giovedì 3 gennaio 2013

Giallo-bancomat in Vaticano (Galeazzi)


Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo:

BANKITALIA NEGA A DEUTSCHE BANK L’AUTORIZZAZIONE. FUNZIONANO SOLO LE TESSERE DELLO IOR

Giallo-bancomat in Vaticano

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

La Santa sede: «Uno stop tecnico» Ma c’è il sospetto dell’antiriciclaggio
Di certo c’è solo che da martedì in Vaticano si paga soltanto in contanti o col bancomat dello Ior, ma sulle cause di questo stop ai bancomat esterni e al circuito mondiale delle carte di credito è giallo.
La novità è stata annunciata ieri dal Governatorato e formalizzata della Ragioneria dello Stato. Uniche forme di pagamento ammesse, i contanti, gli assegni e il bancomat emessi dallo Ior. Lo stop a Deutsche Bank Italia, che da anni gestisce questo servizio per conto della Santa sede, è arrivato dalla Banca d’Italia. E fonti di palazzo Koch spiegano che il Vaticano può avere tutti i Pos necessari ma non con banche italiane, perché, ai sensi della normativa antiriciclaggio, sono soggetti extracomunitari non equivalenti a fini di vigilanza e, per l’appunto, di antiriciclaggio.
DB Italia che è un soggetto di diritto italiano e quindi vigilato da via Nazionale, aveva aperto Pos in Vaticano senza richiedere la necessaria autorizzazione. Solo nel 2012 ha presentato istanza che però è stata respinta. Di qui la disattivazione scattata con l’inizio dell’anno.
Il blocco dei pagamenti elettronici è certo una prassi molto grave che, spiegano gli esperti, viene messa in pratica in presenza di situazioni sospette, appunto come operazioni di riciclaggio. È questo un tema particolarmente sensibile in Vaticano, tanto la Santa Sede ha svolto negli ultimi tempi un lavoro articolato e complesso per entrare a pieno titolo nelle valutazioni di Moneyval, ricevendo un significativo riconoscimento a luglio («La Santa Sede ha percorso una lunga strada in un periodo di tempo assai breve», scrive il Consiglio d’Europa). E anche l’Ocse ora ha in corso una sua indagine per valutare la richiesta vaticana di adesione alla “white list” dei paesi finanziariamente trasparenti.
Quello che stupisce Oltretevere è che la vicenda riguarda denaro elettronico, e perciò assolutamente tracciabile, anche di spese minute. Sono infatti numerosi i servizi che il Vaticano offre colpiti da questa misura improvvisa, dai Musei Vaticani (che ogni anno genrano 80-90 milioni di euro di incassi) alla farmacia, dal supermercato ai magazzini per vestiti e tecnologia (dove l’ingresso è limitato ai possessori di determinate tessere). Per non parlare poi della numismatica e della filatelia.
Il blocco dei pagamenti elettronici è stato confermato dalla Sala stampa della Santa Sede, ma su quando i servizi potranno essere ripristinati Oltretevere ci si limita a spiegare che «sono in corso contatti con diversi provider» e che il ritorno alla normalità richiede «una lasso di tempo da definire».

© Copyright La Stampa, 3 gennaio 2013

5 commenti:

Anonimo ha detto...

In breve, all'interno dello IOR ci sarebbe ancora qualcuno che fa il furbo? E' questo che si sta insinuando?
Alessia

Anonimo ha detto...

OT, Raffy
Cosa capisci tu da questo articolo di Rodari, Raffy?
Io che, tutto sommato la colpa è del Papa e del suo feeling intellettuale con il prof. Monti. Gli altri due, figurarsi, sono degli angioletti.
Buon Dio, Raffy ....
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=03-01-2013&pdfIndex=47
Alessia

Raffaella ha detto...

:-))))))
R.

Ambrosiano e cattolico ha detto...

Io ho capito che chi va in pellegrinaggio dal Papa deve spendere nella città di Roma e non in vatiano, all'infuori del clero.

gianniz ha detto...

Io invece ho capito che la banca d'Italia è sempre pronta a cacciare pulci in territorio vaticano. Come se avesse qualcosa da far pagare (ma che non può dire) al Vaticano. Forse perché è stata un po' estromessa? Forse perché non è più la preferita? e non può più fare affari a piene mani allora fa la verginella suscettibile e permalosa?