giovedì 31 gennaio 2013

Plenaria dicastero della Cultura dedicata ai giovani. Card. Ravasi: ascoltarli oltre gli schermi digitali


Plenaria dicastero della Cultura dedicata ai giovani. Card. Ravasi: ascoltarli oltre gli schermi digitali

Le “Culture giovanili emergenti” al centro dell’Assemblea Plenaria annuale del Pontificio Consiglio della Cultura, che si aprirà a Roma, il pomeriggio del 6 febbraio nell’Aula Magna dell’Università Lumsa, con una seduta pubblica arricchita da un concerto di musica rock, per poi proseguire a porte chiuse fino al 9 febbraio. Di buon incentivo per tutti i partecipanti sarà l’udienza con il Papa all’inizio dei lavori. L’evento, di ampio respiro internazionale, è stato presentato stamane in sala stampa vaticana dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero promotore. Il servizio di Roberta Gisotti.

La questione giovanile, nella società e nella Chiesa. Ascoltare i giovani è “una preziosa opportunità ed un’esigenza per gli adulti e per le comunità cristiane”: si parte da qui in questa Assemblea. “La loro lingua è diversa dalla mia” – ha esordito il cardinale Ravasi – “sono nativi digitali” comunicano con twitter, con i segni grafici del cellulare, “al dialogo fatto di contatti diretti, visivi, olfattivi…” “hanno sostituito il freddo ‘chattare’ virtuale attraverso lo schermo” La logica informatica del save o delete “regola anche la loro morale che è sbrigativa”. Appaiono come “‘sconnessi’ dall’insopportabile complessità sociale, politica, religiosa che abbiamo creato noi adulti”. Da qui una serie di domande contradditorie che - ha sottolineato il presdiente del Pontoficio Consiglio della Cultura - interpellano la coscienza di genitori, maestri, preti classe dirigente:

“Sono individualisti, eppure seguono le mode di massa. Sono legati ad un’etica di tipo emozionale, istintiva, eppure hanno un rigore estremo nell’amicizia. Sono vitali, ma al tempo stesso si bruciano, nel vuoto: pensiamo alla droga, ma non soltanto. Sono sconnessi con il nostro mondo, con l’esterno della società, della politica, eppure sono i più connessi in assoluto con la comunicazione. Loro disprezzano sostanzialmente la cultura paludata, però, dall’altra parte, la musica è una delle componenti fondamentali, non solo della loro formazione, ma del loro esistere. Sono si dice pigri, inerti - ci si lamenta - si trascinano, ma sono quelli che pongono ripetutamente - lo dicono – il fatto che noi, generazione precedente e società li abbiamo lasciati disoccupati: non ci preoccupiamo e non siamo in grado di trovare loro un impegno. Sono egocentrici, ma, allo stesso tempo, cosa sarebbe del volontariato, se non ci fossero i giovani, essendone loro la testimonianza più viva”.

Giovani che sono il presente e non solo il futuro, ha ricordato il porporato. Su 5 miliardi di abitanti nei Paesi in via di sviluppo oltre la metà ha meno di 25 anni, l’85 per cento della gioventù mondiale.

Ricco il programma della Plenaria illustrato alla stampa da mons. Carlos Alberto Azevedo, delegato del Dicastero promotore. Dopo l’analisi delle culture giovanili, dei linguaggi e rituali, la proposta evangelica:

“Bisogna comprendere la fatica e tante volte l’insuccesso delle prassi ecclesiali, che scava il fossato tra giovani e Chiesa. Anche nella fede c’è bassa natalità. La generazione degli adulti o non sa come o non ha spazio per curare la propria fede e generare nella fede”.

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