giovedì 22 novembre 2012

Vangeli dell'infanzia: realtà rivisitata teologicamente, non mito. Il commento di Giuseppe Rusconi


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

VANGELI DELL’INFANZIA: REALTA’ RIVISITATA TEOLOGICAMENTE, NON MITO

di GIUSEPPE RUSCONI 

(CORRIERE DEL TICINO)

Quest’anno, per chi crede, le campane della Messa di mezzanotte avranno un suono ancora più festoso del solito. 
Merito del Papa che ha voluto concludere le ricerche e riflessioni su Gesù di Nazaret con un terzo libro, quello sull’ infanzia del Nazareno: analizzando storicamente i 180 versetti contenuti a tale proposito nei Vangeli di Matteo e di Luca, essa appare non come un mito, ma una realtà, pur teologicamente interpretata dai due autori e poi dalla comunità cristiana. Presentato in Vaticano, “L’infanzia di Gesù” (Rizzoli-Libreria editrice vaticana) esce per ora in 9 lingue e in 50 Paesi con una tiratura di oltre un milione di copie.
Fatica di una vita dello studioso Joseph Ratzinger poi divenuto Benedetto XVI, il trittico su Gesù di Nazaret ha dunque trovato il suo compimento, dopo i primi due volumi usciti nel 2007 (“Dal Battesimo alla Trasfigurazione”) e l’anno scorso (“Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione”).
Nella “Premessa” Joseph Ratzinger espone con il consueto linguaggio essenziale le caratteristiche delle sue ricerche: “Ho cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano (…) sull’infanzia di Gesù”. Inizialmente “bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo” nel loro momento storico; poi valutare sulla base delle odierne conoscenze se quanto si legge nei Vangeli “è vero” e se riguarda anche noi.
Cinque i capitoli: l’origine di Gesù, l’annuncio della nascita di Giovanni Battista e di Gesù, la nascita a Betlemme, i Magi d’Oriente e la fuga in Egitto e un “epilogo”, in cui si tratta di Gesù dodicenne nel Tempio, cercato angosciosamente da Maria e Giuseppe. Quest’ultimo episodio ci mostra con chiarezza che “ciò che appare come disobbedienza o come libertà sconveniente nei confronti dei genitori, in realtà, è proprio espressione della sua obbedienza filiale”, poiché “Egli è nel Tempio non come ribelle contro i genitori, bensì proprio come Colui che obbedisce, con la stessa obbedienza che condurrà alla Croce e alla Resurrezione”, al vero Padre.
Qualche passo particolarmente interessante. Il parto verginale di Maria è mito (“una pia leggenda”) o verità storica? A chi ha apparentato il racconto del concepimento di Gesù ai racconti sulla nascita dei faraoni egiziani o a quelli delle origini degli ambienti greco-romani (vedi ad esempio unione tra Zeus e Alcmena da cui nasce Ercole), Joseph Ratzinger risponde che “la differenza delle concezioni è così profonda che, in effetti, non si può parlare di veri paralleli”, stante la conservazione nei Vangeli dell’ “unicità dell’unico Dio e l’infinita differenza tra Dio e la creatura”. Perciò non c’è “confusione” di ruoli, “non c’è alcun semidio”. Semplicemente Matteo e Luca trasmettono “una tradizione familiare” che conserva quanto accaduto.
Quanto alla nascita a Betlemme scrive Luca: “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra”. Osserva qui Benedetto XVI che la nascita di Gesù è inserita nel contesto della “grande storia universale”. Infatti Gesù è nato in un’epoca precisa, “non è nato e comparso in pubblico nell’imprecisato una volta del mito”. Ed è nato a Betlemme, “se ci atteniamo alle fonti”. La tradizione locale indica poi anche la grotta: può essere attendibile, considerato come i romani nel II secolo dopo Cristo l’abbiano trasformata in un luogo devozionale per Tammuz-Adone. Forse per cancellare la “memoria cultuale dei cristiani”?
Nel presepe uno spazio particolarmente amato è quello riservato ai “Re Magi” venuti dall’Oriente: “e con loro sono entrati nel presepe i cammelli e i dromedari”, dopo che la tradizione della Chiesa “con naturalezza” vi aveva posto il bue e l’asinello. Può darsi che i Magi non fossero sacerdoti persiani e tuttavia erano sicuramente dei sapienti, “portatori di una conoscenza religiosa e filosofica che si era sviluppata” in quegli ambienti. C’è poi la questione della stella. Qui Joseph Ratzinger cita anche Keplero secondo il quale “a cavallo tra l’anno 7 e 6 a. C. – che oggi viene considerato l’anno verosimile della nascita di Gesù – si è verificata una congiunzione dei pianeti Giove, Saturno e Marte”. Un fatto “che sembra accertato” e che poteva suggerire agli astronomi babilonesi-persiani, dato che nella loro cosmologia Giove era simbolo di Babilonia e Saturno di Israele, che in terra di Giuda fosse nato un “Re”.
Nel libro sono tanti ancora i passi stimolanti, tali da rafforzare la fede degli uni e in ogni caso da stimolare la curiosità degli altri.


© Copyright Corriere del Ticino, 22 novembre 2012

Nessun commento: