giovedì 3 gennaio 2013

Il Papa: Gli operatori di pace sono tanti ma non fanno rumore. Come il lievito nella pasta, fanno crescere l'umanità secondo il disegno di Dio (Monteforte)


Il Papa: troppe disegueglianze

Roberto Monteforte

«Beati gli operatori di pace». È questo il messaggio rilanciato ieri, durante la Giornata mondiale per la pace, da Papa Benedetto XVI. 
Durante l’omelia pronunciata nella basilica di san Pietro durante la messa e poi all’Angelus, il pontefice ha lanciato il suo invito a guardare con maggiore fiducia e  speranza al futuro, perché sono tanti coloro che senza clamore, si impegnano per la pace e per la  giustizia. 
«Tutti coloro che, giorno per giorno - sottolinea il Papa -, cercano di vincere il male con il  bene, con la forza della verità, con le armi della preghiera e del perdono, con il lavoro onesto e ben fatto, con la ricerca scientifica al servizio della vita, con le opere di misericordia corporale e spirituale». 
«Gli operatori di pace - ha aggiunto - sono tanti ma non fanno rumore. Come il lievito nella pasta, fanno crescere l'umanità secondo il disegno di Dio». 
Quindi si è detto certo che «le  molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, siano testimonianza «dell’innata vocazione dell’umanità alla pace». 
Il suo invito si è accompagnato ad una indicazione di ciò che concretamente minaccia la pace. 
Il mondo di oggi – ha scandito - è «purtroppo ancora segnato da focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualistica espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato, oltre che da diverse forme di terrorismo e di criminalità». 
Emergenza sociale, quindi, a cui si aggiunge la caduta di riferimenti etici e solidali, sono alla base di tante condizioni di ingiustizia che chiamano in causa sia le persone che le comunità e i popoli.
Vi è da registrare una sintonia con le parole espresse dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel messaggio di augurio al pontefice che ieri ha risposto all’Angelus. Già durante le feste natalizie aveva invocato la pace per il Medio Oriente, in particolare per la Siria martoriata da un conflitto fratricida, quindi per la Terra Santa, per la Palestina e Israele, per i cristiani perseguitati in Nigeria e in altri paesi dal fanatismo religioso. In quella occasione ha invitato tutti a vigilare e contrastare ogni richiamo a Dio per giustificare persecuzioni e violenza, sia le conseguenze di una società secolarizzata che esclude Dio dal suo orizzonte. leri, invece, Papa Raztinger si è rivolto soprattutto alle persone. Per aiutare a costruire la pace - spiega - serve averla in se stessi. 
E dunque «in mezzo agli eventi a volte tumultuosi e confusi della storia, eventi di cui spesso non cogliamo il    senso e che ci sconcertano», occorre saper mantenere «la pace interiore».
Nella sua prima omelia del 2013 il Papa parla di pace: «L’uomo - dice - è fatto per la pace che è dono di Dio» e al tempo stesso «opera umana», ma soprattutto, chiarisce papa Benedetto XVI, «è pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato». «Sì - conclude - la pace è il bene per eccellenza da invocare come dono di Dio». 
Alla fine dell’Angelus il Papa ha ringraziato i partecipanti alla marcia della Pace tenutasi nella notte di Capodanno a Lecce e quelli che ieri, organizzati dalla Comunità di sant’Egidio, hanno raggiunto piazza san Pietro.

© Copyright L'Unità, 3 gennaio 2013

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