiave, come, nel giugno 2006, Tarcisio Bertone alla segreteria di Stato. Il 2007 si ricorda in particolare per il motu proprio "Summorum pontificum" del 9 luglio che liberalizza la messa in latino e per la lettera ai cattolici cinesi del 30 giugno, in cui il Papa tende una mano al governo di Pechino, pur mettendo nero su bianco le difficoltà della Chiesa in Cina e in genere del popolo cinese. E il 30 novembre esce la seconda enciclica del pontificato, la Spe salvi (Nella speranza siamo stati salvatì, uno dei testi più belli e profondi del pontificato ratzingeriano.

Anche il 2008 sarà per i Papa pieno di gesti di attenzione verso la Cina, dall'ospitare in Vaticano un concerto della Orchestra filarmonica di Pechino e cinquecento cinesi, ai reiterati appelli a sostegno del Paese colpito dal terremoto. Con la Giornata mondiale di preghiera per la Cina, indetta per il 24 maggio proprio nella Lettera del 2007, e in diverse altre occasioni Benedetto XVI continuerà a chiedere libertà religiosa per i cinesi. Il 2009 si ricorda per il riequilibrio nel suo magistero, della materia teologica - prevalente fino a quel momento - con quella sociale, grazie al viaggio in Africa (marzo) e all'enciclica Caritas in veritate (luglio). In Camerun e Angola Benedetto XVI ha parole profetiche per il riscatto del grande continente malato e per le responsabilità dell'Occidente nei confronti di questo. Il viaggio "passa" a livello mediatico solo per la polemica sul preservativo, ma in realtà Benedetto XVI ha detto per l'Africa, anche nel successivo viaggio in Benin, a novembre 2011, le parole più incisive di qualsiasi altro leader mondiale. Nella enciclica riafferma con forza la destinazione universale dei beni della terra e critica con precisione le cause della crisi finanziaria mondiale. Il 2009 è anche l'anno del viaggio in Terra Santa, ricchissimo di spunti per il rapporto con ebraismo e islam e di risvolti politico diplomatici nei rapporti con Israele e con l'Autorità nazionale palestinese. Il 2010, anno per certi versi orribile, si ricorda per l'incontro a Malta con alcune vittime di preti pedofili in cui il Papa si commuove insieme a queste, e si conclude con la "Luce del mondo", libro-intervista in cui Benedetto XVI parla a ruota libera di sé e del pontificato, senza censurare le domande né rivedere le risposte. Il 2011 vede la pubblicazione della seconda parte del Gesù di Nazareth, una sempre più determinata azione contro la pedofilia e la beatificazione di Giovanni Paolo II, primo caso in epoca moderna di un papa che beatifichi il suo predecessore. Con la beatificazione Benedetto XVI ha ulteriormente assunto su di sé lo stesso sforzo del papa polacco di recuperare la Chiesa al mondo globalizzato, e al mondo l'interesse per Dio.

Ha compiuto un ulteriore passo per colmare un vuoto che ai cattolici poteva appariva incolmabile, facendo di Karol Wojtyla non una figura del passato, ma un modello di vita, non una star, ma un santo. La beatificazione di Wojtyla si inserisce nella convinzione di Ratzinger che il mondo globale aspetti proposte di qualità che parlino all'intelligenza, ma che siano traducibili in esperienze di vita, una convinzione che spiega tutto il pontificato ratzingeriano. Il 2012, l'anno di Vatilieaks, ha portato anche la terza parte del Gesù di Nazaret sui vangeli dell'infanzia, il cinquantenario del Concilio, l'inizio dell'Anno della fede e il sinodo, anche questo sulla nuova evangelizzazione. Eletto a 78 anni e consapevole di non avere troppe energie da spendere, Benedetto XVI non ha comunque rinunciato al pontificato itinerante affermato da Wojtyla, e si è concentrato su non molti viaggi internazionali, anche qui perfezionando il proprio approccio alle folle e il proprio proporsi alla opinione pubblica mondiale, sia cattolica che non. Alla "politica internazionale" di Ratzinger inoltre hanno contribuito non solo i viaggi, ma anche numerosi interventi rivolti al Corpo diplomatico o alle istituzioni, in cui è risaltata l'importanza attribuita dal Papa alla questione ecologica e ambientale. Sembra che sia stato il viaggio a Cuba del marzo 2012, un successo che gli è però costato un immenso dispendio di forze, e il timore di non farcela a sopportare la trasferta a Rio, il prossimo luglio, per la Giornata mondiale della gioventù, a spingerlo a rinunciare al pontificato, con il venir meno negli ultimi mesi delle forze fisiche dell'anima.

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Il Papa saluta i cardinali: la Chiesa è una realtà vivente, il suo cuore è Cristo


Il Papa saluta i cardinali: la Chiesa è una realtà vivente, il suo cuore è Cristo

Il Papa sta incontrando nella Sala Clementina, in Vaticano, i cardinali presenti a Roma, per il saluto di congedo. 

Benedetto XVI "con grande gioia" ha rivolto a ciascuno dei porporati il suo "più cordiale saluto". Ha ringraziato il cardinale Sodano per le sue parole di saluto. Poi, prendendo come spunto l’esperienza dei discepoli di Emmaus, ha detto che anche per lui "è stata una gioia camminare" con i cardinali in questi anni, "nella luce della presenza del Signore Risorto". E come ha detto ieri, davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro, la vicinanza dei porporati, il loro consiglio, gli sono stati "di grande aiuto" nel suo ministero. "In questo otto anni - ha osservato - abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo. Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo e che solo può illuminare il cammino. Insieme possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatto crescere nella comunione; insieme pregarLo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, cosicché il Collegio dei cardinali sia come un’orchestra, dove le diversità, espressione della Chiesa universale, concorrano sempre alla superiore e concorde armonia".

"Vorrei lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore - ha poi aggiunto - : un pensiero sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi - possiamo dire - la ragione e la passione della vita". In questo si è ispirato ad una espressione di Romano Guardini, scritta proprio nell’anno in cui i Padri del Concilio Vaticano II approvavano la Costituzione Lumen Gentium, "nel suo ultimo libro con una dedica personale anche per me. Perciò - ha confessato - le parole di questo libro mi sono particolarmente care". Dice Guardini: “La Chiesa non è una istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente. Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi. Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa. Il suo cuore è Cristo”. E ha ricordato l'esperienza di ieri in Piazza San Pietro: "vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. Lo abbiamo visto ieri". Per questo - ha aggiunto - è vera ed eloquente anche l’altra famosa espressione di Guardini: “La Chiesa si risveglia nelle anime”. "La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo. Offrono a Dio la propria carne e proprio nella loro povertà e umiltà diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi". 

"Rimaniamo uniti, cari fratelli, in questo mistero! - ha esclamato il Papa - Nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia quotidiana e così serviamo la Chiesa e l’intera umanità. Questa è la nostra gioia che nessuno ci può togliere". 

"Prima di salutarvi personalmente - ha concluso Benedetto XVI - desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. Tra di voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per tutto questo con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica". 


Da parte sua, il cardinale decano Angelo Sodano ha rivolto a Benedetto XVI questo indirizzo di saluto:


Santità,

Con grande trepidazione i Padri Cardinali presenti a Roma si stringono oggi intorno a Lei, per manifestarLe ancora una volta il loro profondo affetto e per esprimerLe la loro viva gratitudine per la Sua testimonianza di abnegato servizio apostolico, per il bene della Chiesa di Cristo e dell'umanità intera.

Sabato scorso, al termine degli Esercizi Spirituali in Vaticano, Ella ha voluto ringraziare i cardinali e i Suoi Collaboratori della Curia Romana, ricorrendo a queste commoventi parole: "Miei amici, vorrei ringraziare tutti voi non solo per questa settimana, ma per questi otto anni, durante i quali avete portato con me, con grande competenza, affetto, amore e fede, il peso del ministero petrino". Analoghe e commoventi parole ha rivolto ieri in Piazza San Pietro al popolo presente come ai Suoi Collaboratori.

Amato e venerato Successore di Pietro, siamo noi che dobbiamo ringraziare Lei per l'esempio che ci ha dato in questi otto anni di Pontificato. Il 19 aprile del 2005 Ella veniva ad inserirsi nella lunga catena di Successori dell'Apostolo Pietro ed oggi, 28 febbraio del 2013, Ella si accinge a lasciarci, in attesa che il timone della barca di Pietro passi ad altre mani. Si continuerà così quella successione apostolica, che il Signore ha promesso alla sua Santa Chiesa, fino a quando si udirà sulla terra la voce dell'Angelo dell'Apocalisse che proclamerà: "Tempus non erit amplius ... consummabitur mysterium Dei" (Ap 10, 6-7) "il tempo ormai non c'è più: è compiuto il mistero di Dio! ". Terminerà allora la storia della Chiesa, insieme alla storia del mondo, con l'avvento di cieli nuovi e terra nuova. 

Padre Santo, con profondo amore noi abbiamo sempre cercato di accompagnarLa nel Suo cammino, rivivendo l'esperienza dei discepoli di Emmaus, i quali, dopo aver camminato con Gesù per un buon tratto di strada, si dissero l'un l'altro: "Non era forse ardente il nostro cuore, quando ci parlava lungo il cammino?" (Lc 24,32). 

Sì, Padre Santo, sappia che ardeva anche il nostro cuore quando camminavamo con Lei in questi ultimi anni. Oggi vogliamo ancora una volta esprimerLe tutta la nostra gratitudine. 
In coro Le ripetiamo un'espressione tipica della Sua cara terra natale: "Vergelt's Gott", che Dio La ricompensi! 

Radio Vaticana 

Lettera di membri del clero e fedeli cinesi al Papa: "Non la dimenticheremo"


Lettera di membri del clero e fedeli cinesi al Papa: "Non la dimenticheremo"

Santo Padre, non la dimenticheremo: è quanto scrivono alcuni membri del clero e dei fedeli cinesi in una lettera indirizzata a Benedetto XVI per la fine del suo pontificato. Una lettera apprezzata dal Papa. Di seguito pubblichiamo il testo:

Caro Santo Padre,

Come sapete, da molto tempo noi, clero e fedeli in Cina, nutriamo un particolare affetto verso la Vostra persona. Vi vogliamo bene e offriamo ogni giorno per Voi le nostre preghiere e Messe. Tuttavia, la sera dell’ 11 febbraio, ci è giunta la sconvolgente e triste notizia: a causa dell’età avanzata e della debolezza fisica, Vostra Santità ha deciso di rinunciare, alla fine di questo mese, al suo ministero. 

Anche se molti di noi non hanno avuto la possibilità di visitarvi personalmente e Voi non avete avuto alcuna possibilità di visitare la terra di Cina in Estremo Oriente, la Vostra rinuncia ci ha fatto pensare all’affetto e all’amore mostrato da Sua Santità al Popolo cinese e ai Cattolici cinesi. “In questo mondo, tutti i cristiani stanno soffrendo per Cristo, ma solo i cattolici in Cina soffrono, nello stesso tempo, per Sua Santità, il nostro il Papa, Vescovo di Roma”: sono le parole di un ex Delegato Apostolico in Cina, mentre Vi presentava la Chiesa in Cina, alcuni mesi dopo la Vostra elezione al Soglio Pontificio. Poi, Sua Santità sembrava entrata in un lungo, profondo silenzio.

Tuttavia, sappiamo che Vostra Santità ha dedicato una particolare attenzione alla Cina e riservato un posto speciale nel Suo cuore alla Chiesa cattolica in Cina. Ha cercato di promuovere il dialogo e alleviare la croce che portiamo mostrando preoccupazione e benedicendo la Cina e il popolo cinese. Durante gli otto anni del Vostro Pontificato, Vi siete sempre preoccupato per il clero e i fedeli cinesi con profondi sentimenti di amicizia verso il popolo cinese.

Non dimenticheremo che, alla Festa annuale di primavera, non solo avete salutato i popoli di tutte le Nazioni che celebrano il Capodanno Lunare, ma avete anche inviato speciali benedizioni per le centinaia di milioni di nostri connazionali cinesi.

Non dimenticheremo mai che, mentre la staffetta della torcia della 28.ma edizione dei Giochi Olimpici di Pechino era ostacolata da una forte opposizione, Voi avete generosamente e giustamente fatto i migliori auguri alla Cina e al Popolo cinese che si stavano preparando a quei Giochi.

Non dimenticheremo che quando gravi tempeste di neve hanno colpito il Sud della Cina; quando nel 2008 un terremoto scosse Wenchuan nel Sichuan; quando avvenne il terremoto a Yushu, nel Qinghai e frane e inondazioni devastarono Zhouqu nel Gansu, nel 2010, Vostra Santità non solo espresse dolore e pianse la morte dei nostri connazionali, ma rivolse anche un appello alla Chiesa universale perché pregasse per le vittime, per il personale dei vari Governi e le persone di buon cuore impegnate in prima linea nei soccorsi nelle zone sinistrate. Inoltre rivolgeste un appello agli altri Paesi a tendere una mano di amicizia a sostegno delle zone sinistrate in Cina e pregaste perché il Signore aiutasse la Cina e il popolo cinese in quei tempi difficili. Vostra Santità ha poi offerto per quattro volte generose donazioni attraverso le “Jinde Charities” tramite “Cor Unum”.

Non dimenticheremo poi le Vostre benedizioni e i Vostri complimenti per la pubblicazione dei Messali in cinese semplificato. Né dimenticheremo che Vostra Santità ha espresso pubblicamente sentite congratulazioni ai nuovi leader del nostro Paese e ha impartito una generosa benedizione al popolo cinese nel recente Messaggio di Natale dello scorso 25 dicembre.

Non dimenticheremo mai la lunga, storica, lettera al clero e ai fedeli cinesi e la preghiera che ha scritto per la Cina poco dopo essere salito al Soglio pontificio. Non dimenticheremo mai che, negli ultimi otto anni, ci sono stati solo auguri, saluti amichevoli e grandi speranze espresse nei messaggi da Voi inviati alla Cina. Nonostante i conflitti e le difficoltà, nonostante la tristezza e le delusioni che possiamo avervi arrecato, avete sempre abbracciato la Cina e la Chiesa cattolica in Cina con amore paterno e rispettato e mostrato compassione e sollecitudine per il popolo cinese e i cattolici. Ci ricorderemo sempre di questo con affetto nei nostri cuori.

Negli ultimi otto anni, quando ha dovuto affrontare situazioni internazionali complesse e incerte, Vostra Santità ha fatto ogni sforzo per salvaguardare la dignità umana, perseguire la verità, difendere i valori della fede e promuovere attivamente la nuova evangelizzazione. Il 28 febbraio, Vostra Santità lascerà la Cattedra di Pietro con serenità. L'atteggiamento libero e aperto che avete mostrato di fronte al potere, l'onore e lo status, e la Vostra risposta forte, perseverante e umana di fronte alle varie sfide, hanno conquistato il rispetto di tutti. Questo non solo ha commosso il mondo, ma rende anche difficile a noi – clero e cattolici cinesi - dirvi addio.

Perdoni le nostre debolezze e limiti! Santità, ci auguriamo che nella Vostra futura vita ritirata continuerete a prendervi cura del piccolo gregge in Cina e che rimarrete in contatto con il popolo cinese nella preghiera. Anche noi pregheremo per Voi e per il Vostro successore! Grazie, caro Santo Padre! Noi, clero e fedeli cinesi, non vi dimenticheremo mai. Vi ameremo per sempre!

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Il Papa promette incondizionata fedeltà al suo successore. Sodano si limita a ringraziare Benedetto

Un grande, grandissimo, Papa! Le lacrime non si possono trattenere.
Fino all'ultimo ho sperato in un gesto forte della curia e del collegio cardinalizio. Non c'e' stato. Ne prendo atto.

Il Papa: anche con il vento contrario non sono mai stato solo (Rusconi)


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

ANCHE CON IL VENTO CONTRARIO NON SONO MAI STATO SOLO 

DI GIUSEPPE RUSCONI 

‘CORRIERE DEL TICINO’ DEL 28 FEBBRAIO 2013

Un Papa assai affaticato, anche commosso, ma sereno, che ancora una volta ha saputo spiegare con parole semplici il perché della sua rinuncia. I 130 mila di piazza san Pietro e dintorni hanno mostrato di aver capito e hanno abbracciato il loro Pastore supremo con grande affetto. L’ultima udienza pubblica di Benedetto XVI sta in sostanza tutta qui. Si è svolta anch’essa, come gli Angelus delle scorse domeniche, sotto il segno della sobrietà. Certo, prima dell’inizio dell’udienza e -  brevemente - alla fine,  papa Ratzinger è passato in jeep scoperta tra la folla multicolore, ha assaporato il calore dei tanti applausi, specie di quello finale. Il che, però, non gli ha impedito, dopo un paio di minuti di acclamazioni, di risalire sulla papamobile e rientrare nei sacri palazzi. In piazza sono invece continuati a risuonare a lungo canti spagnoli, musiche tedesche e il “Benedetto, Benedetto” di tanti giovani.
Non c’è stato il tradizionale baciamano in pubblico a fine udienza (sono stati ricevuti poi alcuni politici presenti). E qui c’è venuto spontaneo riandare a quel giorno del 1997, quando – dopo una conferenza-stampa sulle competenze delle conferenze episcopali nazionali – l’allora cardinale Ratzinger ci aveva espresso le sue gravi perplessità sul ‘no’ dei vescovi svizzeri all’iniziativa popolare ‘Gioventù senza droga’ presentandosi così: “Lei è svizzero, io bavarese: stringiamoci la mano”.
Abbiamo contato 19 applausi durante la catechesi del Papa in lingua italiana. Particolarmente intensi e commossi per alcuni passaggi che giungevano dritti al cuore dei presenti. “Mi sono sentito come Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea – ha osservato – Il Signore ci ha dato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati però anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario (…) e il Signore sembrava dormire”. Tuttavia “ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e non la lascia affondare. (…) Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare”. Altro passo applauditissimo da parte dei fedeli con il groppo in gola: “Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; ed io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino. (…) Ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore”. E poi: “Ho fatto questo passo della rinuncia nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo”. Perché “amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”. Infine un applauso ancora più toccante: “Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze, eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso (…) nel servizio della preghiera”. Sarà così da stasera in poi.

© Copyright Corriere del Ticino, 28 febbraio 2013