lunedì 31 dicembre 2012

L’alfabeto del 2012. Un anno con Benedetto XVI (Andrea Gagliarducci)

Clicca qui per leggere il commento.

Il Papa visita il presepe della Basilicata in Piazza San Pietro


Papa/ Visita il presepe della Basilicata in piazza San Pietro

Il presidente regionale De Filippo: Gli ultimi sono stati primi

Città del Vaticano, 31 dic. (TMNews) 

Dopo i vespri e il canto del 'Te Deum', il Papa è arrivato poco prima delle 19 in vettura panoramica davanti al presepe della Piazza San Pietro dove ha sostato in preghiera per alcuni minuti e dove ha potuto apprezzare anche la bellezza della scenografia natalizia sistemata accanto al gigantesco albero di natale.
"La benedizione impartita oggi dal Santo Padre Benedetto XVI al presepe lucano ambientato nei Sassi di Matera è qualcosa che coinvolge direttamente i credenti ma che va anche oltre il pur preminente messaggio spirituale", è il commento affidato ad una nota da Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata che ha fornito il presepe. 
"E' motivo di orgoglio e forza per riflettere su un anno difficile che si chiude ed affrontare con il giusto slancio e la dovuta umiltà uno che richiederà un impegno almeno pari. 
In questo momento difficile a livello globale - prosegue De Filippo - mi piace cogliere nello sguardo del Santo Padre rivolto al presepe un attenzione a quel carattere lucano pacato, schivo e sobrio che incarna uno spirito che ben si attaglia a questi tempi. 
I lucani, spesso considerati ultimi, questa sera, secondo il precetto evangelico, si sono sentiti chiamati ad essere per una volta primi, avvertendo, a partire da me, quest privilegio come un impegno a migliorare ancora ed esaltare ulteriormente il proprio patrimonio di fede e di virtù civili nell'interesse della Basilicata e non solo".

© Copyright TMNews

Il Papa: Dobbiamo saperci fermare per pensare (Tg1)

Clicca qui per leggere il commento.

Il Papa: è "necessario" evangelizzare quando cultura e relativismo ostacolano la fede (AsiaNews)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

Il Papa: il grazie del cristiano che sa che il buio non dipende da Dio ma dalla scelte sbagliate dell'uomo (Ambrogetti)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

Rendere grazie a Dio per i gesti di amore anche se questi fanno meno rumore del male che c’è nel mondo: così il Papa durante il Te Deum (R.V.)

Vedi anche:

Il Papa: "Certo, a volte è difficile cogliere questa profonda realtà, poiché il male fa più rumore del bene; un omicidio efferato, delle violenze diffuse, delle gravi ingiustizie fanno notizia; al contrario i gesti di amore e di servizio, la fatica quotidiana sopportata con fedeltà e pazienza rimangono spesso in ombra, non emergono. Anche per questo motivo non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo saperci fermare per pensare"

Buon Anno con Papa Benedetto XVI nella Liturgia

Giovedì 10 gennaio Robert Spaemann e il Card. Camillo Ruini alla Pontificia Università della Santa Croce

Stasera il Papa presiede i Vespri e il "Te Deum" nella Basilica di San Pietro

Caffarra: I figli non sono qualcosa che si vuole, ma qualcuno che viene (Tempi)

Quei dubbi nella Chiesa dopo il sostegno al premier (Calabrò)

L'addio a Rita Levi Montalcini. Padre Lombardi: figura eminente per meriti scientifici e impegno civile

Il Papa: Giovani, siete chiamati ad essere piccole luci (Cardinale)

Taizé, frère Alois: dal Papa un incoraggiamento molto importante (Mazza)

Il Papa: Le famiglie di tutto il mondo come la Santa Famiglia di Nazaret (AsiaNews)


L’abbraccio infinito. Riflessione di don Antonio Ucciardo

Mons. Ezzati Andrello: “Gli abusi dei nostri preti la croce della chiesa cilena” (Alvarez)

Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace nel commento di Impagliazzo

Benedetto XVI: negli USA, la sua vita a fumetti (Andrea Gagliarducci)

Mons. Negri: Benedetto XVI è un gigante ma la Chiesa è debole (Izzo)
______________________________________

Rendere grazie a Dio per i gesti di amore anche se questi fanno meno rumore del male che c’è nel mondo: così il Papa durante il Te Deum

“Il cristiano è un uomo di speranza anche e soprattutto di fronte al buio che c’è nel mondo”: così il Papa questa sera durante i Vespri per la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il Te Deum nella Basilica Vaticana, terminati con la visita al presepe allestito in Piazza San Pietro. Il Pontefice, ribadendo il significato profondo di questa celebrazione di fine anno, ha esortato i fedeli a rendere grazie per ogni cosa e ad essere capaci di vivere in comunione per vincere il male con il bene. Il servizio di Cecilia Seppia:  

Nell’ora che separa il vecchio dal nuovo, l’inizio, dalla fine di un anno facile o difficile, sterile o ricco di frutti che sia stato, il Papa esorta i fedeli a recuperare la speranza, a ringraziare Dio al di sopra di ogni cosa e a credere fermamente che nonostante tutto ciò che accade, ci sia anche del bene in questo mondo, destinato a vincere, proprio grazie a Gesù Cristo. 

“Certo, a volte è difficile cogliere questa profonda realtà, poiché il male fa più rumore del bene; un omicidio efferato, delle violenze diffuse, delle gravi ingiustizie fanno notizia; al contrario i gesti di amore e di servizio, la fatica quotidiana sopportata con fedeltà e pazienza rimangono spesso in ombra, non emergono”.

Per questo dice Benedetto XVI è importante riuscire ad andare oltre la notizia a sostare nel silenzio e nella preghiera per “trovare guarigione dalle ferite del quotidiano”, ma anche per iniziare un cammino di conversione che “ci renda capaci di generare solidarietà e comunione e di vincere il male con il bene”. D’altronde – afferma – “il cristiano è un uomo di speranza soprattutto di fronte al buio che c’è nel mondo”, buio e tenebra che dipendono dalle scelte sbagliate fatte dall’uomo. Da qui l’auspicio che ogni credente nell’Anno della Fede recuperi la consapevolezza che l’incontro con Cristo salva, ed è sorgente di vita vera.

“La fede in Gesù permette un costante rinnovamento nel bene e la capacità di uscire dalle sabbie mobili del peccato e di ricominciare di nuovo. Nel Verbo fatto carne è possibile, sempre nuovamente, trovare la vera identità dell’uomo, che si scopre destinatario dell’infinito amore di Dio e chiamato alla comunione personale con Lui. Questa verità, che Gesù Cristo è venuto a rivelare, è la certezza che ci spinge a guardare con fiducia all’anno che stiamo per iniziare”.

Ancora la riflessione del Pontefice attraversa le sfide della Nuova Evangelizzazione, partendo proprio dalla città di Roma e l’impegno apostolico e missionario lì dove la fede rischia di oscurarsi, stretta tra cambiamenti socio-culturali e stili di vita improntati all’individualismo e al relativismo etico.

“Anche Roma è una città dove la fede cristiana deve essere annunciata sempre di nuovo e testimoniata in maniera credibile. Da una parte, il numero crescente di credenti di altre religioni, la difficoltà delle comunità parrocchiali ad avvicinare i giovani, il diffondersi di stili di vita improntati all’individualismo e al relativismo etico; dall’altra parte, la ricerca in tante persone di un senso per la propria esistenza e di una speranza che non deluda, non possono lasciarci indifferenti. Come l’Apostolo Paolo (cfr Rm 1,14-15) ogni fedele di questa Città deve sentirsi debitore del Vangelo verso gli altri abitanti”.

Infine il Santo Padre insiste sulla formazione dei laici perché sappiano farsi eco del Vangelo in ogni in ogni ambito, implementando soprattutto la pastorale familiare, per sostenere i genitori che devono accompagnare i figli nel cammino cristiano, ma anche per recuperare quelle persone che per vari motivi si sono allontanate dalla fede. Quindi la vicinanza alle famiglie in difficoltà a chi è solo, povero, emarginato. 

"Come già nei secoli passati, anche oggi la Chiesa di Roma è chiamata ad annunciare e testimoniare instancabilmente la ricchezza del Vangelo di Cristo. Questo anche sostenendo quanti vivono situazioni di povertà e di emarginazione, come pure le famiglie in difficoltà, specialmente quando devono assistere persone malate e disabili. Confido vivamente che le Istituzioni ai vari livelli non faranno mancare la loro azione affinché tutti i cittadini abbiano accesso a quanto è essenziale per vivere dignitosamente".

© Copyright Radio Vaticana

VESPRI: OMELIA DEL SANTO PADRE

Il Papa: "Certo, a volte è difficile cogliere questa profonda realtà, poiché il male fa più rumore del bene; un omicidio efferato, delle violenze diffuse, delle gravi ingiustizie fanno notizia; al contrario i gesti di amore e di servizio, la fatica quotidiana sopportata con fedeltà e pazienza rimangono spesso in ombra, non emergono. Anche per questo motivo non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo saperci fermare per pensare"

Buon Anno con Papa Benedetto XVI nella Liturgia

Clicca qui per vedere il bellissimo filmato realizzato dalla nostra Caterina.

Il Papa: Ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall'amore del padre e della madre


Il grido del Papa 
I bambini sono doni di Dio

Quando un Papa sta sulla notizia.
È il senso dell'intervento di ieri, all'Angelus, di Benedetto XVI all'indomani dello scioccante episodio del neonato partorito e abbandonato nella toilette di un fast-food della Capitale.
Ecco, quindi, l'accorata invocazione del Pontefice: «Ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall'amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini». Poi, un auspicio: «L'amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio». 
Durante la riflessione proposta ai circa 40mila fedeli raccolti in piazza San Pietro per l'ultimo appuntamento mariano del 2012, il Papa ha sottolineato un aspetto da lui più ampiamente affrontato nel volume «L'infanzia di Gesù» che completa la sua trilogia «Gesù di Nazaret» e guida in queste settimane le classifiche dei best seller in Italia e in molti altri Paesi del mondo, quello delle condizioni umili della Santa Famiglia di Nazaret. Papa Ratzinger si è perciò addentrato sul tema: «Luca, il cui intero Vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, fa capire - ha detto - che la famiglia di Gesù era annoverata tra i poveri di Israele; ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l'adempimento della promessa». 
E allora, «i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell'educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l'esempio personale. La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù - ha sottolineato il Papa - è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà». 
«Oggi pertanto - ha affermato ricordando la festività della Santa Famiglia che ricorreva ieri - è doverosa una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo». 
Alle famiglie di oggi Benedetto XVI ha suggerito di imitare lo stile educativo della Santa Famiglia di Nazaret: «Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto, e l'esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore, ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia». Sullo sfondo delle affermazioni del Pontefice, c'è anche il dibattito in corso in Francia sul riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso. 
«Cari pellegrini francofoni - ha detto il Papa - noi celebriamo oggi la Santa Famiglia che Dio ha donato all'umanità come modello di valori umani e familiari. Il figlio di Dio ha voluto nascere in una famiglia, dandole così il suo nobile significato e il suo ruolo insostituibile per la persona e per la società. La famiglia è la culla naturale del bambino, il primo e indispensabile terreno dove si mettono radici e dove si costruiscono la persona e i legami umani».

© Copyright Il Tempo, 31 dicembre 2012

Giovedì 10 gennaio Robert Spaemann e il Card. Camillo Ruini alla Pontificia Università della Santa Croce

Clicca qui per leggere il programma gentilmente segnalatoci.

Stasera il Papa presiede i Vespri e il "Te Deum" nella Basilica di San Pietro


Stasera il Papa presiede i Vespri e il "Te Deum" nella Basilica di San Pietro

Le ultime ore dell’anno vedranno come sempre Benedetto XVI presiedere nella Basilica Vaticana, a partire dalle 17 di oggi, la celebrazione dei Vespri conclusa dalla recita del Te Deum. Quindi, si recherà a visitare il presepe allestito nel colonnato del Bernini. Domani mattina, poi, Solennità della Madre di Dio, e 46.ma Giornata mondiale della pace, il Papa presiederà dalle 9.30 la Messa in San Pietro e, alle dodici, la recita dell’Angelus. Nel suo Messaggio per la Giornata della pace 2013, dedicato agli “operatori di pace”, Benedetto XVI mette in risalto molti aspetti concreti dell’impegno cristiano in tutti gli ambiti della vita umana. Pensieri molto spesso affrontati nel corso di udienze e discorsi magisteriali. Alessandro De Carolis ne ricorda alcuni in questo servizio:

Visto con gli occhi dello sconsolato pessimismo che non salva nulla, il pianeta terra non ha mai visto esaudito il desiderio della pace: al netto delle varie opinioni, le cronache di oggi come di ieri e di secoli fa grondano sangue. Visto con gli occhi accesi dallo squarcio di luce di Betlemme, il pianeta terra è stato benedetto e redento dal Principe della pace in persona. La pace resta una conquista, ma – al netto dei pessimisti – Cristo è il capofila di una schiera di “folli” che alla conquista certosina della pace hanno consacrato, e non di rado sacrificato, la propria vita. Santi antichi e nuovi, preti e madri, gente in tonaca e in giacca e cravatta: sono gli operatori di pace della storia della Chiesa. I modelli ai quali il Papa si appella nel 21.mo secolo, forte di una verità tanto semplice al punto da sfiorare l’ovvietà:

“Oggi (…) il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace”.

Terrorismo, relativismo, economia ed etica, famiglia e tutele, lavoro e diritti. Nel Messaggio della Giornata mondiale della pace 2013, Benedetto XVI evidenzia i mali del mondo e rilancia il bene delle Beatitudini, meraviglioso programma che ha una risposta per costruire – scrive – una società “fondata sulla libertà, sull’amore e sulla giustizia”. Che, cioè, sia sedotta da questi valori e non, stigmatizza, dai “criteri di potere o di profitto”: 

“La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana”.


Oltre a “un nuovo modello economico” che scriva nuove pagine rispetto a un passato di “liberismo radicale” e di “tecnocrazia”, il Papa evoca nel suo Messaggio anche l’eterno diritto alla difesa della famiglia e della vita, nata e non:

“Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa”.

E poi diritto al lavoro, una giustizia sociale che non sia solo l’etichetta di un’utopia, la difesa del creato. Di tutto ciò si sostanzia la pace, di tutto ciò si sostanzia l’impegno degli operatori di pace:

“La verità, l’amore, la giustizia (…) assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”.

© Copyright Radio Vaticana

Caffarra: I figli non sono qualcosa che si vuole, ma qualcuno che viene (Tempi)

Clicca qui per leggere il testo.

Quei dubbi nella Chiesa dopo il sostegno al premier (Calabrò)

Clicca qui per leggere l'articolo.

L'addio a Rita Levi Montalcini. Padre Lombardi: figura eminente per meriti scientifici e impegno civile


L'addio a Rita Levi Montalcini. Padre Lombardi: figura eminente per meriti scientifici e impegno civile

Sarà aperta oggi pomeriggio dalle 15.30 al Senato la camera ardente per Rita Levi Montacini, la scienziata Premio Nobel, senatrice a vita e membro della Pontificia Accademia delle Scienze che si è spenta ieri a Roma all’età di 103 anni. Ci saranno il presidente della Repubblica, Napolitano, che commosso ricorda la studiosa quale “luminosa figura, orgoglio per l’Italia”, e il presidente del Senato Schifani. I funerali si svolgeranno il 2 gennaio a Torino in forma privata. Tantissimi i giovani e le persone comuni che lasciano un fiore davanti alla sua abitazione mentre tutto il mondo ricorda l'illustre scienziata. Il servizio di Fausta Speranza:

“Figura eminente non solo per gli altissimi meriti scientifici ma anche per l'impegno civile e morale che l'ha resa persona esemplare e ispiratrice nella comunità italiana e internazionale”: queste le parole del portavoce vaticano padre Lombardi che parla di “cordoglio universale per la sua dipartita”. ''La rivoluzionaria dello studio del cervello'', 'Signora delle cellule', “pioniera della biologia italiana'', una ''dei leader degli scienziati italiani''. Sono solo alcuni degli appellativi con cui la stampa internazionale, a partire dall’autorevole New York Times, ricorda Rita Levi Montalcini. Si ricorda l’esordio del suo impegno ''in segreto, sfidando, lei ebrea, l'antisemitismo e le leggi razziali negli anni di Mussolini''. La sua fuga in Belgio e poi negli Stati Uniti; il Premio Nobel per la medicina, vinto nell’86 grazie alla scoperta e all'identificazione dell’NGF, il fattore di accrescimento della fibra nervosa. Dunque si ricorda il suo contributo per importanti progressi nello studio di malattie celebrali come l'Alzheimer o anche di sviluppi degenerativi come il cancro''. Si ricorda che è stata la prima donna presidente dell'Enciclopedia italiana'' e che da senatrice a vita ha cercato di sostenere i ricercatori italiani. L’attuale premier dimissionario Mario Monti la ricorda come "una donna carismatica e tenace, che ha dato battaglia per tutta la vita per difendere i valori in cui credeva". 

© Copyright Radio Vaticana

Il Papa: Giovani, siete chiamati ad essere piccole luci (Cardinale)

Clicca qui per leggere l'articolo.

Taizé, frère Alois: dal Papa un incoraggiamento molto importante (Mazza)

Clicca qui per leggere l'intervista.

L’abbraccio infinito. Riflessione di don Antonio Ucciardo

Clicca qui per leggere il commento gentilmente segnalatoci.

Il Papa: Le famiglie di tutto il mondo come la Santa Famiglia di Nazaret (AsiaNews)

Papa: Le famiglie di tutto il mondo come la Santa Famiglia di Nazaret

I genitori sono pieni di amore, fedeltà, dedizione e non sono "i padroni dei loro figli", ma i custodi. L'esempio personale per comunicare la fede. "La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà". 


Città del Vaticano (AsiaNews) 


Un invito alla preghiera "per tutte le famiglie del mondo" perché imitino "la Santa Famiglia di Nazaret": è il pensiero centrale della riflessione che Benedetto XVI ha offerto ai fedeli radunati in piazza san Pietro prima dell'Angelus

Proprio oggi la Chiesa festeggia la Santa Famiglia. "Imitando la santa Famiglia di Nazaret, - ha detto il papa - i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell'educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l'esempio personale. Nello stesso tempo preghiamo perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall'amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). L'amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio".
"Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19),  - ha aggiunto - e l'esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51), ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia.
In precedenza il pontefice si era riferito in modo più stretto al brano del vangelo di oggi (Luca 2, 41-52). "Nella liturgia il brano del Vangelo di Luca ci presenta la Vergine Maria e san Giuseppe che, fedeli alla tradizione, salgono a Gerusalemme per la Pasqua insieme con Gesù dodicenne. La prima volta in cui Gesù era entrato nel Tempio del Signore era stata quaranta giorni dopo la sua nascita, quando i suoi genitori avevano offerto per lui «una coppia di tortore o di giovani colombi» (Lc 2,24), cioè il sacrificio dei poveri. «Luca, il cui intero Vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, fa capire ... che la famiglia di Gesù era annoverata tra i poveri di Israele; ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l'adempimento della promessa» (L'infanzia di Gesù, 96). Gesù oggi è di nuovo nel Tempio, ma questa volta ha un ruolo differente, che lo coinvolge in prima persona. Egli compie, con Maria e Giuseppe, il pellegrinaggio a Gerusalemme secondo quanto prescrive la Legge (cfr Es 23,17; 34,23ss), anche se non aveva ancora compiuto il tredicesimo anno di età: un segno della profonda religiosità della Santa Famiglia. Quando, però, i suoi genitori ripartono per Nazaret, avviene qualcosa di inaspettato: Egli, senza dire nulla, rimane nella Città. Per tre giorni Maria e Giuseppe lo cercano e lo ritrovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge (cfr Lc 2,46-47); e quando gli chiedono spiegazioni, Gesù risponde che non devono meravigliarsi, perché quello è il suo posto, quella è la sua casa, presso il Padre, che è Dio (cfr L'infanzia di Gesù, 143). «Egli - scrive Origene - professa di essere nel tempio di suo Padre, quel Padre che ha rivelato a noi e del quale ha detto di essere Figlio» (Omelie sul Vangelo di Luca, 18, 5)".
"La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù - ha aggiunto - è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà".
"Auguro a tutte le famiglie cristiane - ha concluso - di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe".

© Copyright AsiaNews

Mons. Ezzati Andrello: “Gli abusi dei nostri preti la croce della chiesa cilena” (Alvarez)

Clicca qui per leggere l'intervista.

La tolleranza zero di Papa Benedetto XVI sulla pedofilia nel clero: il "caso" Karadima 

Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace nel commento di Impagliazzo

Clicca qui per leggere il commento.

Benedetto XVI: negli USA, la sua vita a fumetti (Andrea Gagliarducci)

Clicca qui per leggere la notizia segnalataci da Laura.

domenica 30 dicembre 2012

Mons. Negri: Benedetto XVI è un gigante ma la Chiesa è debole (Izzo)

PAPA: MONSIGNOR NEGRI, LUI UN GIGANTE MA LA CHIESA E' DEBOLE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 dic. 

"Il primo grazie a Dio e' per la presenza di Benedetto XVI, questo gigante mite e fortissimo che sostiene il cammino della Chiesa infondendole luce ed energia e quella novita' che rende il cristiano un uomo grande". Lo scrive il neo arcivescovo di Ferrara (e storico collaboratore del fondatore di CL, don Giussani) monsignor Luigi Negri, che pubblica su "Tempi" un suo personalissimo "Te Deum" di fine anno. Secondo il presule, pero', "la grandezza testimoniata dal Papa incontra una Chiesa che in piu' occasioni ha dimostrato una debolezza che non e' innanzitutto di carattere morale (debolezza che pure esiste, e di cui parlano e sparlano i mezzi di comunicazione sociale)", ma e' originata "dal rifiuto, piu' o meno consapevole, di ragionare e vivere secondo la cultura che nasce dalla fede".
In merito, il presule ciellino cita Jacques Maritain, il quale aveva detto dopo il Concilio Vaticano II che il pericolo della Chiesa era di inginocchiarsi di fronte al mondo. "Siamo deboli - spiega monsignor Negri - perche' il fondamento del nostro agire e conoscere non e' piu' la fede, ma il criterio del mondo". Secondo l'arcivescovo di Ferrara, "questa mancanza di una cultura cristiana umile e certa e' anche la ragione della mancanza di quel coraggio che ci e' stato testimoniato dai martiri cristiani che in Asia, Africa e Medio Oriente hanno potuto dire, come Asia Bibi: 'Se tu mi condanni perche' sono cristiana sono contenta'". Una debolezza, quella della Chiesa, che, sottolinea monsignor Negri, "incontra quella situazione di inconsistenza che caratterizza la vita della societa': l'individualismo consumista, il disprezzo di sé e dell’altro se non riducibile a un nostro possesso, la tendenza ad ottenere sempre il massimo benessere possibile".
"Tutto cio' - afferma il presule - fa della societa' un campo di violenza a cui ci stiamo abituando senza accorgerci. La violenza che va dal disgregamento della famiglia a quello della societa', dai suicidi e gli omicidi come soluzione ai problemi, alla manipolazione della vita fin dal concepimento". Su Tempi, monsignor Negri confida di aver vissuto una straordinaria esperienza "della grandezza del Papa" lo scorso ottobre, avendo avuto "la straordinaria opportunita' di stare al suo fianco durante il recente Sinodo in cui la sua presenza, testimonianza e insegnamento ci hanno garantito l’azione dello Spirito Santo in quei giorni". "Questa sua gigantesca testimonianza - conclude il neo arcivescovo accostando la figura di Benedetto XVI a quella del predecessore da lui stesso elevato all'onore degli altari il primo maggio del 2010 - diviene offerta per l'Anno della Fede in cui sara' ancora possibile, seguendo il Papa, ritornare alla fede", nello "stupore di una vita rinnovata, di cui il beato Giovanni Paolo II continua ad essere immagine per il cristianesimo di ogni tempo e quindi anche del nostro". 

© Copyright (AGI)

L’addio alla prima donna ammessa tra gli scienziati del Vaticano (Galeazzi)

Clicca qui per leggere il commento.

Incontro con i giovani di Taizé. Il Papa: siate luci di amore nel mondo, non temete il dubbio (Radio Vaticana)


Incontro con i giovani diTaizé. Il Papa: siate luci di amore nel mondo, non temete il dubbio

Un invito ad essere piccole luci nel mondo. Lo ha rivolto ieri sera, dal sagrato della Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ai circa 40 mila giovani giunti a Roma in occasione dell'Incontro europeo della Comunità di Taizé. “Se a volte il male e la sofferenza degli innocenti creano dubbio e turbamento – ha detto il Papa – il sì a Cristo diventa difficile. Ma il dubbio non fa di voi dei non credenti”. Il servizio è di Paolo Ondarza:

Come già Giovanni Paolo II nel 1987, anche Benedetto XVI si fa pellegrino di fiducia in nome di Cristo. Lo fa incontrando i circa 40 mila giovani appartenenti a diverse confessioni cristiane e partecipanti al 35.mo raduno europeo di Taizé, il quarto organizzato a Roma. Accolti in tante parrocchie e comunità religiose hanno fatto in questi giorni una nuova esperienza di Chiesa. Il Papa ricorda loro l’instancabile lavoro di frère Roger, fondatore della Comunità, a servizio dell’ecumenismo e, salutando i tanti ortodossi e protestanti presenti, prosegue: 

I assure you of the irrevocable commitment of the Catholic Church…

"Vi assicuro dell’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica a proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile dei cristiani”.

La comunione che è il Corpo di Cristo – spiega il Santo Padre ai giovani – ha bisogno di voi e voi avete in esso il vostro posto, corresponsabili nella trasmissione della buona novella del Vangelo al mondo. Da qui l’invito:

Wenn ihr wieder nach Hause in eure Länder zurückgekehrt seid, …

"Tornando a casa, nei vostri diversi Paesi, vi invito a scoprire che Dio vi fa corresponsabili della sua Chiesa, in tutta la varietà delle vocazioni”. Una chiamata, dunque a rispondere a Cristo senza paura: 

Le Christ souhaite recevoir de chacun de vous aussi…

"Cristo desidera ricevere anche da ciascuno di voi una risposta che venga non dalla costrizione né dalla paura, ma dalla vostra libertà profonda”. 

Chrystus nie odciąga was od świata. On was posyła tam…

"Cristo non vi toglie dal mondo. Vi manda là dove la luce manca perché la portiate agli altri. Tutti chiamati ad esser piccole luci per quanti vi circondano, attenti ad un equa ripartizione dei beni della terra, impegnati per la giustizia e una nuova solidarietà umana per aiutare il prossimo a comprendere come il Vangelo chiami al contempo verso Dio e verso gli altri". 

Avoir foi en son Fils Jésus Christ et nous aimer les uns les autres…

"Avere fede e amare Dio e gli altri! Che cosa c’è di più esaltante? Che cosa di più bello?”.

Parfois le mal et la souffrance des innocents…
"A volte il male e la sofferenza degli innocenti creano in voi il dubbio e il turbamento. E il sì a Cristo può diventare difficile. Ma questo dubbio – ha proseguito il Pontefice - non fa di voi dei non credenti! Gesù infatti non ha respinto l’uomo del Vangelo che gridò: Credo; aiuta la mia incredulità!".

A salutare il Papa a nome delle migliaia di giovani, il priore della Comunità di Taizé, frère Alois, il quale ha ricordato l’ultima lettera scritta, prima della morte violenta, dal fondatore frère Roger a Benedetto XVI per comunicargli l’intenzione della Comunità di camminare in comunione lui. Un dono, piccolo, ma significativo quello portato da frère Alois a Benedetto XVI: alcuni semi di sorgo, cereale capace di sopportare la siccità, offerti da alcuni giovani africani incontrati il mese scorso a Kigali in Rwanda.

"La grande vitalité de ces jeunes chrétiens est une promesse...

La grande vitalità di questi giovani – ha detto il priore di Taizé - è una promessa per il futuro della Chiesa”. 
“Forse questi semi - è stato l’auspicio - potranno fiorire nei giardini Vaticani”.

In Piazza San Pietro erano oltre 40 mila i giovani presenti. Ma cosa rimarrà nei loro cuori di questo incontro? Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro:

R. – Sicuramente un messaggio di speranza per noi ragazzi: infatti, ci sono un sacco di giovani! 

R. – L’entusiasmo di questi giovani, come speranza per il futuro della Chiesa …

D. – E a te, invece?

R. – La comunione di questo momento: è stato veramente bello!

R. – E’ stato entusiasmante! Poi, vedere l’incontro tra frère Alois e il Papa è stato emozionante. Non ho parole …

D. – Perché avete deciso di partecipare a questo Incontro di Taizé?

R. – Siamo stati ospitati tante volte, in altre città europee, e quest’anno avevamo la possibilità di ospitare nella nostra casa: è stato un po’ anche un ricambiare tutto quello che abbiamo ricevuto in questi anni. Ma in realtà stiamo ricevendo ancora …

D. – Quanti ragazzi ospitate voi in casa?

R. – In casa, quattro. In tutta la zona della parrocchia, 200 persone.

R. – Sono studentessa di teologia ortodossa, sono venuta da Belgrado per partecipare come volontaria. Siamo arrivati due giorni prima per aiutare: sono molto contenta di aver potuto partecipare a questo Incontro.

R. – Noi siamo vecchi amici di Taizé; anche la storia del nostro fidanzamento è stata un po’ segnata dall’esperienza di questa Comunità. Il fatto di avere avuto, quest’anno, la possibilità di avere Taizé qui, in Italia … non potevamo mancare! Sia pure con mille difficoltà, però abbiamo fatto di tutto per esserci.

D. – Quanto è importante confrontarsi con giovani non cattolici?

R. – Credo che sia fondamentale, anche alla luce di quello che frère Roger ci ha insegnato.

R. – Sicuramente è più facile tra i giovani che hanno meno pregiudizi … La maggior parte di noi è ancora alla ricerca di quello che vuole diventare, è ancora in cerca della fede. E quindi, ogni incontro di questo tipo è un’occasione giusta per trovare quello che ognuno è, dentro di sé.

D. – Quindi, anche dal dubbio può nascere la fede?

R. – Certo! Soprattutto nel dubbio, credo. La fede è un percorso e non si finisce mai di crescere.

© Copyright Radio Vaticana

Cei, marcia della pace a Lecce nel ricordo di don Tonino Bello. Ai detenuti di Lecce il corrispettivo del veglione dei giovani (Izzo)

CEI: MARCIA PACE A LECCE, NEL RICORDO DI DON TONINO BELLO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 dic.

Il ricordo dell'opera di pace, a favore degli ultimi, svolta nel suo episcopato da monsignor Tonino Bello caratterizzera' la quaranticinquesima Marcia Nazionale per la Pace, che si terra' a Lecce domani sera per iniziativa congiunta della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza Episcopale Italiana, dell'arcidiocesi di Lecce, della Caritas Italiana, di Pax Christi e dell'Azione Cattolica
Il titolo della manifestazione, "Beati gli operatori di pace", riprende il tema del messaggio di Benedetto XVI per la quarantaseiesima Giornata mondiale della Pace, che verra' celebrata il primo gennaio 2013.
La figura di don Tonino Bello, vescovo della vicina diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e storico presidente di Pax Christi, morto il 20 aprile 1993 in "odore di santita'" come ha riconosciuto la Congregazione delle cause dei santi autorizzando l'avvio della causa di canonizzazione, sara' presentata ai partecipanti dal vescovo emerito di Ivrea e predecessore di Bello quale presidente di Pax Christi Italia, monsignor Luigi Bettazzi, che offrira' una testimonianza sul servo di Dio e partecipera' anche al convegno nazionale organizzato da Pax Christi a Santa Maria di Leuca.
Saranno i colori arcobaleno delle bandiere e le luci delle fiaccole ad animare dunque la notte del 31 dicembre a Lecce. "Sara' motivo di orgoglio per la nostra citta' - ha sottolineato sull'Osservatore Romano l'arcivescovo del capoluogo salentino, Domenico Umberto D'Ambrosio - ritrovarci tutti assieme per gustare la gioia di rispondere all'appello del Papa". "La pace - ha ricordato il presule citando la testimonianza eroica di monsignor Bello, che guido' la carovana della pace in Bosnia per rompere l'assedio di Sarajevo - non e' semplicemente assenza di guerra ma capacita' di realizzare un'etica e di dare una dignita' agli uomini e alle donne". Calorosa e' stata l'adesione da parte delle diocesi italiane all'incontro che, secondo una stima dello stesso arcivescovo, vedra' confluire nel capoluogo pugliese piu' di millecinquecento persone. Preghiere e riflessioni caratterizzano il programma della marcia. I partecipanti si ritroveranno alle ore 17 nella chiesa di Santa Rosa per ricevere il saluto dell'arcivescovo di Lecce e per la preghiera ecumenica presieduta dal presidente della Commissione della Cei, Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano. A seguire avrà inizio il cammino lungo le strade della citta'. Tre saranno i momenti centrali di riflessione durante le tappe: Annunciare il Vangelo della pace, Stili di vita, sobrieta' e carita' ed Educare alla pace. Fra gli interventi, quelli del presidente di Pax Christi Italia, Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, del presidente di Caritas Italiana, Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi, e dell'assistente ecclesiastico generale di Azione Cattolica Italiana, Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina. Una tavola rotonda sulla crisi nel Vicino Oriente e la messa nella cattedrale di Santa Maria Assunta concluderanno l'evento.

© Copyright (AGI)

CEI: AI DETENUTI DI LECCE IL CORRISPETTIVO DEL VEGLIONE DEI GIOVANI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 30 dic.

Digiuneranno mentre i loro coetanei saranno alle prese con il tradizionale Veglione, i 1500 giovani di tutta Italia che parteciperanno a Lecce alla quaranticinquesima Marcia Nazionale per la Pace, che si terra' domani sera per iniziativa congiunta della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza Episcopale Italiana, dell'arcidiocesi di Lecce, della Caritas Italiana, di Pax Christi e dell'Azione Cattolica. I ragazzi convenuti nel capoluogo del Salento, infatti, hanno scelto di accogliere il nuovo anno nel segno del digiuno per offrire il corrispettivo della cena a favore dei detenuti della Casa Circondariale di Borgo San Nicola di Lecce.

© Copyright (AGI)

Il Natale dell'Anno della fede e il messaggio sempre nuovo del presepe di Greccio, dall'affresco di Giotto ad Assisi a oggi (Verdon)

Il Natale dell'Anno della fede e il messaggio sempre nuovo del presepe di Greccio, dall'affresco di Giotto ad Assisi a oggi

Quando il potere del simbolo si nasconde dietro realtà ordinarie

di Timothy Verdon

Il Natale di questo Anno della fede, che è anche un anno di acuta crisi economica, vedrà nelle chiese molti che in altri periodi non frequentano. E in chiesa ritroveranno il segno che, dal XIII secolo fino a oggi, comunica il significato del Natale, il presepe, e davanti a esso probabilmente anche un gruppo di fedeli in ammirazione, magari con bambini. Non si tratta di due esperienze, poi, ma di una sola: la commossa presenza della gente è infatti parte integrante del segno, e la nascita di Gesù in una carne umana significa proprio questo: il Dio che nell'Antico Testamento l'uomo non poteva vedere e vivere, ora nel Verbo incarnato e nato da Maria si offre alla vista di tutti. Gesù adulto dirà chiaramente: «Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Giovanni, 6, 40). A Natale, perciò, vedendo il Figlio e quindi vedendo Dio (perché Gesù ha detto anche: «Chi ha visto me ha visto il Padre», Giovanni, 14, 9), si ha l'impressione di una salvezza avviata, e davanti all'immagine della vita nascente perfino chi non crede sente l'attrazione della “vita eterna”.
Può sembrare strano attribuire tanta importanza ai presepi, che normalmente sono opere modeste, non grandi capolavori. Anche i presepi napoletani, per tutta la loro fantasia e bellezza, nascono dall'artigianato e ne conservano il carattere popolare. Appartengono alla categoria, da alcuni disprezzata e da quasi tutti sottovalutata, della “arte devota”, ma già questo termine suggerisce una chiave di lettura meno riduttiva, perché, insieme alla liturgia, è stata proprio la devozione a generare l'intero patrimonio d'arte cristiana: la religiosità delle persone «inginocchiate di fronte agli altari e alle immagini dei santi» di cui parlava Hegel nella sua Estetica. Basiliche, cattedrali e chiese sono sorte intorno alle reliquie di eroi della fede amati e venerati dal popolo: San Pietro in Vaticano, San Marco a Venezia, San Gennaro a Napoli e San Francesco ad Assisi sono esempi celebri.
Proprio le reliquie offrono una chiave di lettura al fenomeno della devozione, basato sul contatto fisico o almeno psicologico con la storia della salvezza. A differenza della liturgia, che opera mediante segni, la devozione permette di toccare con mano qualcosa tramandata dal passato ma che vive ancora nell'ininterrotta tradizione del popolo: il sangue di san Gennaro, per esempio, che si liquefa ogni anno nella festa del vescovo e martire partenopeo. Elementi apotropaici, leggendari e folclorisitici s'intrecciano col desiderio di vedere e toccare, ma la Chiesa ha permesso e promosso le varie forme della devozione nello spirito in cui Cristo risorto, vedendo l'incredulità degli apostoli a cui apparve la sera di Pasqua, disse loro: «Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete ch'io ho» (Luca, 24, 39).
Nell'assenza di reliquie primarie, possono bastare testimonianze di seconda mano o addirittura confezionate apposta per soddisfare l'esigenza di contatto. Il Volto Santo di Lucca, per esempio, ha attratto i fedeli perché ritenuto un ritratto di Cristo eseguito da uno dei due uomini che, secondo il Vangelo, l'hanno deposto e sepolto, Nicodemo. E Francesco d'Assisi, trovandosi in un luogo privo di reliquie importanti, Greccio, non esitò d'inventare il presepe per accrescere il fervore del popolo; forma devozionale, questa, che -- nell'incongruità materica dei suoi componenti -- permette di “toccare” l'incongruo mistero di un Dio che s'è fatto uomo, anzi bambino, figlio di povera gente.
Un affresco della basilica d'Assisi raffigurante quest'evento, Natale a Greccio, può suggerire vari aspetti tipici della devozione cristiana. Il primo è l'atmosfera affettiva che circonda il gesto compiuto da Francesco: il santo e gli astanti si commuovono, e proprio questa spontanea reazione emotiva figura tra gli obiettivi centrali della vita devota. Notiamo poi l'inconsueta commistione di persone: col prete all'altare e coi frati che accompagnano Francesco ci sono laici e perfino donne; la devozione infatti è più “democratica” della liturgia, perché coinvolge tutti a uguale titolo, in base al comune denominatore affettivo.
La devozione si differenzia dalla liturgia ufficiale ma non si oppone a essa. Anzi, nella storia cristiana come nell'affresco, la vita devota si svolge vicino all'altare, offrendosi come para-liturgia che colora e concretizza il senso della Messa fino al punto che, nell'affresco di Assisi, anche il sacerdote contempla con stupore il bambino che Francesco pone nella mangiatoia. Inserendosi nel luogo di culto, le pratiche devote interagiscono poi con le altre arti liturgiche. Nell'affresco, per esempio, l'umile mangiatoia di legno è collocata tra il ciborio monumentale che sovrasta l'altare e l'ambone di marmo, così che il piccolo dramma sacro inventato dal Poverello attinge alla solennità della liturgia con le sue letture accompagnate dall'omelia. Inscenato al piede del leggio usato per i libri musicali, questo dramma viene arricchito dall'emozione del canto rituale, nonché dal senso teologico comunicato dalla croce vista da tergo sul tramezzo, che getta sull'intero episodio una luce pasquale.
Infatti dal periodo di san Francesco in avanti, le arti associate alla liturgia tradiscono l'impatto della devozione popolare: predicazione, dramma sacro, poesia, pittura e scultura fanno appello ai sentimenti con nuova forza ed eloquenza. L'elemento comune è un realismo di stile che, come la devozione stessa, ha l'evidente funzione di stabilire un contatto; nell'affresco della basilica d'Assisi, per esempio, la spazialità prospettica, l'accurata descrizione delle cose, la tridimensionalità delle persone raffigurate e la leggibilità delle loro emozioni permettono ai pellegrini assisiati di tutte le epoche di sentirsi presenti allo stupore e alla gioia dell'evento celebrato da Francesco nel 1223: l'intensa emozione di Francesco e di coloro che, in quella notte di fine dicembre, assistettero a un momento irripetibile. Sebbene trasponga il gaudio e la letizia dalla grotta dove avvenne l'evento nel presbiterio di una chiesa, l'affresco realizza perfettamente il “programma” del Poverello, di rinfocolare la devozione all'umanità del Dio incarnato. «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme» dice Francesco nella Vita prima di Tommaso da Celano «e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello».
Come l'autore dell'affresco, tradizionalmente ritenuto Giotto, fa vedere poi, il primo a commuoversi davanti alla scena così concepita è Francesco stesso: «L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia», dirà Bonaventura. Anche il sacerdote all'altare si gira per contemplare il gesto di Francesco, e «assapora una consolazione mai gustata prima», nota il Celano. Tutti e due i biografi, poi, descrivono come Francesco -- rivestito dei paramenti diaconali, perché era diacono -- cantasse il Vangelo, e come quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisse tutti in desideri di cielo.
In questo affresco, la persona umana, gli ambienti della sua vita e le cose di cui si serve vengono descritte con un realismo non visto nell'arte europea da mille anni. L'artista riproduce, con straordinaria fedeltà descrittiva e perfino ottica, i componenti caratteristici dell'area liturgica di una chiesa conventuale dell'epoca: il tramezzo su cui poggia il pulpito; una tipica croce dipinta del periodo vista da dietro con il meccanismo di sostegno che l'inclina verso la navata; il badalone o leggìo che serve alla schola cantorum, con perfino l'elenco dei canti appeso alla base; il bel ciborio sopra l'altare, che evoca quelli fatti a Roma da Arnolfo di Cambio pochi anni prima.
Se consideriamo insieme il soggetto e lo stile, possiamo dire che la nascita di Dio nel corpo, vissuto intensamente da Francesco e dai suoi seguaci, ha investito d'importanza tutto ciò che serve al corpo; e, come davanti al presepio di Greccio Francesco era stato «vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile», così settanta anni dopo il pittore dell'affresco vibra di emozione davanti alle cose umili che circondavano il gesto del Poverello, facendocele vedere «con gli occhi del corpo» fino al punto di organizzare gli oggetti in profondità con l'utilizzo precoce della prospettiva, in questa costruzione spaziale tra le più complesse tentate sin dal venir meno della pittura romana.
Non mancano riferimenti simbolici: il bambino è posto nella mangiatoia accanto all'altare e sotto la grande croce, per simboleggiare che già nell'infanzia Cristo è votato a una morte sacrificale: «Entrando nel mondo, Cristo dice [al Padre] “tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato” […e] noi siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo» (Ebrei, 10, 5-10).
Ma il potere del simbolo si nasconde ormai in cose ordinarie, come in Cristo il potere della divinità era “velato” dalla sua umanità. È questo, in fondo, il senso di ogni presepe.

(©L'Osservatore Romano 29 dicembre 2012)

Il Papa: «I genitori non sono gli amici né i padroni dei propri figli»

Clicca qui per leggere il commento.

Il Papa:la fede è un dono da alimentare in famiglia con l'esempio (Ambrogetti)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

Il Papa: i genitori educhino prima di tutto con esempio, onestà e fede. La famiglia è una istituzione insostituibile (Izzo)

PAPA: GENITORI EDUCHINO PRIMA DI TUTTO CON ESEMPIO ONESTA' E FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 dic. 

"I genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell'educazione dei propri figli, perche' maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede e' un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l'esempio personale". 
Lo ha chiesto Benedetto XVI nel breve discorso prima dell'Angelus
"La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesu' - ha sottolineato il Papa - e' la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realta'". "Oggi pertanto - ha affermato ricordando l'odierna festivita' della Santa Famiglia - e' doverosa una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo".
Alle famiglie di oggi, Papa Ratzinger ha dunque suggerito di imitare lo stile educativo della Santa Famiglia di Nazaret. "Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore, ci facciano entrare - ha auspicato - nel mistero pieno di fede e di umanita' della Santa Famiglia. Auguro a tutte le famiglie cristiane - ha scandito il Papa teologo - di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesu', Maria e Giuseppe".
Il Pontefice si e' soffermato in particolare sull'episodio di Gesu' ritrovato dai genitori mentre insegna ai dottori del Tempio. "Il pellegrinaggio a Gerusalemme secondo quanto prescrive la Legge, anche se Gesu' non aveva ancora compiuto il tredicesimo anno di eta" rappresenta per il Papa teologo "un segno della profonda religiosita' della Santa Famiglia". 
"Quando, pero', i suoi genitori ripartono per Nazaret, avviene - ha ricordato - qualcosa di inaspettato: Egli, senza dire nulla, rimane nella Città. Per tre giorni Maria e Giuseppe lo cercano e lo ritrovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge; e quando gli chiedono spiegazioni, Gesù risponde che non devono meravigliarsi, perche' quello e' il suo posto, quella e' la sua casa, presso il Padre, che e' Dio". Cosi' Gesu', ha concluso citando Origene, "professa di essere nel tempio di suo Padre, quel Padre che ha rivelato a noi e del quale ha detto di essere Figlio". 

© Copyright (AGI)

PAPA: LA FAMIGLIA E' UNA ISTITUZIONE INSOSTITUIBILE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 30 dic. 

"Il figlio di Dio ha voluto nascere in una famiglia, dandole cosi' il suo nobile significato e il suo ruolo insostituibile per la persona e per la societa'". 
Lo ha affermato Benedetto XVI salutando i pellegrini francesi presenti oggi in piazza San Pietro. 
"La famiglia - ha ricordato il Papa - e' la culla naturale del bambino. Essa e' il primo e indispensabile terreno dove mettono radici e si costruiscono la persona e i legami umani". "Che la Vergine Maria e San Giuseppe aiutino i genitori a educare i loro figli e a trasmettergli la fede", ha invocato il Pontefice auspicando infine in polacco ai connazionali del beato Giovanni Paolo II, "che le vostre famiglie siano penetrate dalla presenza di Dio, ricolme di amore e fiducia e caratterizzate da reciproco rispetto e comprensione". 
"La Santa Famiglia - ha poi concluso - vi aiuti a superare le difficolta' della vita".

 © Copyright (AGI)

Il Papa all'Angelus: ''Ruolo della famiglia insostituibile per la persona e la società''


Papa all'Angelus: ''Ruolo della famiglia insostituibile per la persona e la società''

Città del Vaticano, 30 dic. (Adnkronos/Ign) 

Un forte appello alla difesa della famiglia quale istituzione di origine divina insostituibile nella società, è venuto stamane dal Papa all'Angelus celebrato in piazza San Pietro, quando si è rivolto ai fedeli di lingua francese. Sullo sfondo delle affermazioni del Pontefice, c'è anche il dibattito in corso in Francia sul riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso.
''Cari pellegrini francofoni - ha detto il Papa - noi celebriamo oggi la Santa Famiglia che Dio ha donato all'umanità come modello di valori umani e familiari''. ''Il figlio di Dio - ha proseguito Benedetto XVI - ha voluto nascere in una famiglia, dandole così il suo nobile significato e il suo ruolo insostituibile per la persona e per la società. La famiglia è la culla naturale del bambino. Essa è il primo e indispensabile terreno dove mettono radici e si costruiscono la persona e i legami umani''.
''Imitando la santa famiglia di Nazaret - è stato uno dei passaggi salienti dell'Angelus - i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell'educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l'esempio personale''.
''La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù - ha poi affermato Benedetto XVI - è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà. Oggi pertanto è doverosa una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo''.
''Preghiamo perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio - ha detto Ratzinger - sia sostenuto dall'amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù 'in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini'''. ''L'amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe - ha aggiunto il Papa - siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio''.
''Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto - ha proseguito il Pontefice - e l'esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore, ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della santa famiglia. Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe''.

© Copyright Adnkronos

Il Papa: genitori educhino figli con esempio di onestà e fede (Tg1)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

L'Angelus del Santo Padre nel servizio di Lucio Brunelli

Clicca qui per vedere il servizio.

I custodi della vita. All'Angelus di oggi in piazza san Pietro una riflessione sulla famiglia e sul compito educativo dei genitori (Sir)


Su segnalazione di Laura leggiamo:

I custodi della vita

All'Angelus di oggi in piazza san Pietro una riflessione sulla famiglia e sul compito educativo dei genitori

Benedetto XVI, introducendo stamattina l’Angelus da piazza San Pietro, in occasione della festa della Santa Famiglia di Nazaret, ha invitato a rivolgere al Signore una “speciale preghiera” per “tutte le famiglie del mondo”.

La vera casa. “Nella liturgia il brano del Vangelo di Luca ci presenta la Vergine Maria e san Giuseppe che, fedeli alla tradizione, salgono a Gerusalemme per la Pasqua insieme con Gesù dodicenne”, ha ricordato il Papa. La prima volta in cui Gesù era entrato nel Tempio del Signore “era stata quaranta giorni dopo la sua nascita, quando i suoi genitori avevano offerto per lui ‘una coppia di tortore o di giovani colombi’, cioè il sacrificio dei poveri”. Infatti, ha osservato il Pontefice, “Luca, il cui intero Vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, fa capire … che la famiglia di Gesù era annoverata tra i poveri di Israele; ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l’adempimento della promessa”. Gesù “oggi è di nuovo nel Tempio, ma questa volta ha un ruolo differente, che lo coinvolge in prima persona. Egli compie, con Maria e Giuseppe, il pellegrinaggio a Gerusalemme secondo quanto prescrive la Legge, anche se non aveva ancora compiuto il tredicesimo anno di età: un segno della profonda religiosità della Santa Famiglia. Quando, però, i suoi genitori ripartono per Nazaret, avviene qualcosa di inaspettato: Egli, senza dire nulla, rimane nella Città”. Per tre giorni “Maria e Giuseppe lo cercano e lo ritrovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge; e quando gli chiedono spiegazioni, Gesù risponde che non devono meravigliarsi, perché quello è il suo posto, quella è la sua casa, presso il Padre, che è Dio”. A questo proposito il Santo Padre ha ricordato un’omelia di Origene sul Vangelo di Luca: “Egli professa di essere nel tempio di suo Padre, quel Padre che ha rivelato a noi e del quale ha detto di essere Figlio”.

Dono di Dio. “La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù – ha spiegato Benedetto XVI - è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà”. Oggi pertanto è “doverosa una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo. Imitando la santa Famiglia di Nazaret, i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell’educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l’esempio personale”. Nello stesso tempo “preghiamo perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall’amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù ‘in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini’. L’amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio”. Di qui l’auspicio: “Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto, e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore, ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia”. Il Papa ha, quindi, augurato “a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”.

Speranza per l’umanità. Anche nei saluti in varie lingue il Pontefice ha posto l’accento sulla Santa Famiglia, che “Dio ha dato all’umanità – ha affermato in francese – come modello dei valori umani e familiari. Il Figlio di Dio ha voluto nascere in una famiglia e ha dato così a questa il suo nobile significato e il suo ruolo insostituibile per l’individuo e per la società. La famiglia è il luogo naturale di sviluppo del bambino. È il terreno primo e indispensabile dove si radica e si costruisce la persona e i suoi legami umani”. In spagnolo un saluto da Roma il Santo Padre lo ha fatto giungere anche “ai numerosi partecipanti all’Eucaristia che si celebra a Madrid nella Festa della Santa Famiglia. Che Gesù, Maria e Giuseppe siano un esempio della fede che fa brillare l’amore e rinforza la vita delle famiglie. Per loro intercessione, chiediamo che la famiglia continui a essere un dono prezioso per ciascuno dei suoi membri e una speranza solida per tutta l’umanità. E che la gioia di condividere la vita sotto la protezione di Dio, che impariamo da bambini dalle labbra dei nostri genitori, ci sproni a rendere il mondo una vera casa, un luogo di armonia, solidarietà e rispetto reciproco”. Con questo proposito, ha aggiunto, “rivolgiamoci a Maria, nostra Madre del cielo, affinché accompagni le famiglie nella loro vocazione a essere una vera forma di Chiesa domestica e cellula originaria della società”. In polacco ha detto: “Auguro che le vostre famiglie siano penetrate dalla presenza di Dio, ricolme di amore e fiducia e caratterizzate da reciproco rispetto e comprensione. La Santa Famiglia vi aiuti a superare le difficoltà della vita”. “A tutti auguro una buona domenica e una fine d’anno nella luce e nella pace del Signore”, ha concluso in italiano.

© Copyright Sir

Il Papa all'Angelus: la famiglia resti una solida speranza per tutta l'umanità (Radio Vaticana)


Il Papa all'Angelus: la famiglia resti una solida speranza per tutta l'umanità 

La famiglia resti una “solida speranza per tutta l’umanità”: è l’accorato appello lanciato oggi dal Papa all’Angelus in Piazza San Pietro in occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazaret. Benedetto XVI, durante i saluti nelle varie lingue, ha rivolto uno speciale messaggio in video-collegamento alle migliaia di persone radunate a Madrid per la sesta edizione della “Messa delle Famiglie” organizzata dall’arcidiocesi locale. Il servizio di Sergio Centofanti.

“Il Figlio di Dio ha voluto nascere in una famiglia”, e in una famiglia povera, attribuendole così il suo “ruolo insostituibile per l'individuo e per la società”. Benedetto XVI torna un’altra volta sull’importanza fondamentale della famiglia per la crescita della persona e per tutta l'umanità. Prende lo spunto dal Vangelo dello smarrimento di Gesù a Gerusalemme. Maria e Giuseppe lo cercano angosciati, ritrovandolo dopo tre giorni nel Tempio mentre parla con i maestri della Legge. “La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù – afferma il Papa - è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà”. Quindi eleva “una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo”:

“Imitando la santa Famiglia di Nazaret, i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell’educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l’esempio personale”. 

Nello stesso tempo il Papa prega “perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall’amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52)”: 

“L’amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio”.

“Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51) – ha proseguito Benedetto XVI - ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia”: 

“Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”. 

Al termine della preghiera mariana, Benedetto XVI si è rivolto in lingua spagnola, in video-collegamento, alle migliaia di persone radunate a Madrid per la tradizionale Messa delle Famiglie:

“Pidamos que la familia siga siendo un don precioso para cada uno de sus membro…
“Chiediamo che la famiglia - è stata la sua preghiera - resti un dono prezioso per ciascuno dei suoi membri e una solida speranza per tutta l'umanità”. 

Il Papa ha invitato, poi, le famiglie “a rendere il mondo una vera casa, un luogo di armonia, solidarietà e rispetto reciproco”, affidandosi alla Santa Famiglia di Nazaret per superare le difficoltà della vita. Infine, a tutti ha augurato “una fine d’anno nella luce e nella pace del Signore”.

© Copyright Radio Vaticana

Il Papa: accogliere i bimbi come dono di Dio, genitori non padroni. Fine d'anno nella luce del Signore (Izzo)


PAPA: ACCOGLIERE BIMBI COME DONO DI DIO, GENITORI NON PADRONI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 dic. 

"Ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall'amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesu' in sapienza, eta' e grazia davanti a Dio e agli uomini". 
E' questa l'accorata invocazione di Benedetto XVI all'indomani dello choccante episodio del neonato partorito e abbandonato nella toilette di un fast food della Capitale.
"L'amore, la fedelta' e la dedizione di Maria e Giuseppe - ha auspicato il Pontefice all'Angelus - siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio". 
Nella riflessione proposta ai circa 40 mila fedeli raccolti in piazza San Pietro per l'ultimo appuntamento mariano del 2012, il Papa ha poi sottolineato un aspetto da lui piu' ampiamente affrontato nel volume "L'infanzia di Gesu'" che completa la sua trilogia "Gesu' di Nazaret" e guida in queste settimane le classifiche dei best seller in Italia e molti altri Paesi del mondo, quello delle condizioni umili della Santa Famiglia di Nazaret. "Luca, il cui intero Vangelo e' pervaso da una teologia dei poveri e della poverta', fa capire - ha detto - che la famiglia di Gesu' era annoverata tra i poveri di Israele; ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l'adempimento della promessa". 

© Copyright (AGI)


PAPA: FINE D'ANNO NELLA LUCE DEL SIGNORE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 30 dic. 

"A tutti auguro una buona domenica e una fine d'anno nella luce e nella pace del Signore". Con queste parole il Papa si e' congedato dalla folla di piazza San Pietro al termine dell'ultimo Angelus del 2012. 

© Copyright (AGI)