sabato 15 dicembre 2012

Il Messaggio per la Giornata della Pace nel commento di Giacomo Galeazzi


Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo il seguente articolo nella speranza che qualcuno in Vaticano cada dal letto svegliandosi dal letargo:

Unioni gay, ferita alla pace

Il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata della Pace: una minaccia anche l’aborto e l’eutanasia

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Per Benedetto XVI le nozze gay sono una ferita alla pace ed è impossibile tollerare aborto e eutanasia. Il Pontefice considera i "tentativi" di rendere il matrimonio "fra un uomo e una donna equivalente a forme radicalmente diverse di unione, un'offesa contro la verità" e lancia un appello per giustizia sociale e  diritti fondamentali, primo fra tutti quello al lavoro. Insomma il Papa ribadisce a chiare lettere e con toni inequivocabili il no della Chiesa alle nozze tra persone dello stesso sesso e subito esplode la protesta delle associzioni omosex e di quella parte della società civile che non tollera la netta riproposizione dei principi cattolici "non negoziabili". Tra le minacce alla pace non ci sono solo il terrorismo e la criminalità internazionale, i fanatismi e i fondamentalismi che stravolgono la religione, o le disuguaglianze ricchi-poveri alimentate da un capitalismo senza regole. «Ferite» alla giustizia e alla pace sono anche il riconoscimento dei matrimoni gay o i «delitti contro la vita» come l’aborto e l’eutanasia. In poche ore ieri il messaggio papale per la giornata mondiale della pace ha fatto il giro del mondo sotto l'etichetta di "attacco alle nozze gay", in realtà Joseph Ratzinger ha difeso i valori fondanti del Magistero su bioetica e famiglia. Oltre a stigmatizzare i danni di un modello di sviluppo selvaggio fondato su profitto e consumo e a chiedere «politiche coraggiose» per dare lavoro a tutti, Benedetto XVI si scaglia anche contro gli attacchi alla vita umana e al luogo del suo concepimento naturale, il matrimonio uomo-donna. L'impicito riferimento del Papa sulle nozze gay non poteva non scatenare un vespaio di reazioni. Per Paola Concia (Pd), Ratzinger «va contro il messaggio cristiano». Secondo l’Arcigay «arma gli omofobi di ogni Paese». Per Franco Grillini, «va contro la maggioranza dell’opinione pubblica occidentale». Per Paolo Ferrero (Prc), ha pronunciato «un anatema barbarico, incivile». Nichi Vendola parla di «fuga dal dialogo, dall’ascolto, dal confronto». Riccardo Nencini (Psi), invece, di «parole da Santa Inquisizione, che minano la pace e i diritti fondamentali dell’uomo». Nessuna reazione invece da parte del candidato premier del centrosinistra, Pier Luigi Bersani che pure quattro mesi fa era stato tranchant ("Noi le unioni gay le facciamo, gli altri si regolino»).
La presa di posizione del Papa non lascia margini di interpretazione. «Via di realizzazione del bene comune e della pace - scrive Benedetto XVI- è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale». Chi sostiene «la liberalizzazione dell’aborto» persegue «una pace illusoria». La «fuga dalle responsabilità», e tanto più «l’uccisione di un essere inerme e innocente», «non potranno mai produrre felicità o pace». «Come si può, infatti - incalza il Papa - pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?». Ed inoltre «nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita».
Al punto che Joseph Ratzinger arriva a chiedere, come «importante cooperazione alla pace», che gli ordinamenti riconoscano il diritto alla «obiezione di coscienza» contro le leggi in favore di aborto ed eutanasia.  In un altro passo centrale, poi, il Pontefice entra nel merito di un tema in discussione in vari Paesi, come le unioni gay. «La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa - ammonisce- quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione». Va affrontata «la crisi alimentare» che definisce «ben più grave di quella finanziaria». Ma il Pontefice punta il dito anche contro «le ideologie del liberismo radicale e della tecnocrazia» che «insinuano il convincimento che la crescita economica sia da conseguire anche a prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato». Va tenuto presente, invece, che ad esempio il lavoro, oggi diritto tra i più «minacciati», è «un bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società», a cui devono corrispondere «coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti». Nel complesso, comunque, per Ratzinger la pace, minacciata da perduranti conflitti e tensioni, «non è un sogno, non è un’utopia»: essa «è possibile». E lo è anche attraverso una più forte azione educativa, attraverso il ruolo della famiglia e delle istituzioni, attraverso una nuovo «pedagogia del perdono», poiché «il male si vince con il bene».  
Nell’esprimere preoccupazione e dissenso sull’ipotesi di nozze gay, la Chiesa Cattolica non è affatto isolata, sottolinea l’Osservatore Romano:«Così  sta avvenendo in Francia, dove attorno alle posizioni della Chiesa cattolica contraria al matrimonio omosessuale si stanno ritrovando ortodossi e protestanti, ebrei, musulmani, intellettuali laici».

© Copyright La Stampa, 15 dicembre 2012 

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