lunedì 7 gennaio 2013

Il Papa: la violenza non si può giustificare falsificando la fede. L'educazione è via privilegiata per costruire la pace. L'Italia riscopra tenacia ed impegno condiviso (Izzo)

PAPA: VIOLENZA NON SI PUO' GIUSTIFICARE FALSIFICANDO LA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 7 gen. 

Qualunque pretesa di giustificare la violenza con la fede rappresenta "una falsificazione della religione stessa, la quale, invece, mira a riconciliare l'uomo con Dio, a illuminare e purificare le coscienze e a rendere chiaro che ogni uomo e' immagine del Creatore". 
Lo afferma Benedetto XVI nel discorso d'inizio anno al Corpo Diplomatico. 
"Alle manifestazioni contemporanee dell'oblio di Dio si possono associare - denuncia - quelle dovute all'ignoranza del suo vero volto, che e' la causa di un pernicioso fanatismo di matrice religiosa, che anche nel 2012 ha mietuto vittime in alcuni Paesi qui rappresentati".
Per il Papa teologo, "la glorificazione di Dio e la pace sulla terra sono fra loro strettamente congiunte, appare evidente che la pace e', ad un tempo, dono di Dio e compito dell'uomo, perche' esige la sua risposta libera e consapevole". Parlando agli ambasciatori, il Pontefice si domanda infine "come si puo' evitare che la violenza, dichiarata o nascosta, diventi la regola ultima dei rapporti umani?". "In realta' - osserva - senza un'apertura trascendente, l'uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace". 

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PAPA: L'EDUCAZIONE E' VIA PRIVILEGIATA PER COSTRUIRE LA PACE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 7 gen.

Rivolgendosi ai 179 ambasciatori accreditati in Vaticano, il Papa ha voluto sottolineare oggi come "l'educazione sia un'altra via privilegiata per la costruzione della pace". 
"Ce lo insegna - ha osservato - l'odierna crisi economica e finanziaria". Nel suo discorso d'inizio anno, Benedetto XVI ha ricordato che "la giustizia si realizza soltanto se ci sono persone giuste" e che "costruire la pace significa educare gli individui a combattere la corruzione, la criminalita', la produzione ed il traffico della droga, nonche' ad evitare divisioni e tensioni, che rischiano di sfibrare la societa', ostacolandone lo sviluppo e la pacifica convivenza".
"E' anzitutto alle Autorita' civili e politiche - ha rilevato inoltre  il Papa - che incombe la grave responsabilita' di operare per la pace. 
Esse per prime sono chiamate a risolvere i numerosi conflitti che continuano a insanguinare l'umanita', a cominciare da quella Regione privilegiata nel disegno di Dio, che e' il Medio Oriente". Il Papa ha poi stigmatizzato tutti gli attentati alla liberta' religiosa: "Talvolta - ha elencato - si tratta di marginalizzazioni della religione nella vita sociale; in altri casi di intolleranza, o persino di violenza nei confronti di persone, di simboli identitari e di istituzioni religiose. 
Capita anche che ai credenti - e ai cristiani in modo particolare - sia impedito di contribuire al bene comune con le loro istituzioni educative ed assistenziali. Inoltre, in un mondo dai confini sempre piu' aperti, costruire la pace mediante il dialogo non e' una scelta, ma una necessita'". In questa prospettiva, Benedetto XVI ha espresso soddisfazione per la Dichiarazione congiunta tra il Presidente della Conferenza Episcopale Polacca e il Patriarca di Mosca, firmata nello scorso mese di agosto, definendola "un segno forte dato dai credenti per favorire i rapporti fra il Popolo russo e il Popolo polacco".
Passando in rassegna la situazione mondiale, Papa Ratzinger ha poi voluto "menzionare l'accordo di pace recentemente raggiunto nelle Filippine e, in modo particolare, sottolineare il ruolo del dialogo tra le religioni per una convivenza pacifica nella regione di Mindanao". "Anche in Nord Africa - ha aggiunto - e' prioritaria la collaborazione di tutte le componenti della societa' e a ciascuna deve essere garantita piena cittadinanza, la liberta' di professare pubblicamente la propria religione e la possibilita' di contribuire al bene comune". "A tutti gli Egiziani - ha confidato - assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera, in questo periodo in cui si formano nuove istituzioni". Volgendo lo sguardo all'Africa sub-sahariana, il Papa ha incoraggiato "gli sforzi per costruire la pace, soprattutto dove rimangono aperte le ferite delle guerre e pesano gravi conseguenze umanitarie". "Penso in modo particolare - ha detto - alla Regione del Corno d'Africa, come pure all'Est della Repubblica Democratica del Congo, dove le violenze si sono riacutizzate, obbligando numerose persone ad abbandonare le proprie case, le proprie famiglie e i propri contesti di vita". E non ha voluto ignorare "le altre minacce che si affacciano all'orizzonte". "Anche il Mali - infatti - e' dilaniato dalla violenza ed e' segnato da una profonda crisi istituzionale e sociale, che deve suscitare un efficace interessamento da parte della comunita' internazionale". "Nella Repubblica Centrafricana - ha poi concluso - auspico che i colloqui annunciati per i prossimi giorni riportino la stabilita' e risparmino alla popolazione di rivivere gli orrori della guerra civile".

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PAPA: L'ITALIA RISCOPRA TENACIA E IMPEGNO CONDIVISO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 7 gen. 

"In questo momento della sua storia, uno spirito di tenacia e di impegno condiviso animi tutta la diletta Nazione italiana". E' questo l'auspicio di Benedetto XVI per il nostro Paese, nel discorso d'inizio anno al Corpo Diplomatico. "Penso - ha aggiunto - anche a coloro che hanno subito il forte terremoto, che ha devastato alcune Regioni dell'Italia settentrionale. Come sapete, ho voluto recarmi personalmente in questi luoghi, dove ho potuto constatare l'ardente desiderio con cui s'intende ricostruire cio' che e' andato distrutto". 

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3 commenti:

un passante ha detto...

Cosa ne pensate? http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/cronaca/2013/7-gennaio-2013/moraglia-bambini-nati-qui-siano-subito-cittadini-italiani-2113446345771.shtml
Francamente credo che i vescovi debbano ragionare un po' di più su certe uscite del cuore, che possono essere capite sul piano umano, ma chi ha responsabilità di fede dovrebbe pensare anche al disagio del suo gregge di fronte ad un'invasione di cittadini in maggioranza provenienti da paesi musulmani dove, nonostante l'entusiasmante primavera, alla prima elezione democratica si vota per la sharia. Cari vescovi, aspettiamo che facciano almeno un ciclo scolastico, che i loro genitori metabolizzino un minimo di lingua e costituzione italiana, terra di integrazione si ma di invasione no

Raffaella ha detto...

Ritengo anche io che su questi temi i vescovi debbano riflettere bene prima di parlare.
R.

Miserere ha detto...

Sono completamente d'accordo con mons. Moraglia. Mi sembra giustissimo che tutti i bambini nati in Italia abbiamo la cittadinanza italiana. Io non capisco com'è possibile che non abbiano ancora risolto il problema! Io sono cittadina italiana pur non essendo nata in Italia solo perché mio nonno era italiano. Se io ho avuto il diritto di diventare italiana, come mai non ce l'ha uno che nasce in Italia anche se di origine diversa? Mah!